Juventus Roma 2-2: la partita che decise le sorti di uno scudetto
5 Maggio 2020
Il calcio all’alba del nuovo millennio teneva costantemente i riflettori accesi sulla Serie A. Squadre ricchissime di campioni, allenatori estremamente capaci ed una schiera di presidenti-tifosi pronti a tutto pur di portare la propria squadra ai vertici di quello che per noi e non solo era il campionato più bello del mondo.
Quest’oggi torniamo indietro a quegli anni, nello specifico alla stagione 2000-01, quando il “mondo pallonaro” guardava con estremo riguardo alla città di Roma. I presidenti di Lazio e Roma, Cragnotti e Sensi, avevano fatto follie in estate per rinforzare i propri club. Sulla sponda biancoceleste del Tevere, cambio di look in attacco. I campioni d’Italia in carica si assicurarono le prestazioni di Hernan Crespo, bomber del Parma, per la cifra monstre di 110 miliardi di lire e la punta del Valencia, El Piojo Claudio Lopez, per circa trentacinque miliardi di lire.
Sul versante giallorosso, invece, Franco Sensi mise mano al portafogli per vestire di giallorosso il bomber viola Gabriel Batistuta: operazione a cui la Fiorentina diede il placet dietro pagamento di settanta miliardi, il centrocampista carioca Emerson per ventidue miliardi ed il difensore ventiduenne del Boca Juniors Walter Samuel per trentaquattro miliardi.
Oltre alle romane, ovviamente, andava segnalata la concorrenza della sempre presente Juventus di Carletto Ancelotti, e del suo nuovo bomber fresco di vittoria del Campionato d’Europa proprio grazie al suo golden gol: David Trezeguet. Nel corso del girone d’andata e durante buona parte del girone di ritorno, le gerarchie sono chiare: la Roma conduce il gioco ed è padrona del suo destino, Juventus e Lazio inseguono, con i bianconeri che tengono in bilico il torneo restando sulla scia giallorossa ed i biancocelesti che, con l’arrivo di Zoff al posto di Eriksson, non perdono praticamente più e si risollevano dopo un avvio traballante.
I giallorossi allentano la presa sul campionato con l’andar del tempo, tant’è che arrivano i primi timori quando nel derby del 29 aprile 2001, con i giallorossi avanti 2-0 grazie allo splendido uno-due di Delvecchio e Batistuta, si fanno raggiungere dalla rete di Nedved e dalla conclusione a tempo scaduto di Castroman al 95’. La Juventus, che in quella giornata uscì con un nulla di fatto dalla sfida casalinga con il Lecce, si mangiò le mani, ma non demorse: la settimana successiva al Delle Alpi, avrebbe ospitato proprio i giallorossi nella sfida-Scudetto.
Eccoci dunque al 6 maggio 2001, data in cui la nostra timeline si ricongiunge, la classifica parziale è: Roma 63 punti, Lazio 59 punti, Juventus 57 punti, i bianconeri hanno dunque bisogno di una prova super per portarsi a sole tre lunghezze dalla capolista. La Juventus si schiera con Van der Sar, Tudor, Montero, Iuliano, Pessotto, Zambrotta, Tacchinardi, Davids, Zidane, Del Piero e Pippo Inzaghi. La Roma ospite, risponde con il consueto 3-4-1-2: Antonioli, Zebina, Aldair, Samuel, Cafu, Cristiano Zanetti, Tommasi, Candela e Totti a suggerire per il tandem Batistuta-Delvecchio.
L’avvio è shock per i giallorossi leader della Serie A. Dopo nemmeno quattro minuti, Davids suggerisce per Zidane: il francese si porta a spasso mezza difesa romanista, rientra e crossa al centro, dove Del Piero anticipa la tardiva uscita di Antonioli, è 1-0. Meno di due minuti più tardi, appena il tempo di rubare palla agli avversari e la Juventus coglie di nuovo in bambola la Roma: palla per Inzaghi, il quale, di spalle all’area serve Zidane che controlla e dal limite dell’area di rigore, batte ancora Antonioli. La capolista è al tappeto e sente il fiato dei bianconeri e dei cugini sul collo. Capello in panchina è furioso per l’atteggiamento dei suoi, che nei primi venti minuti di gara non impensieriscono minimamente van der Sar.
Al contrario invece Antonioli, la sta per combinare grossa al 21’ su un controllo maldestro seguito dal pressing di Davids, ma il rimpallo del Pitbull finisce sul fondo. Sul finire del primo tempo, arrivano due squilli, uno per parte: la punizione di seconda scoccata da Tacchinardi che fa la barba al palo ed il cross rasoterra di Delvecchio che Batigol non riesce ad indirizzare in porta. L’arbitro Braschi, manda le squadre a riposo sul 2-0, in questo momento, la Juventus è a tre punti dalla vetta.
Nello spogliatoio Capello si fa sentire e come, al rientro delle squadre in campo, manda dentro Montella per Delvecchio, nella speranza che il diavoletto di Pomigliano possa creare qualche grattacapo in più alla retroguardia bianconera. Al sesto minuto della ripresa, la Roma si affaccia in avanti ed una conclusione apparentemente innocua di Candela rischia di beffare van der Sar, ma la difesa allontana. Al decimo, capovolgimento di fronte e Zambrotta sfiora il gol dalla lunga distanza.
Capello poi tenta il tutto per tutto e si gioca in maniera assolutamente coraggiosa, gli ultimi due cambi al quattordicesimo del secondo tempo, fuori Zanetti ed un poco ispirato Totti, dentro Assunção e Nakata. Proprio quest’ultimo, il giapponese che fino a quel momento non aveva particolarmente scaldato i tifosi giallorossi, ruba palla a Tacchinardi, avanza e da fuori area lascia partire un destro al fulmicotone sul quale van der Sar non può nulla. Mancano dieci minuti più recupero, la Roma è ancora in partita.
Nakata, entrato in campo al posto di Totti, sta cambiando la gara e sta indirizzando lo Scudetto su una strada ben precisa. È da poco scoccato il novantesimo: Candela appoggia per il giapponese particolarmente ispirato, il suo tiro di prima intenzione impegna severamente van der Sar che non trattiene e Montella sul tap-in insacca in rete, è il gol del 2-2.
La Roma si limita poi a gestire il risultato e ad annullare qualsiasi sortita offensiva della Juventus fino al triplice fischio finale del signor Braschi. La partita-Scudetto, si conclude con un nulla di fatto che per i giallorossi vale una vittoria e per i bianconeri una sconfitta, un campionato che al sesto minuto sembrava riaperto e pieno di sorprese. Ma si sa: le partite durano novanta minuti.
Infine, occorre citarlo: Hidetoshi Nakata. Il nipponico, seppur confinato al ruolo di riserva alle spalle di Francesco Totti, avrà sempre un posto speciale nei ricordi dei cuori giallorossi. Il Samurai di ghiaccio che, con due colpi di spada, mise a terra la Vecchia Signora.
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