Privacy Policy La classifica degli attaccanti più prolifici in Europa degli anni '90

La classifica degli attaccanti più prolifici degli anni ’90

17 Febbraio 2020

10. Abel Balbo e Stephane Chapuisat – 106 reti

Abel Balbo
Credits: Mark Thompson/Allsport

Così vicini eppure così lontani. Stesso ruolo, caratteristiche diverse, luoghi di nascita e culture diametralmente opposte. Eppure, i due centravanti condividono questo record che li vede appaiati sullo stesso gradino. Dicevamo di estrazioni e storie completamente opposte: uno argentino, l’altro svizzero; uno caliente, l’altro freddo calcolatore. Ma entrambi con il vizio del gol. Dopo esser stato scartato dal Verona, Balbo viene ingaggiato dall’Udinese nel 1989 che, nel frattempo, aveva bocciato l’israeliano Rosenthal. Nel frattempo, Chappi stava distinguendosi con la maglia del Losanna.

Stephane Chapuisat

Passa poco tempo finché lo svizzero non viene notato dagli emissari del Borussia Dortmund: i tedeschi gli affidano le chiavi dell’attacco, di cui diventa il perno per circa dieci anni. Con gli Schwarzgelben, Stephane vince anche una Champions League: è il 1997 e a Monaco di Baviera alza la coppa dalle grandi orecchie dopo aver battuto la Juventus per 3-1. Nel frattempo, Abel Balbo si è messo in mostra con la maglia dei friulani, sino a guadagnarsi l’ingaggio da parte della Roma, di cui diventa cannoniere implacabile: realizza ben 78 reti in cinque stagioni, rivelandosi uno dei centravanti più affidabili del campionato più bello del mondo. Con la fine del decennio, però, iniziano a vedersi le prime fatiche da parte dei nostri due protagonisti: nel giro di pochi anni, infatti, entrambi dicono basta al calcio giocato. È bene ricordare come Chapuisat sia stato insignito nel 2003 dalla federazione elvetica come miglior giocatore svizzero degli ultimi cinquant’anni.

9. Robbie Fowler – 109 reti

Robbie Fowler

In pochi possono dirsi di essere stati degli idoli di un club come il Liverpool quando non si sono neanche compiuti i venti anni. Fowler è uno di questi, un attaccante che è esploso così velocemente come altrettanto repentinamente la sfortuna è venuta a reclamare (con gli interessi) quanto gli era stato dato. Debutta in Premier League a diciotto anni, segnando la sua prima tripletta dopo sole cinque presenze, mentre in League Cup era già stato capace di metterne a segno cinque in un solo match. Siamo davanti ad un ragazzo-prodigio: nella stagione successiva riesce a segnare un’altra tripletta, questa volta all’Arsenal, in meno di cinque minuti, segnando il record assoluto nella storia della Premiership. Nei primi quattro tornei con i Reds mette a segno ben 83 reti; anche il quinto sembra partire bene, quando iniziano gli infortuni che ne mineranno il rendimento, insieme ad alcuni atteggiamenti “rivedibili”, fino al resto della carriera. Da idolo del Merseyside, fra squalifiche e malanni, la sua stella viene velocemente offuscata da quella di Michael Owen, astro nascente del vivaio del Liverpool. Non passa molto tempo finché le incomprensioni con il tecnico Houllier lo portano al divorzio: prima Leeds United e poi Manchester Ciy, prima di un breve ritorno sotto la Kop, prima del lungo, dimesso ritiro fra Australia e Thailandia.

8. Les Ferdinand – 113 reti

Les Ferdinand

Ha lasciato il segno non solo sui tabellini dei marcatori, ma nei cuori dei tifosi di ogni stadio dov’è stato protagonista. Les è il capostipite di una famiglia che ha dato molto il calcio e viceversa: il suo nome è leggenda al Loftus Road, casa del QPR, al Saint James’ Park, dove gioca il Newcastle e a Londra, dopo aver difeso per sei anni i colori del Tottenham Hotspur. La parentesi che racchiude gli anni ’90 della sua carriera lo vede protagonista di imprese sportive che portano anche – forse soprattutto – la sua firma. Con la maglia a righe dei Superhoops raggiunge i migliori risultati del club nella sua storia recente, ma la crisi finanziaria del club lo costringe all’addio forzato: viene acquistato dai Magpies per circa sei milioni e mezzo di pound. Sul Tyneside Les trova una seconda casa, insieme alla passione dei tifosi che lo idolatrano sin da subito. Porta il Newcastle a lottare con il Manchester United per il titolo in campionato in entrambi gli anni in cui veste il bianconero e, nella seconda stagione, forma una coppia gol formidabile proprio insieme ad Alan Shearer. Tuttavia, mister Dalglish non lo vede di buon occhio ed avalla la sua cessione agli Spurs insieme all’altro idolo di casa: David Ginola. Non ripeterà mai con i londinesi le sue prestazioni in termini di gol, ma sarà comunque una colonna del club per lungo tempo. Vive le sue ultime stagioni in giro per l’Inghilterra, fino al suo definitivo ritiro giunto pochi mesi prima di compiere il suo quarantesimo compleanno

7. Davor Suker – 114 reti

Davor Suker

Viene da Osijek il Pichichi degli anni ’90 della Liga. È il 1991 quando il Siviglia va a pescarlo nella Dinamo Zagabria, dopo una stagione di rodaggio, conquista un posto da titolare al centro dell’attacco degli andalusi. Nel 1994 finisce alle spalle di Romario in classifica marcatori, realizzando ben 24 reti. Nelle successive due stagioni centra il bersaglio grande per 33 volte ancora e tanto basta ai dirigenti del Real Madrid per formulare l’offerta al sodalizio sivigliano. La prima stagione con i Blancos viene bagnata dalle 24 reti che gli consentono di trascinare al successo nel campionato i madrileni, proprio davanti al Barcellona di Ronaldo. Sarà questa l’ultima stagione che Suker vive da vero protagonista, nonostante il 1998 gli porti in dote una Champions League, il terzo posto ai Mondiali di Francia ’98 con la Croazia, oltre al titolo di capocannoniere del torneo con sei reti e il Pallone d’Argento della manifestazione, dietro al Fenomeno. Dopo la kermesse mondiale accetta la chiamata dell’Arsenal, con il quale però non raggiungerà mai i livelli passati. Un rapido passaggio al West Ham prima di dare l’addio al calcio nel 2003 con la maglia dei Löwen del Monaco 1860.

6. Roberto Baggio – 121 reti

Roberto Baggio

Il Divin Codino non è solo il simbolo degli anni ’90 made in Italy, ma forse dell’intero calcio nostrano dal dopoguerra in poi. Amato da tutti, nonostante i cambi di casacca – volontari e imposti – il sentimento che è stato in grado di suscitare su scala mondiale non ha davvero eguali, almeno a nostra memoria. Quando viene archiviata Italia ’90, la semi-guerra civile che ha scatenato a Firenze la notizia del suo passaggio alla Juventus è terminata mentre mister Maifredi si frega le mani per avere in rosa, oltre a lui, anche l’eroe delle Notti Magiche: Salvatore Schillaci. Tuttavia, l’annata sarà disastrosa per i bianconeri, ma non per lui che termina l’annata con 14 reti. Vince tutto fra il 1993 ed il 1994: Pallone d’Oro, FIFA World Player, Coppa UEFA, vicecampione del Mondo con l’Italia. Ciononostante, lascia la Vecchia Signora nel 1995 dopo aver vinto anche lo Scudetto. Firma con il Milan con il quale si laurea campione d’Italia per il secondo anno consecutivo, ma non trova una dimensione, tant’è che rischia l’esclusione dai convocati per Francia ’98. Accetta, perciò, l’offerta del Bologna e con i rossoblù disputa la sua miglior stagione dal punto di vista realizzativo, mettendo a referto ben 22 reti. Il passaggio all’Inter, voluto da Moratti, si rivela inferiore alle aspettative vista la crisi tecnica che condiziona il campionato dei nerazzurri e, poi, l’arrivo di Lippi con il quale non corre buon sangue. Dopo aver mandato l’Inter in Champions ed essersi accomiatato da campione rimpianto, compie la scelta della vita, legando il suo nome al Brescia e a Mazzone fino al giorno del suo addio, in quel maggio del 2004 a San Siro.