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La classifica dei 100 calciatori più forti del XX secolo secondo gli inglesi

1 Febbraio 2022

10. EUSEBIO da Silva Ferreira (1022 punti)

La Pérola Negra, attaccante lusitano di origine mozambicana, fortissimo e decisivo, naturalmente dotato di una tecnica individuale fuori dal comune e di una rapidità da centometrista. Eusebio è stato l’attaccante portoghese per antonomasia prima della nascita di CR7 e ha scritto con il Benfica pagine intere di storia del calcio nazionale ed europeo. Un Pallone d’Oro, due Scarpe d’Oro, undici titoli di capocannoniere, venti trofei tra i quali spicca la Coppa dei Campioni 1961/62. Ha segnato complessivamente 620 reti in 632 gare ufficiali.

9. Marco VAN BASTEN (1026 punti)

È forse il centravanti più tecnico e raffinato che si sia mai visto in azione sui campi di Serie A. È il 1987 quando il Milan lo acquista dall’Ajax dove si è messo in bella mostra, segnando cataste di gol, ma la sua prima stagione nel Belpaese inizia con il piede sbagliato: un lungo infortunio lo tiene fuori per gran parte della stagione, ma rientra in tempo per farsi valere e risultare decisivo per la vittoria dello Scudetto del 1988, preludio al meraviglioso Europeo dove trascina la sua Olanda sul tetto del Vecchio Continente. Nasce così la vera favola del Cigno di Utrecht, un centravanti meraviglioso che è il terrore delle difese avversarie. Vince due Coppe dei Campioni e nel 1991-92 conduce il Diavolo ad un nuovo tricolore, forte delle venticinque reti in campionato che gli consentono di vincere la classifica marcatori. L’anno successivo parte con il vento in poppa, ma un nuovo, ennesimo infortunio lo manda in infermeria – praticamente – per tutto il resto della carriera. A nulla varranno i tentativi di tornare a calcare i campi da gioco: il suo fisico di cristallo, sinonimo di eleganza e leggiadria, mette alla berlina tutta la fragilità di un campione di seta. Elegantissimo.

8. George BEST (1190 punti)

Rappresentava al massimo il genio e la sregolatezza. Considerato tra i migliori di sempre. Best era un talento puro, un attaccante completo ma soprattutto un abilissimo dribblatore. Vincitore del Pallone d’Oro nel 1968 durante le sue grandi stagioni passate al Manchester United, ma il suo vizio per l’alcol gli ha condizionato la carriera. Con l’Irlanda del Nord conta trentasette presenze e nove gol, e si fermò sempre ai gironi di qualificazione, mancando di un soffio l’accesso ai Mondiali del 1966 e del 1970.

7. Ferenc PUSKAS (1537 punti)

Gloria eterna del calcio ungherese, tra i migliori calciatori di sempre, non a caso lo stadio di Budapest porta il suo nome. Oltre 700 reti realizzate tra club (Honved e Real Madrid) e nazionale, dove con 84 gol in 85 partite giocate è ovviamente il miglior marcatore di sempre. La definizione di Leggenda è molto vicina a quello che Puskas ha rappresentato per il calcio mondiale.

6. Alfredo DI STEFANO (1541 punti)

La Saeta Rubia, la Freccia Bionda, attaccante a tutto tondo, abile a rifinire e finalizzare, tra i più grandi a non aver giocato un Mondiale, pur avendo militato con Argentina e, a seguito della naturalizzazione, Spagna. Di Stefano ha avuto una parabola calcistica estremamente brillante e ha legato il suo nome a quello del River Plate, dei Millonarios in Colombia e del Real Madrid. Due Palloni d’Oro, cinque Coppe Campioni consecutive, un Campionato Sudamericano con l’Albiceleste, oltre a otto titoli di capocannoniere in tre Paesi diversi, questi sono solo alcuni degli allori conquistati. In totale 516 gol in 707 incontri.

5. Michel PLATINI (1854 punti)

Pallone d’Oro dal 1983 al 1985. Il 1981-82 è l’ultimo anno al Saint Etienne per Le Roi, in Italia fino al 1987 e assoluto spettacolare protagonista del calcio italiano, europeo e mondiale di quegli anni. E’ stato Campione d’Europa con la Francia prima e con la Juventus poi.

4. Franz BECKENBAUER (2780 punti)

Il Kaiser, uno che ha interpretato il ruolo di libero in una chiave che definire moderna è addirittura riduttivo. Nato mediano, si consacra nel ruolo di libero, e lo fa con tecnica e carisma, portando nell’interpretazione del ruolo la capacità anche di partecipare e sviluppare il gioco e la manovra, senza limitarsi soltanto al contenimento degli attaccanti avversari. Il Pallone d’Oro Franz lo vince nel 1972 e nel 1976.

3. Johan CRUIJFF (3388 punti)

Se nelle ere geologiche registriamo le età del ferro, dell’oro e del bronzo, applicando il medesimo teorema al mondo del calcio, lo “sbarco” di Cruijff fra i comuni mortali ha segnato una cesura netta col passato, portando il gioco a livelli mai visti prima come soltanto Pelé, Maradona e Ronaldo (quello vero) hanno saputo fare. Il pallone fra i suoi piedi scompariva e le sue improvvise accelerazioni, piroette ed evoluzioni gli conferivano una componente d’imprevedibilità che lo rendeva praticamente immarcabile. All’Ajax, con Rinus Michels in panchina e Stefan Kovacs poi, i Lancieri dominanola scena europea e mondiale: Cruijff era il simbolo del suo club, della sua nazione e di un’intera generazione di “capelloni” che portarono un nuovo vento di rinnovamento nel mondo. Nel 1973, dopo aver alzato al cielo la terza Coppa dei Campioni in tre anni e con l’obiettivo di trionfare nel Mondiale in programma in Germania Ovest, Johan viene acquistato dal Barcellona ed anche in Catalogna dimostra tutta la sua qualità. Capriccioso, estroso, unico: un artista unico nel suo genere.

2. Diego Armando MARADONA (3949 punti)

Semplicemente “il Calcio”. Quello con la C maiuscola. Nel suo piede sinistro è condensato tutto lo spirito dello sport più bello e più amato al mondo. La sua storia ha saputo unire e dividere allo stesso tempo. Diego è stato uno dei personaggi più controversi e più amati di sempre, ma alla stregua di un Dio dalle parti di Buenos Aires e di Napoli, lì dove il suo talento si è acceso di una luce eterna che neanche la sua dipartita prematura potrà mai affievolire.

1. Edson Arantes do Nascimento PELÉ (5499 punti)

Se il suolo natio di Três Corações è meta di pellegrinaggio non c’è altro da spiegare sul mito di Pelé. Calciatore del Secolo per la FIFA, nominato costantemente con Maradona per decidere chi sia il più grande di sempre ad aver toccato con i piedi un pallone. Il Brasile con lui è uscito da una maledizione, imponendosi a livello globale: tre Mondiali vinti, 77 reti in 92 presenze e l’appellativo di O Rei. Con la maglia del Santos non è stato meno grande: 568 gol nel massimo campionato con una sola casacca (primato assoluto), trenta trofei e quindici titoli di capocannoniere. Definire i contorni delle sue gesta è impossibile e allora ci si affida ai numeri, epurati della miriade di incontri non ufficiali a cui ha preso parte: restano 757 marcature in 816 partite.