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La classifica dei 100 calciatori più forti del XX secolo secondo gli inglesi

1 Febbraio 2022

50. Tom FINNEY (72 punti)

Classe 1922, nato e cresciuto a Preston, con la squadra locale ha giocato dal 1946 al 1960, tra i più grandi secondo la Football Association. La curiosità: dopo il ritiro nel 1960, gioca nel 1963 la sua prima gara in Coppa dei Campioni: onore che viene regalato al calciatore dai nordirlandesi del Distillery, all’esordio nel torneo. Finney gioca soltanto una partita, la gara di andata in casa contro il Benfica, che finisce 3-3, con l’inglese grande protagonista.

49. David BECKHAM (74 punti)

Anche se non brilla per velocità, il suo piede destro eccelle per la precisione impressionante con cui disegnava le sue parabole vincenti. I calci di punizione di Beckham erano arte in movimento, che soltanto una sensibilità innata come la sua poteva telecomandare il calcio con così tanta facilità. Poi nel 2003 il passaggio dal Manchester United al Real Madrid dei Galacticos scrivendo un nuovo capitolo della sua carriera da Spice Boy, senza dimenticare la parentesi al Milan.

48. Hristo STOICKOV (77 punti)

Senza ombra di dubbio il calciatore bulgaro più forte di tutti i tempi, Pallone d’Oro nel 1994 (dopo aver trascinato la sua nazionale ad uno storico quarto posto) ed una piccola e non eccelsa parentesi italiana al Parma. Hristo non è stato soltanto il simbolo del calcio bulgaro, ma uno dei giocatori più rappresentativi del calcio europeo degli anni ’90.

47. Dino ZOFF (80 punti)

Friulano, silenzioso e carismatico. Classe 1942. Questo vuol dire che il portiere forse per eccellenza del nostro calcio, membro di una scuola di assoluto prestigio, diventa Campione del Mondo a quarant’anni. Da Capitano. Sono indimenticabili soprattutto le immagini legate alla carriera azzurra di Zoff, 112 presenze in azzurro (per anni record imbattuto), 59 da capitano, tutte da incubo per molti dei maggiori attaccanti dell’epoca. Se dobbiamo proprio scegliere un fotogramma, oltre alla Coppa alzata al Mundial di Spagna, c’è la parata praticamente sulla linea di porta sul colpo di testa del difensore brasiliano Oscar, vinta dagli azzurri – non c’è da ricordare come e con chi – per 3-2, la partita della rinascita ufficiale di Pablito. Con il pallone Zoff blocca anche le speranze verdeoro, aprendo la strada all’Italia verso la semifinale. Il resto è storia. Anzi no. Il resto è Leggenda, termine adeguato quando si racconta quell’Italia e il suo portiere.

46. Duncan EDWARDS (86 punti)

Uno dei Busby Babes, gloria di quel Manchester United tanto leggendario quanto sfortunato, la cui fama diventa immortale dopo il disastro aereo di Monaco di Baviera del 1958. Centrocampista, Edwards è stato cardine di quello United. Per Stanley Matthews è stato “una roccia in mezzo al mar in tempesta”, per Bobby Moore la Rocca di Gibilterra. Muore giovane chi è caro agli dei.

45. Just FONTAINE (88 punti)

Oltre due reti a partita nelle gare disputate ai Mondiali. Questa la spaventosa media gol dell’attaccante francese con la nazionale. Casablanca, Nizza e Stade Reims nella sua carriera, ma è con la Francia che è entrato nel mito: 21 gare disputate con la nazionale, 20 reti segnate.

44. Michael OWEN (90 punti)

Il Golden Boy Micheal Owen esplode, definitivamente, nel 1998 ed è considerato da tanti l’astro nascente più importante dei bomber europei. In Italia non ci arriva mai ma in compenso segna a ritmi incredibili con la maglia del Liverpool. Lontano da Anfield gioca con il Real Madrid e Manchester United arricchendo così il suo palmares. In mezzo una stagione al Newcastle dove si fa amare anche al St James Park. Chiude allo Stoke City con otto presenze ed un goal.

43. George WEAH (99 punti)

Calciatore africano del secolo, primo Pallone d’Oro non europeo della storia e mentore dei diritti di uguaglianza. George Weah è nato non solo per essere un incubo per le difese, ma anche per essere un simbolo per la sua gente. Lascia la sua Liberia per giocare prima in Costa d’Avorio poi in Camerun. Qui il Monaco lo nota e decide di concedergli l’occasione di giocare nel grande calcio. In Francia le prove sono di assoluto livello, e coi monegaschi troverà quarantasette reti in Ligue 1, facendo registrare nella sua ultima stagione il record di gol in un singolo campionato, diciotto. Queste prove lo portano all’ombra della Tour Eiffel dove con il Paris Saint Germain segnerà trentadue reti in campionato e vincendo il titolo di campione di Francia. Quelle prove convincono il Milan a puntare su di lui per la rifondazione post Capello, facendo di King George il fulcro dell’attacco. Si presenta con un gol leggendario al Verona, risalendo interamente il campo ed evitando cinque avversari e conquisterà due scudetti con quarantasei reti nella nostra Serie A.

42. Paolo ROSSI (104 punti)

Nella nostra storia sportiva, ma anche sociale e culturale, nell’immaginario collettivo nessuno mai come Pablito, l’Araba Fenice che risorge dalle proprie ceneri. La convocazione dopo la squalifica, Bearzot che lo porta contro tutto e contro tutti al Mondiale del 1982. I grandi sanno farsi attendere e sanno quando tornare a colpire. Tre reti al Brasile, due alla Polonia, una alla Germania: ecco Pablito Rossi, uno che sa cosa vuol dire far gol: lo testimoniano le nove reti messe a segno tra i Mondiali del 1978 e del 1982. Molto più di un semplice centravanti, molto più di una semplice, si fa per dire, vittoria di un mondiale.

41. Peter SCHMEICHEL (104 punti)

È stato per molti anni il numero uno indiscusso del Manchester United e della nazionale danese, le due maglie con cui assurge alla fama – giustamente – ancora oggi riconosciuta. Agile tra i pali, eccellente tecnicamente e dal rinvio estremamente efficace. Col carisma tipico di chi guida con autorevolezza la propria retroguardia. Con i Red Devils conquista trofei in sequenza, ma quello più significativo è l’Europeo del 1992 vinto con grande sorpresa dalla sua Danimarca, grazie anche alle sue parate.

Meteore bianconere, grandi brasiliani e non solo: tutti alla prossima pagina!