Privacy Policy La classifica marcatori 1992-93 della Serie A è un inno alla nostalgia

La classifica marcatori 1992-93 della Serie A è un inno alla nostalgia

17 Marzo 2021

Il campionato 1992-93 rappresenta un vero e proprio spartiacque per il campionato di Serie A. Il processo di europeizzazione si è innescato nel mese di febbraio con la firma del trattato di Maastricht e le federazioni recepiscono le nuove regole che andranno in vigore dal novembre dell’anno successivo. Crollano le frontiere fra i paesi del vecchio continente e il limite dei giocatori stranieri che ogni società può tesserare viene liberalizzato, sebbene il numero di calciatori non italiani da presentare in lista la domenica all’arbitro – questa fu l’ultima stagione nella quale tutte le partite si disputavano la domenica pomeriggio – rimanesse fisso a tre. Ciò, tuttavia, non impedì l’arrivo di un cospicuo numero di giocatori dai campionati esteri e, alla fine dell’anno, si contano ben 73 nuovi arrivi oltrefrontiera. 

Non solo, a livello regolamentare venne introdotta la nuova regola del retropassaggio al portiere: da questo campionato, infatti, i numeri uno non possono più raccogliere con le mani i passaggi volontari dei propri compagni di squadra, fuorché questi non avvengano con testa o ginocchio. Si assiste, dunque, a una vera e propria rivoluzione che porta ad una maggiore spettacolarità degli incontri. Aumentano, infatti, drasticamente il numero delle reti realizzate, tant’è che alla quinta giornata viene abbattuto il record di segnature che, ormai, dura da più di sessant’anni: il 4 ottobre 1992, infatti, sono ben quarantotto i gol realizzati, superando il precedente primato di quarantadue.

Ancora una volta, il campionato viene dominato dal Milan di Capello che porta fino a cinquantotto il numero consecutivo di gare senza sconfitte – anche questo un record assoluto – violato dalla punizione di Asprilla che consentì al Parma di espugnare San Siro. Inoltre, al termine di quest’annata “pazza”, si registra la clamorosa retrocessione della Fiorentina che, dopo aver concluso il 1992 al terzo posto, registra un incredibile crollo dopo il giro di boa che la porta all’incredibile discesa fra i cadetti insieme al Brescia – le Rondinelle perdono lo spareggio contro l’Udinese – oltre ad Ancona e Pescara, già destinate da tempo al ritorno in Serie B.

Nella giornata in cui si celebrano i compleanni di Florin Raducioiu e del compianto Stefano Borgonovo (autore di nove reti con la maglia del Pescara), non potevamo non ricordare l’incredibile classifica marcatori di quell’anno tra giovani in erba che imporranno il loro nome e monumenti – come Marco van Basten – che lasceranno per l’ultima volta impresso il loro nome in graduatoria.

Thomas SKUHRAVY (Genoa) – 10 reti

L’ariete boemo è un beniamino del Grifone. Ormai da tre anni, Tomas è il terminale offensivo principe dei rossoblù, ma se nei primi due anni con Bagnoli in panchina i liguri sono riusciti ad arrivare sino alla semifinale di Coppa UEFA contro l’Ajax dopo l’impresa di Anfield Road contro il Liverpool, la nuova stagione inizia con la cessione di pezzi da novanta del gruppo che stato in grado di sfiorare l’impresa in Europa, su tutti Eranio ed Aguilera. Seppur si registrino le esplosioni di giovani talenti del calibro di Christian Panucci ed Andrea Fortunato, in attacco Skuhravy è orfano della sua spalla uruguaiana e in panchina si succedono ben tre tecnici: Giorgi, Maifredi e Maselli. La salvezza vien raggiunta per il rotto della cuffia e Skuhravy riesce a mantenere a galla le sorti del Grifone con il suo solito contributo che gli fa terminare il campionato per la terza volta su tre in doppia cifra.

Diego FUSER (Lazio) – 10 reti

Il ventiquattrenne di Venaria è uno dei talenti più completi in circolazione e, nonostante la giovane età, può vantare nel suo palmares già diversi titoli – fra cui uno Scudetto, una Coppa dei Campioni, una Coppa Intercontinentale ed una Supercoppa UEFA – conquistati durante la sua esperienza al Milan, insieme alle oltre cento presenze accumulate in campionato fra Torino, Milan e Fiorentina. Il suo arrivo alla Lazio gli consente di trovare la sua dimensione ideale ed il centrocampista con licenza di offendere migliora ancor di più il suo score sotto porta, portandosi ad un bottino di ben dieci reti. In termini realizzativi è la sua migliore annata e, seppur con l’andar degli anni Diego diminuisca gradualmente il suo contributo, al termine della sua esperienza in Serie A, giunta nel 2003 con indosso i colori della Roma, si conteranno ben 63 marcature complessive. Nella stagione in corso, i biancocelesti terminano il campionato al quinto posto – il primo dell’era Cragnotti – e l’atmosfera è molto elettrica e già si vede, seppur in fase embrionale, il nucleo di quella Lazio che nella seconda metà degli anni ’90 imporrà a gran voce il suo nome.

Andreas MÖLLER (Juventus) – 10 reti

Se a cavallo degli anni ’80 e ’90 c’era il Milan degli olandesi e l’Inter dei tedeschi, la Juventus non aveva ancora trovato una sua “identità” estera. Dopo aver abbandonato il “filone” sovietico con gli infelici esperimenti di Zavarov ed Alejnikov, subito dopo i Mondiali italiani anche la Juventus decide di affidarsi ai campioni del Mondo per interrompere l’abulia di successi che dura, ormai, dall’addio di Platini. Ecco, dunque, che raggiungono il Delle Alpi i vari Kohler, Hässler e Reuter. Nel giro di due anni soltanto il primo ha resistito alla continua rivoluzione in casa bianconera e nel 1992 ecco giungere alla corte di Trapattoni la mezzala con il vizio del gol dell’Eintracht Francoforte: Andreas Möller. Il tecnico, di nuovo al timone dei bianconeri da un anno, vuol farne il suo nuovo Matthäus e l’esperimento gli riesce parzialmente: seppur non abbia il carisma di Lothar, Andy sa farsi trovar pronto ogniqualvolta viene chiamato in causa e raramente viene escluso dall’undici titolare che, al termine dell’anno, alza al cielo la Coppa UEFA dopo la sfida con gli ex compagni di squadra del Borussia Dortmund. Rimarrà a Torino ancora per una stagione, prima di tornare in patria, proprio al BVB, con cui si aggiudicherà la Champions League qualche anno più tardi proprio contro la Juventus. Corsi e ricorsi storici.

Francesco BAIANO (Fiorentina) – 10 reti

L’annuncio dell’acquisto di Ciccio da parte della Viola rappresenta uno degli innesti più attesi di una campagna acquisti faraonica condotta dal presidente Cecchi Gori per mettere nelle mani di mister Radice una squadra che possa ambire alle zone nobili della classifica. Insieme all’astro nascente che è esploso con il Foggia arrivano anche Effenberg e Laudrup che, con Batistuta a condurre le manovre d’attacco, fanno sognare i tifosi della Curva Fiesole. L’inizio è incoraggiante e, nonostante il 3-7 subito in casa dal Milan, la Fiorentina riesce ad insidiare le grandi in cima alla classifica. Baiano s’inserisce al meglio negli schemi del tecnico lombardo e sono già cinque i gol messi a segno nelle prime sette giornate. Però, qualcosa s’inceppa tra allenatore e presidenza fino al clamoroso esonero che segna il destino della Fiorentina. Tutta la squadra ne risente ed anche il rendimento di Francesco scende con l’andar del tempo. La retrocessione in Serie B si materializza, nonostante l’inutile doppietta rifilata agli ex compagni del Foggia nel 6-2 dell’ultima giornata che non evita il tracollo finale.

Alessandro MELLI (Parma) – 12 reti

Non sono passati neanche due anni dall’approdo della formazione ducale sul palcoscenico della Serie A che già gli emiliani si ritagliano dei ruoli da protagonisti nel panorama del calcio nostrano ed europeo. Dopo aver messo in bacheca la Coppa Italia, infatti, i ragazzi di Scala si ripetono anche in Coppa delle Coppe, battendo l’Anversa per 3-1 davanti al pubblico di Wembley. Il terminale offensivo del Parma è proprio Alessandro Melli, non proprio il prototipo del centravanti in voga in quegli anni. Ma la sua velocità ed il numero 7 sulle spalle gli consentivano di svariare su tutto il fronte d’attacco, consentendogli di andare a rete sfruttando diverse soluzioni. Il centravanti leggero vive la sua vera ultima stagione di grazia, tanto che Sacchi decide di testarlo anche in Nazionale, ma l’apporto di Melli si limita a due sole apparizioni. 

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