La classifica marcatori 1992-93 della Serie A è un inno alla nostalgia
17 Marzo 2021
Carlos Alberto AGUILERA (Torino) – 12 reti
Da qualche anno alla guida dei granata c’è Emiliano Mondonico. Il tecnico ha preso in mano le redini del Torino nel 1990. I granata sono appena tornati in Serie A dopo il purgatorio fra i cadetti ed hanno voglia di tornare nel calcio che conta. L’anno che si è appena chiuso ha portato in dote la beffarda finale di Coppa UEFA persa contro l’Ajax nel doppio confronto e tutti hanno ancora negli occhi l’immagine del tecnico che brandisce una seggiola in segno di protesta verso l’arbitro dopo l’ennesima decisone controversa contro i torinisti. C’è bisogno di fare un salto di qualità, dunque, nelle mire dei piemontesi ed è per ciò che la dirigenza punta forte sull’uruguaiano che, dopo aver fatto faville in casa Genoa, può essere la spalla ideale di Silenzi. Le dodici reti messe insieme alla fine dell’anno portano in dote, però, solo un nono posto. Ma la Coppa Italia conquistata ai danni della Roma salva il bilancio stagionale. Pato è la bocca di fuoco dei granata che, però, non vanno oltre i sedicesimi di finale in Europa, eliminati clamorosamente dalla Dinamo Mosca.
Massimiliano ALLEGRI (Pescara) – 12 reti
In riva all’Adriatico, Max rappresenta il faro della banda di Galeone. È lui uno dei protagonisti della cavalcata che ha riportato il Delfino nella massima serie e il tecnico napoletano ha trovato nel centrocampista livornese il metronomo che scandisce i tempi dell’orchestra abruzzese. Le prime giornate mettono in mostra una squadra spregiudicata, in grado di mettere alle corde la Roma all’Olimpico e di mettere addirittura sotto per un tempo intero il Milan in un 4-5 memorabile all’Adriatico in cui Allegri apre le danze dopo nemmeno un minuto. Ma è un fuoco di paglia e, nonostante il Pescara precipiti velocemente in fondo alla classifica, Massimiliano è uno dei pochi a salvarsi. Implacabile sui tiri da fermo e sui calci di rigore, segna il record di marcature in una singola stagione in Serie A degli adriatici, primato che dura tuttora. Al termine della stagione sarà acquistato dal Cagliari, rimanendo comunque uno dei beniamini della tifoseria che ha illuminato con le sue giocate.
Massimo AGOSTINI (Ancona) – 12 reti
Il Condor non ha mai perso il vizio del gol e, sebbene si avvii verso i trent’anni, disputa con i marchigiani la sua miglior stagione – in termini realizzativi – in Serie A. I dorici si affidano al suo profilo per comporre un tandem d’attacco con Detari che può assicurare il necessario fabbisogno di reti per mantenere la categoria. I due mettono insieme ventuno reti, ma è il reparto arretrato che non ha la sufficiente solidità per consentire ai biancorossi di centrare l’obiettivo della salvezza. Tuttavia, le sue giocate rimangono indelebili nelle memorie degli sportivi ed il fermo immagine della sua spettacolare realizzazione in rovesciata nel 4-4 con il Genoa in quel di Marassi è senza dubbio una delle cartoline più belle nella storia dell’intero campionato di Serie A. Rimane all’ombra del Conero ancora per una stagione, trascinando l’Ancona ad un’incredibile finale di Coppa Italia l’anno successivo, persa poi nel doppio confronto con la Sampdoria.
Gianfranco ZOLA (Napoli) – 12 reti
Napoli l’ha incoronato con un titolo che avrebbe fatto tremare le gambe a chiunque. Non a lui. Per tutto il San Paolo, Zola è l’erede in pectore di Maradona. Giunto alla corte dei partenopei nel 1989 dalla Sassari Torres, il fantasista sardo non patisce il doppio salto di categoria e si laurea campione d’Italia immediatamente, riuscendo a sostituire con ottimi risultati un Pibe de Oro che vive quasi da separato in casa, dopo la promessa di cessione all’Olympique Marsiglia che Ferlaino si è rimangiato. Poco male se Diego non disputa la sua migliore stagione: Gianfranco apprende a piene mani dall’asso argentino e quando le strade fra il Napoli e D10s si separano, il numero dieci finisce sulle sue spalle. In pochi si accorgono della differenza: Zola gioca dei campionati straordinari e l’ultimo lo vede incoronato come vero e proprio leader di una squadra che deve fare i conti con un bilancio economico in perdita costante. Proprio per dar ossigeno alle casse, Zola viene ceduto al termine del campionato al Parma. Ma il suo commiato da Napoli si consuma con la miglior stagione che il sardo abbia mai disputato all’ombra del Vesuvio.
Florin Valeriu RADUCIOIU (Brescia) – 13 reti
Il centravanti romeno sceglie il capoluogo lombardo come terza tappa del suo Giro d’Italia che l’ha visto cambiare tre maglie in altrettanti anni. Giunto nel Belpaese dopo essersi messo in mostra con la maglia della sua nazionale durante Italia ’90, fa il suo esordio con il Bari e l’impatto col campionato è positivo: cinque reti in trenta gare. L’anno successivo va al Verona che punta su di lui e su Dragan Stojkovic per affrontare un campionato in tutta tranquillità. E invece, mentre il talento serbo passa più tempo in infermeria che sul campo di gioco, Florin vive una stagione sfortunatissima: segna soltanto due reti e sbaglia dei gol incredibili che lo fanno diventare la vittima preferita della Gialappa’s Band durante le puntate di Mai Dire Gol. Lo dicono tutti: «Raducioiu è forte, ma non segna». Ma nell’estate del 1992 sale in Serie A il Brescia guidato dal suo connazionale Lucescu. Il tecnico funge da catalizzatore di talenti romeni e vuole Florin per raccogliere l’eredità di Ganz, passato ai cugini dell’Atalanta. Al Mario Rigamonti giungono anche Mateut, Sabau e soprattutto il grandissimo Gheorghe Hagi. Le Rondinelle sognano di volare e Raducioiu ritrova la vena persa l’anno precedente: fa tredici gol in ventinove partite, sfiorando l’obiettivo della salvezza che, però, svanisce nello spareggio di Bologna che sorride all’Udinese. Le sue buone prestazioni, però, lo ripagano con la chiamata del Milan, con cui si aggiudicherà uno Scudetto ed una Champions League, dando comunque il suo contributo.
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