La rosa del Boca Juniors del 2000 di Martin Palermo e Juan Riquelme vi farà impazzire
7 Novembre 2021
C’è un po’ d’Italia, un bel po’ d’Italia, nei 116 anni di storia del Boca Juniors. C’è un po’ d’Italia specialmente quando viene utilizzato il termine Xeneizes per indicare giocatori e tifosi del club argentino. Sì perché fu un gruppo di genovesi, espatriati per lavoro, a Buenos Aires, quartiere La Boca, a dare le origini al club più vincente d’Argentina. E oggi, a distanza di ventun anni esatti, si celebra lo straordinario trionfo dell’allora Coppa Intercontinentale.
Competizione riservata alle vincenti della Coppa Libertadores in Sud-America e della Champions League in Europa, dal 2004 assume la denominazione di Mondiale per Club, cambiando la sua formula e cambiando anche il trofeo messo in palio. È di fatto l’unico momento di incontro tra realtà calcistiche opposte: da una parte la tecnica delle squadre europee, dall’altra la “garra” di quelle sudamericane. Un mix perfetto per chi vuol godere dello spettacolo che solo il calcio sa regalare.
Ecco, su queste premesse, soffermiamoci alla sola Coppa Intercontinentale (anche definita Toyota Cup), disputata dal 1980 fino al 2001 allo Stadio Nazionale di Tokio e poi allo Yokohama Stadium dal 2002 al 2004, prima del cambio di denominazione.
Il 28 novembre Anno Domini 2000, i gialloblù trionfarono proprio a Tokio, tornando sul tetto del mondo a distanza di ventitré anni in quello che però non fu l’ultimo successo in questa competizione; ne seguirà un altro nel 2003 ponendo il Boca tra le uniche cinque squadre ad aver vinto l’Intercontinentale più volte di tutti (tre), vale a dire Milan, Real Madrid e le uruguaiane Peñarol e Nacional Montevideo.
Il Boca Juniors, nel 2000, vinse la sua terza Libertadores, tornando al successo che non avveniva dal 1978 (quando non si disputò l’Intercontinentale contro il Liverpool, ndr), superando in finale ai rigori il Palmeiras, ed aprendo un ciclo che fino al 2007 li ha visti trionfare complessivamente per quattro volte.
A guidare la squadra argentina c’è Carlos Bianchi che nel giro di due anni porta i suoi al titolo mondiale riservato per le squadre di club, grazie anche alla sua stella in campo, quel Roman Riquelme (oggi vicepresidente del Boca) per cui parole ed elogi sono inutili, per lui parlano i fatti, per lui parlano i numeri.
Dall’altra parte del mondo, dall’altra parte del campo, c’era il Real Madrid, grazie alla sua ottava Champions (ad oggi sono tredici, ndr) vinta contro il Valencia e che tra i nuovi arrivati della stagione 2000-01, schierava Luis Figo, arrivato da qualche mese dal Barcellona. Mister Vicente Del Bosque poteva contare in porta sul diciannovenne Iker Casillas, in difesa agivano capitan Hierro e Karanka, sugli esterni il camerunense Geremi ed il brasiliano Roberto Carlos, alla quinta stagione con la maglia delle Merengues. Centrocampo composto poi da Ivan Helguera, McManaman e Makelele, con Figo ad ispirare in attacco Guti e Raul.
Rispondeva il Boca Juniors con Oscar Cordoba tra i pali, Traverso e Ibarra al centro della difesa, capitan Bermudez e Matellan sugli esterni. Basualdo, Serna e Battaglia (attuale allenatore, ndr) a coprire le spalle di Riquelme, in avanti Delgado e, ovviamente, Martin Palermo, miglior marcatore della storia del Boca con 236 segnature in 404 presenze, decisivo con la sua doppietta in quella notte d’oriente del nuovo millennio.
Trascorrono appena due giri d’orologio e Delgado, scattato sul filo del fuori gioco, pesca in area El Loco, il quale si inserisce alla perfezione e non sbaglia a due passi da Casillas. Lo stadio di Tokio sembra La Bombonera, il Boca passa a condurre e, dopo altri tre minuti, gli Xeneizes sono già in trance agonistica. Recupero su Helguera da parte della difesa, pallone a Riquelme che stoppa, controlla, alza la testa e fa un lancio di quaranta metri esattamente sui piedi di Martin Palermo che, dopo due rimbalzi, incrocia col mancino e segna un gol da spellarsi le mani. Impazzano i sismografi della capitale giapponese, ma, fortunatamente, non si tratta di terremoto. 2-0 per il Boca Juniors e siamo “solo” al quinto di gioco.
La reazione del Real Madrid non si fa attendere, con Figo che illumina dalla destra, Roberto Carlos che addomestica la corta respinta di testa di Ibarra e, dal lato corto dell’area di rigore, stoppa di petto e di collo sinistro in controbalzo fa secco Cordoba. Altro golazo, all’11’, i Blancos dimezzano praticamente subito lo svantaggio.
Le occasioni si susseguono da una parte e dall’altra. Riquelme sembra Maradona, Raul è tra i più pericolosi dei suoi, con i contributi di Guti, Roberto Carlos e Figo. Delgado parte in progressione, fa fuori tutta la difesa e impegna Casillas. Nella ripresa Riquelme mette i brividi su punizione ancora al portiere spagnolo, costringendolo alla deviazione sopra la traversa, mentre Raul sugli sviluppi di un angolo spedisce sul fondo da posizione vantaggiosa. Real che spinge a caccia del pareggio. Annullati un gol a Makelele prima e Raul poi, entrambi per fuorigioco, nel mezzo non viene sanzionato un fallo di mano sul cross di Roberto Carlos che poteva essere punito con il penalty. Del Bosque manda in campo anche Savio e Morientes in luogo di McManaman e Makelele, ma i maggiori pericoli arrivano ancora dai piedi di Figo che su punizione chiama Cordoba ad alzarla sopra la traversa. Nel finale spazio anche per Burdisso e Schelotto per gli argentini. Risultato che non cambierà più, il Boca è Campione del Mondo!
Ecco la rosa di quel meraviglioso Boca Juniors laureatosi Campione del Mondo:
Roberto Carlos ABBONDANZIERI

Detto El Pato, gioca col Rosario Central tra il 1994 e il 1997. Passa al Boca, ma sino al 2002 recita il ruolo di secondo portiere alle spalle di Cordoba. Diviene quindi il numero uno del club di Buenos Aires, con cui vince sei campionati, quattro Libertadores, due Coppe Intercontinentali, due coppe sudamericane e una Recopa. Dal 2004 al 2008 difende la porta dell’Argentina.
Oscar Eduardo CORDOBA

Con l’Atletico Nacional de Medellin nel 1988, la prima tappa della carriera. Nel 1993 giocò per Once Caldas e per América de Cali, squadra con la quale avrebbe vinto il campionato colombiano nel 1997. Passa al Boca Juniors e vi resta sino al 2002. Quando lo ingaggia il Perugia del vulcanico Luciano Gaucci, la sua esperienza umbra dura sola sei mesi, prima di andare in Turchia dove vivrà una buona seconda parte di carriera.

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