Privacy Policy La rosa del Napoli 1997-98 è qualcosa di straordinario

La rosa del Napoli 1997-98 è qualcosa di straordinario

5 Ottobre 2021

Avere o non avere Maradona fa tutta la differenza del mondo, ma di certo i tifosi partenopei non pensavano che solo pochi anni dopo aver ammirato le gesta di D10S, il Napoli sarebbe addirittura retrocesso in Serie B facendo una delle peggiori stagioni della propria storia (se non la peggiore). Parliamo della stagione 1997-98.

Un anno che possiamo definire storico per la Serie A. Perché, oltre alla disastrosa retrocessione del Napoli, ci ha raccontato lo sbarco di Ronaldo il Fenomeno, che iniziò sin da subito a stupire l’intero popolo italico con venticinque gol e giocate futuristiche. Il passaggio di Baggio dal Milan al Bologna che gli permise di rigenerarsi e poter andare al mondiale di Francia 1998 (di tanto così cit.). Di Mancini, bandiera sampdoriana, che, dopo quindici anni, lasciò i doriani per chiudere la sua brillante carriera alla Lazio. Di Bierhoff, il gigante buono tedesco, che trascinò la sua Udinese a uno storico terzo posto con ben ventisette gol, che gli valsero il titolo di capocannoniere. Di Hubner, il bomber di provincia per eccellenza, che esordì in Serie A alla soglia dei trent’anni con sedici gol, facendosi amare da tutto il mondo calcistico per il suo essere schietto e sincero, un uomo del popolo in cui era facile immedesimarsi. Della Juventus che si laureò campione d’Italia con il tandem offensivo Del Piero-Inzaghi supportati da Zidane. Dell’esordio in panchina di due tra i migliori allenatori italiani almeno della storia recente ovvero Malesani e Spalletti.

Quest’ultimo attuale allenatore del Napoli, la società che andremo ad analizzare. Ultimo posto in classifica, quattordici punti, frutto di due vittorie in trentaquattro giornate, maggior numero di sconfitte (ventiquattro) talvolta anche con risultati tennistici (6-2 contro la Roma, 5-0 contro l’Empoli, 5-1 contro il Bologna, 0-4 contro il Parma, 6-3 contro la Sampdoria), peggior difesa con 76 gol subiti, peggior attacco con venticinque gol fatti e quattro allenatori cambiati: Bortolo Mutti (1-5 giornata), Carlo Mazzone (6-9 giornata), Giovanni Galeone (10-19 giornata) e Vincenzo Montefusco (20-34 giornata).

Dati impietosi che descrivono alla perfezione la realtà di quell’anno dove la crisi finanziaria portò Ferlaino a cedere tutti i suoi prezzi pregiati (Boghossian, Pecchia, Colonnese, Milanese e Cruz). Ma ora passiamo in rassegna uno per uno i protagonisti di tale “impresa”.

1 – Giuseppe TAGLIALATELA

Ogni volta che leggiamo il nome di Pino ci scappa sempre un sorriso, è inevitabile pensare alle sue maglie personalizzate con il simbolo del pipistrello che gli valsero il soprannome di Batman. Un ottimo portiere che aveva nel parare i rigori il suo punto di forza (undici parati su ventisette) e che probabilmente avrebbe meritato di fare qualche presenza in Nazionale. A Napoli, Taglialatela ha espresso il suo miglior rendimento e anche nell’annus horribilis 1997-98 fu uno dei migliori della compagine partenopea e salvò il salvabile.

2 – William PRUNIER

Quando oggi vi dicono che non ci sono più i difensori di una volta, beh, forse pensando a Prunier è il caso di rivalutare il tutto. Ferlaino aveva anche garantito per lui dicendo: «Non sarà un adone, ma vi assicuro che è un giocatore di grande efficacia», probabilmente ingannato, secondo alcune voci, da qualche filmato che aveva visionato per acquistarlo. Della sua avventura italiana, fatta di sole tre presenze, ricordiamo soprattutto il modo in cui è stato umiliato da Balbo, autore di una tripletta in un Roma-Napoli 6-2 e la pagella della Gazzetta il giorno dopo: «Un pelatone forte e statico come una quercia secolare».

Ultime storie