La rosa del Napoli 1997-98 è qualcosa di straordinario
5 Ottobre 2021
21 – Alessandro SBRIZZO

Difensore cresciuto nel Napoli e lanciato da Lippi, nei suoi anni partenopei disputò solo quattro presenze in A sia a causa di alcuni infortuni che della difficile situazione economica-societaria del Napoli che portò alla retrocessione nel 1997-98. Nonostante ciò, Sbrizzo ricorda con piacere il suo trascorso napoletano: «Esperienza napoletana? In quel periodo sono stato accompagnato da infortuni non gravissimi ma fastidiosi. Nel momento più importante sono stato bloccato. Ho comunque conservato un ottimo rapporto con i miei ex compagni di squadra. L’allenatore a cui sono rimasto più legato non c’è, tutti hanno collaborato alla mia crescita come uomo e come calciatore».
22 – Bertrand CRASSON

Ferlaino salutò il nuovo acquisto belga come uno dei più importanti per la ricostruzione di un Napoli solido e competitivo. Fu acquistato dal Napoli per circa quattro miliardi per occupare la fascia destra. In due campionati collezionò quarantaquattro presenze senza nessun gol, ma anche con un impressionante numero di prestazioni assolutamente insufficienti che lo fecero entrare di diritto sul podio dei bidoni insieme a Prunier, Stojak e Calderon. Pensare che durante la sua presentazione disse: «Non mi sento inferiore a Ciro Ferrara».
23 – Ferdinando COPPOLA

Terzo portiere di quel Napoli, sfruttò l’occasione per esordire contro il Bari nell’ultima giornata nella gara pareggiata 2-2, facendosi notare dall’allora allenatore dell’Under 21, Marco Tardelli, che lo convocò senza però farlo esordire. Riuscì a giocare titolare nel Napoli solo con Novellino negli anni seguenti e il suo nome è stato uno dei tanti legati allo scandalo calcioscommesse in cui patteggiò per omessa denuncia.
24 – Mirko CONTE

Quella del 1997-98 fu la sua unica stagione nel Napoli, acquistato per 3,5 miliardi, collezionò solo nove presenze per poi essere ceduto a gennaio al Vicenza. Mai particolarmente rimpianto dai tifosi, viene ricordato soprattutto per un incredibile errore in una gara casalinga contro la Juventus, quando un suo appoggio maldestro portò Daniel Fonseca, per altro ex, a trafiggere il povero Taglialatela del tutto incredulo
25 – Reynald PEDROS

Un bel capellone incline alla rissa, “pallino” di Ancelotti. Possiamo definire così Pedros che prima di arrivare in quel Napoli, si fece conoscere in Italia giocando con il Parma. Ma più che per le sue gesta calcistiche, si mise in mostra per la sua folta chioma, per le sue frequenti scorribande nelle discoteche e, dulcis in fundo, per un caratterino un tantino rissoso, il che gli consentiva di collezionare parecchi cartellini di vario genere. Voglioso di conquistare la Nazionale per il Mondiale 1998, si trasferì a Napoli dove però restò solo tre mesi. Ignorato del tutto da Mutti, esordì subentrando a Calderon (che inizio promettente), poi fu schierato titolare nella gara persa a Bergamo contro l’Atalanta, per poi chiudere con un altro subentro al San Paolo contro l’Inter. A Napoli il francese legherà soprattutto con il connazionale William Prunier e il belga Bertrand Crasson, con i quali confesserà di condividere sarcasticamente la loro situazione partenopea, definita da lui definita pietosa e grottesca. Tra “campioni” ci s’intende.
26 – Marco ZAMBONI

Per Zamboni l’anno 1997-98 fu molto particolare: esordì il 5 ottobre del 1997all’89’ di Juventus-Fiorentina, in cui subentra al posto di Alessio Tacchinardi.Quanto si possa capire delle qualità di un giocatore in quel minuto scarso in cui è stato utilizzato Zamboni non è dato saperlo, fatto sta che proprio dopo quella gara la società e Moggi tratteggiano una valutazione negativa sul diciannovenne e decidono di cederlo. Nel mese di ottobre quindi va al Napoli, che proprio in quelle settimane passa dalla guida di Bortolo Mutti a quella di Carlo Mazzone. Qui Zamboni spera nel riscatto, ma disputerà appena quattro partite. L’esordio da titolare il 2 novembre al Dall’Ara è letteralmente disastroso, con il Bologna che passeggia 5-1 sui campani: tripletta di Roberto Baggio e doppietta di Kennet Andersson. Dopo soli 251 minuti giocati, riceve la seconda bocciatura in pochi mesi e viene ceduto nuovamente al Chievo Verona, in Serie B. A fine anno vivrà una duplice emozione legata alle due precedenti esperienze, nonostante lo scarso minutaggio. Da una parte, per l’unica presenza collezionata in bianconero, sarà anche lui campione d’Italia, dall’altra, invece, sentirà sulla sua pelle l’amara retrocessione del Napoli.

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