Privacy Policy La rosa della Croazia del '98 vince per distacco il premio "Astutillo Malgioglio" - Pagina 2 di 5

La rosa della Croazia del ’98 vince per distacco il premio “Astutillo Malgioglio”

2 Novembre 2021

6. Slaven BILIC

La sua carriera ha inizio nelle file dell’Hajduk Spalato dove compie tutto il percorso con le giovanili, fino all’esordio con la prima squadra nell’1988-’89. Difensore centrale scaltro ed astuto, è la Germania a puntargli gli occhi addosso per prima fuori dai confini nazionali. Passa così al Karlsruher, dove vi rimane per ben tre stagioni, collezionando cinquantaquattro presenze e togliendosi qualche piccola soddisfazione come l’approdo alle semifinali di Coppa UEFA nel 1993-94. Alle porte dell’europeo 1996, è proprio la nazione ospitante ad aprigli le braccia. Vola in Inghilterra, prima al West Ham United e successivamente all’Everton trascorrendo annate fatte di alti e bassi, prima di tornare in patria e appendere le scarpe al chiodo. Con la Nazionale disputa l’Europeo del 1996 ed è protagonista al Mondiale 1998 causando l’espulsione a favore di Blanc, nella semifinale persa dai croati per 2-1.

7. Aljosa ASANOVIC

Volto conosciuto anche in Italia. Chi è amante degli anni ‘90, non può certamente aver dimenticato il suo sbarco a Napoli. Arriva a vestire la maglia dei partenopei all’età di trentadue anni, con una buona esperienza alle spalle e tanti sogni. Il suo nome sbucò fuori dal mercato di riparazione di novembre, presentato come un ottimo centrocampista esterno, dalle spiccate doti atletico balistiche. Rapidità e un eccellente dribbling lo rendevano una spina nel fianco per molte difese avversarie. Tuttavia la sua esperienza in Italia si rivelerà fallimentare e all’ombra del Vesuvio lascerà la città con il peggior bilancio nella storia partenopea: ultimo posto e retrocessione con quattordici punti totalizzati e due sole vittorie in cassaforte. Totalmente diversa la sua esperienza in Nazionale, dove Asanovic si dimostra a tutti gli effetti un giocatore di rilievo ed indispensabile per i croati. Con la maglia a scacchi raccoglie 62 presenze complessive tra il 1990 e il 2000, risultando il primo storico marcatore dell’allora neonata nazionale croata, in una sfida amichevole con gli USA. È titolarissimo nel mondiale francese, dove darà il suo contributo nel cammino conclusosi incredibilmente in semifinale, con i futuri campioni del mondo.

8. Robert PROSINECKI

Eterno amante del dribbling. Un vero e proprio artista con la palla tra i piedi. Di suola preferibilmente, ma anche accarezzando la palla con l’interno del piede. Robert, cadenzava imprevedibili movenze che lasciavano l’avversario totalmente di stucco. Disegnava giocate impossibili, sfruttando il dribbling alla stessa maniera e con la medesima eleganza nella quale un pittore impugna il pennello. In sintesi un giocatore completo, in grado di creare superiorità numerica, costruire gioco, fornire assist impreziositi da bellissime giocate ma allo stesso tempo di farsi valere nel gioco aereo e nella protezione della palla grazie alle sue incredibili doti fisiche. Nasce in Germania da padre croato e madre serba, emigrati in cerca di fortuna. Sarà proprio in terra tedesca che Robert inizierà a muovere i suoi primi passi nel calcio dilettantistico. Che ci si trovasse davanti ad un giocatore fuori dal comune, lo notano subito gli addetti ai lavori della Dinamo Zagabria. Il ragazzo appena diciassettenne, regala numeri e sprazzi di fantasia a non finire, sebbene il suo caratterino ribelle talvolta condizioni le scelte dell’allora CT Blazevic. Da qui ha ufficialmente inizio un’ascesa pazzesca. Viene acquistato nel 1987 dalla Stella Rossa a completare il reparto di un centrocampo a dir poco stellare con i vari Jugovic, Savicevic e Stojkovic. Con i bianco rossi si laurea campione d’Europa nel 1991 ricevendo i corteggiamenti di svariate big europee. È il Real Madrid ad accaparrarselo per una cifra esorbitante. Con i Blancos vive tre stagioni di alti e bassi, al termine delle quali passa al Barcellona. Alla corte di Crujiff, ha la soddisfazione di affiancare Ronaldo il fenomeno, conquistando una Supercoppa di Spagna con ventisei presenze e due reti all’attivo. Tuttavia la sua esperienza nella penisola iberica si conclude l’anno seguente con la maglia del Siviglia. Rientrato in patria, all’età di ventotto anni dimostra di non aver ancora del tutto terminato la sua opera. Si guadagna presto la convocazione in nazionale per il mondiale del 1998 tornando ad essere un punto fermo del marchingegno di Blazevic e andando a rete nella gara contro la Giamaica. Come al solito, con una delle sue prodezze.

9. Davor SUKER

Nato a Osjek, fin da piccolo rivela un’innata passione per il calcio e lui ha le idee molto chiare di quello che vuol fare nella sua vita: il goleador. Il rettangolo gli dà ragione e la sua carriera sarà in divenire. Un vero falco da area di rigore, cresce calcisticamente nella squadra della sua città natale dove dimostra il suo fiuto naturale al gol. Capocannoniere del campionato con diciotto reti, si guadagna presto la chiamata delle big, approdando alla Dinamo Zagabria. Nel 1991 la sua concretezza e il suo carisma lo portano a Siviglia dove giocherà’ a fianco di Diego Armando Maradona. Il salto di qualità si compie nella stagione 1996-97 quando l’attaccante viene ingaggiato da un Real Madrid deciso a fare strage di trofei in Europa. Il croato sembra non accusare minimamente la pressione e con la nuova camiseta segna al suo primo anno ventiquattro reti. Con i Blancos conquista Liga, Champions League (ai danni della Juventus di Del Piero) e Supercoppa europea. La stagione 1998-99 di Suker inizia sotto i migliori auspici: la Croazia partecipa per la prima volta nella sua, seppur breve, storia ad un Mondiale e l’attaccante è una delle sue principali stelle. Purtroppo il sogno s’infrangerà ai quarti contro la corazzata francese ma nonostante tutto Davor si prenderà il titolo di miglior goleador della manifestazione.

10. Zvonimir BOBAN

Talento, tecnica, atletismo sono il mix perfetto che descrive questo assoluto campione. Di lui si accorsero i dirigenti rossoneri nell’estate del 1991, quando neanche ventiduenne, già vestiva la fascia da capitano della Dinamo Zagabria. Chiaro segnale di una personalità incredibile, spirito da leader e trascinatore indiscusso. Nel Milan “capelliano”, Zvone viene per i primi anni alternato al compagno Dejan Savicevic, giocatore talentuoso ma incredibilmente discontinuo. Boban entra pian piano nei meccanismi del giocattolino rossonero e conquista un posto da titolare che non lascerà più. Potremmo parlare di uno dei trequartisti più talentuosi degli anni ‘90, se non fosse per i numerosi infortuni che spesso lo hanno relegato fuori. Vederlo accarezzare il pallone sul tappeto di San Siro è qualcosa di sublime per gli occhi dei tanti tifosi, letteralmente incantati dalle sue magie. Anche la nazionale ha bisogno del suo repertorio, in occasione del mondiale 1998. Capitano dei Kockasti (gli Scaccati), schierato a ridosso delle punte, Zvone delizia le platee dei palcoscenici transalpini, regalando giocate fuori dal comune e contribuendo in maniera rilevante al raggiungimento della semifinale.