Privacy Policy La rosa della Croazia del '98 vince per distacco il premio "Astutillo Malgioglio" - Pagina 4 di 5

La rosa della Croazia del ’98 vince per distacco il premio “Astutillo Malgioglio”

2 Novembre 2021

16. Ardian KOZNIKU

Il trentunenne è un attaccante esperto, reduce da un’ottima stagione che lo ha visto dividersi fra l’APOEL Nicosia – dove ha segnato dodici reti in undici partite di campionato – e il Bastia, che l’ha acquistato durante il calciomercato invernale e con cui è andato a segno in cinque occasioni nelle dodici partite messe a referto. Il suo animo da giramondo lo ha già portato a vivere l’esperienza del campionato francese ed il Mondiale del 1998, per lui, è quasi una manifestazione “di casa”. Infatti, Kozniku calpesta l’erba dei campi transalpini sin dal 1994, quando il Cannes l’ha acquistato dall’Hajduk Spalato. Dopo due stagioni in Costa Azzurra, condite da venti reti, ecco la chiamata da parte del Le Havre. Sebbene al Mondiale resti sempre in panchina, dopo l’estate torna in patria per vestire la casacca della Dinamo Zagabria, prima di un’ulteriore esperienza in Carinzia e il definitivo ritiro con dopo la stagione 2001-02 con lo Hrvatski Dragovoljac.

17. Robert JARNI

Il primo grande club a puntare su di lui fu l’Hajduk Spalato nel 1986. Prestazioni di alto livello lo portano alla corte del Bari del patron Matarrese nel 1991. Colleziona cinquantadue presenze e tre gol in due stagioni, prima del passaggio al Torino. L’esperienza granata termina però velocemente. Passa alla Juventus, prima di chiudere definitivamente il suo cammino in Italia, iniziando una nuova avventura in Spagna. Vestirà le maglie di Betis, Real Madrid e Las Palmas prima di scrivere la parola fine alla sua carriera, terminata in Grecia con il Panathinaikos. In nazionale è stato detentore del record assoluto di presenze contandone ben 80, cifra poi superata dal compagno Dario Simic. Il Mondiale francese resta il punto più alto della sua carriera, dove giocò un ruolo rilevante nella conquista della medaglia di bronzo.

18. Zoran MAMIC

Photo: Tony Marshall – Empics – Getty Images

Tutto ha inizio dalla Dinamo Zagabria, a testimonianza ancora una volta, di cosa abbia veramente rappresentato la madrepatria per la maggioranza dei componenti di questa rosa. Una breve parentesi allo Zemun nel 1991-92 poi ancora Dinamo, con la quale conquista ben due campionati e due Coppe di Croazia. Vestirà le maglie di Bochum e Bayer Leverkusen con scarsi risultati sul campo. Sarà quindi di nuovo la madrepatria a ridargli nuovi stimoli ed obbiettivi con il ritorno alla squadra che lo aveva lanciato in alto, aggiudicandosi due campionati, una Coppa ed una Supercoppa di Croazia. Si ma questa volta da capitano. Con la nazionale maggiore vanta pochissime presenze, precisamente solo sei all’attivo, raccolte tra il 1996 e il Mondiale transalpino del 1998, senza però mai scendere sul rettangolo.

19. Goran VLAOVIC

Il piccolo Goran si appassiona al calcio fin dalla tenera età, sebbene i genitori lo indirizzino verso un’altra strada. Lo iscrivono ad un seminario per seguire le orme di uno zio divenuto sacerdote, ma la volontà e la sua passione sono mossi da un pallone che rotola incerto sui campi di periferia. Decide quindi di mettersi gli scarpini e provare ad inseguire il suo sogno. Rapidità di esecuzione ed un’esplosività inaudita sono il suo marchio di fabbrica. Comincia tra le file dell’NK Osijek, malgrado una serie di eventi avversi, tra i quali la perdita della madre, ne provino ad ostacolare il cammino. Nella primavera del 1992 è la Dinamo Zagabria a puntare su di lui e Goran ripaga dimostrando di avere un innato fiuto per il gol. Si aggiudica per due volte consecutive il gradino più alto della classifica cannonieri. I gol e le sue prestazioni stuzzicano il palato di svariate big europee, e proprio quando ormai Vlaovic sembra accasarsi all’Ajax, è il Padova ad avere la meglio. Alla corte dell’allora tecnico Mauro Sandreani, Goran completa il reparto d’attacco affiancando Beppe Galderisi ed un giovane Pippo Maniero. Con il Padova trascorre due stagioni tra alti e bassi raggiungendo cinquanta presenze e diciotto reti. Il 1996 segna il suo passaggio al Mestalla, dove vince una Coppa Intertoto, la Coppa del Re 1998-99 e la Supercoppa di Spagna, prima di emigrare in Grecia al Panathinaikos, con il quale chiuderà la carriera. Con la maglia a scacchi, si toglie svariate soddisfazioni personali, ma la più bella e memorabile resta indubbiamente quella del bronzo al Mondiale ‘98. Sua la seconda marcatura, che infrange definitivamente le speranze tedesche ai quarti di finale, prima del definitivo 3-0 di Suker. Continuerà a giocare in Nazionale fino al Mondiale asiatico del 2002, lasciando la selezione da capitano nell’ultima gara del girone con il Galles.

20. Dario SIMIC

Photo: Simon Bruty – Sports Illustrated – Getty Images

Memorabile la sua avventura in Italia. Approda a Milano dalla Dinamo Zagabria fortemente voluto dal patron Moratti per completare una rosa piena di stelle. Alla corte di Cuper vive una delle parentesi più convulse della sua carriera. Non sempre titolare, sfiora solo le venti presenze e la trasferta con la Lazio del 5 maggio 2002 (data indimenticabile per i tifosi nerazzurri), che lo vede escluso tuttavia dai convocati segna il suo allontanamento dall’Inter. Cosi insieme ad un certo Clarence Seedorf, si sposta verso l’altro lato del Naviglio accasandosi al Milan. Con i rossoneri vivrà sicuramente un periodo più prospero. Ancelotti gli da piena fiducia e lo schiera tra i titolari, variandogli in più occasioni il ruolo: da centrale a terzino di spinta in una difesa a quattro costernata da grandi nomi. La prima annata è piena di soddisfazioni e presenze, sebbene gli anni a venire vedano sopraggiungere una campagna acquisti che non guarda in faccia nessuno. Letteralmente impreziosita da mostri sacri del palcoscenico italo europeo, sbarcano a Milano Nesta e il gigante Jaap Stam, ostruendo la strada del croato, che si trova sempre più frequentemente rilegato fuori. È il preambolo di fine rapporto con il Milan e di fatto viene ceduto al Monaco nel 2008. Chiuderà la carriera in patria con la Dinamo Zagabria, dopo un’esperienza in Ligue 1 non molto soddisfacente. È stato un simbolo per anni della nazionale croata, raggiungendo le cento presenze in dodici anni. Partecipò al mondiale del 1998, del 2002 e del 2006 e le edizioni dell’europeo nel 1996, 2004 e 2008. Dopo l’addio al calcio giocato, ne abbiamo perso le tracce. C’è chi dice che sia uscito totalmente dal mondo del pallone, lasciandolo alle spalle come un semplice ricordo d’infanzia.