La rosa della Croazia del ’98 vince per distacco il premio “Astutillo Malgioglio”
2 Novembre 2021
21. Krunoslav JURCIC
Altro volto noto in Italia per gli amanti di fine anni ‘90. La cessione di Djibril Diawara al Bolton Wanderers segnò il suo arrivo all’ombra della Mole. Abile nel gioco aereo, centrocampista duttile e dinamico venne presentato come un vero Messia; la pedina che nel gioco di Mondonico avrebbe letteralmente spostato gli equilibri. Tuttavia, si rivelò presto un vero e proprio flop per i Granata, che furono costretti a trovargli una nuova sistemazione: destinazione Sampdoria. Anche qua le cose non andarono molto meglio, solo tre presenze con la maglia blucerchiata in un’annata completamente da dimenticare. Scaduto il contratto se ne persero del tutto le tracce. Con la maglia della nazionale partecipa all’edizione mondiale di Francia ’98 giocando ben tre incontri da titolare: con Giappone, Romania e l’atto conclusivo con gli Oranje nella gara del terzo e quarto posto. Gioca la sua ultima partita con gli scacchieri il 2 Settembre 2000, contro il Belgio, in un match di qualificazione per i mondiali nippo-coreani.
22. Vladimir VASILJ
Stessa sorte di Mrmic quella di Vasilj. Partecipa alle spedizioni mondiali del 1998 e del 2002, ma senza mai scendere in campo. Veste per due volte la maglia della Croazia, entrambe le volte in occasione dei match preparatori alla manifestazione iridata. Le sue buone prestazioni con la maglia dello Hrvastki Dragovoljac convincono Blazevic a convocarlo e l’anno successivo i dirigenti della Dinamo Zagabria per dargli una maglia da vice-Ladic. Rimane al Maksimir fino al 2001 e dopo alcune esperienze con l’NK Zagabria e il Varteks Varazdin, finalmente nel 2004-05 disputa la sua prima e unica stagione da titolare con la maglia blu. Dopo l’infruttuosa avventura turca con il Konyaspor, torna in patria per difendere i pali del Siroki Brijeg, con cui termina la carriera nel 2009.
Allenatore: Miroslav BLAZEVIC
Volto da professore, saggio insegnante di un calcio totalmente legato al tradizionalismo. Storico commissario tecnico di una squadra che si è presentata alle porte del mondiale come matricola, uscendone poi a testa alta da vera sorpresa. I meriti naturalmente sono anche i suoi. Spirito motivatore, schiera un 3-5-2 votato al contrattacco con ripartenze improvvise. Seleziona e si affida ad un gruppo di fidati interpreti del suo calcio che riproporrà costantemente durante tutto l’arco della competizione, arrivando ad usare solo quattordici dei ventidue giocatori in rosa. Ha guidato le panchine di altrettante nazionali tra le quali Svizzera, Iran, Bosnia Erzegovina, ma quello raggiunto con la sua Croazia nel Mondiale transalpino, è in assoluto il risultato più incredibile di tutta la sua intera carriera da commissario tecnico.
di Andrea Capolli
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