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La rosa della prima Lazio Campione d’Italia

6 Novembre 2021

Giancarlo ODDI

È uno dei “buttafuori” che Maestrelli piazza davanti a Pulici per preservare la sua porta. E con il biondo difensore cresciuto nel vivaio del Santos Roma il tecnico fa un investimento che coniuga la necessaria qualità alla tanta quantità. Il suo fisico scolpito nel granito costituisce un puntello fondamentale nella solida struttura che fa da barriera alla porta biancoceleste. Gioca ininterrottamente per tre campionati, senza saltare neanche un minuto. Poi, dopo oltre centotrenta presenze, viene ceduto al Cesena (insieme a Frustalupi) e con i romagnoli continua su ottimi livelli fino al 1982, centrando anche la storica qualificazione in Coppa UEFA nel 1975-76.

Sergio PETRELLI

Il centrale è uno degli altri granatieri che Maestrelli utilizza per dar forza e sostanza alla sua diga difensiva. Cresciuto nella Juventus, il marchigiano nel 1972 viene acquistato dalla Roma e, dopo un primo anno di ambientamento, con l’andar del tempo conquista sempre di più la fiducia del suo tecnico che, infatti, lo preferisce sempre di più a Facco. Resta all’Olimpico fino al 1976, lasciando il sodalizio capitolino dopo l’addio di Maestrelli per vestire nuovamente la maglia della Juventus. Un anno in bianconero e Petrelli trova il suo refugium per concludere la carriera in Abruzzo fra Tortoreto e L’Aquila.

Luigi POLENTES

È uno stopper roccioso che ha vissuto sulle sponde del Tevere la maggior parte della sua carriera. È il 1969 quando Polentes arriva a Roma e gli viene subito data una maglia da titolare, ma l’esplosione di Oddi – insieme ad alcuni gravi infortuni – ne limitano spesso l’impiego. Quando poi, dopo l’addio di Maestrelli, il suo diretto concorrente prende la strada di Cesena, torna per un periodo nell’undici di partenza. L’arrivo dalle giovanili di Manfredonia lo convince a dire addio alla Lazio dopo otto anni e centodieci presenze, per chiudere la carriera nel Modena.

Giuseppe WILSON

È lui il vero direttore d’orchestra della difesa. È un leader carismatico – talvolta anche troppo – che guida la retroguardia con la tranquillità di un veterano, sebbene arrivi a vestire i colori laziali nel 1969 a soli ventiquattro anni. I Biancocelesti lo prelevano dall’Internapoli insieme al compagno di squadra Chinaglia e proprio con Long John formerà quella colonna vertebrale su cui si reggono le fortune del sodalizio capitolino. Riesce anche a conquistare la maglia della Nazionale, disputando due partite del Mondiale 1974. Resta alla Lazio fino al 1980 quando poi verrà coinvolto nello scandalo del Totonero che lo costringe a dire basta a seguito della pesante squalifica di tre anni, poi commutata in amnistia dopo il successo del Mondiale del 1982.