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La rosa della prima Lazio Campione d’Italia

6 Novembre 2021

Vito CHIMENTI

Apparizione fugace quella nella Lazio dello scudetto per il buon Vito, una vita a dar battaglia nelle aree di rigore della Serie B e della Serie C, ma con tre dignitose stagioni in serie A, per un totale di 77 presenze e 13 reti. L’esordio in serie A arriva nel 1979 con la maglia del Catanzaro, poi la Pistoiese nel 1980-81 e infine l’Avellino. Dal 1982 al 1985 si ferma a Taranto, in C1, dove continua a farsi valere e dove termina la carriera. È lo zio di Antonio Chimenti, portiere che ben conosciamo.

Giorgio CHINAGLIA

Impossibile racchiudere quello che Long John è stato per la Lazio e quello che la Lazio ha rappresentato per Chinaglia, un qualcosa che va ben oltre lo storico Scudetto del 1974. Un sodalizio iniziato nel 1969, terminato nel 1976 e suggellato dalla spaventosa media di 75 presenze e 77 reti in Serie A, 34 presenze e 21 reti in Serie B e 35 presenze e 22 reti nelle coppe. Un bomber di razza, generoso e forte, capace di segnare in tutti i modi: una vocazione che conferma anche nella sua suggestiva esperienza americana con gli New York Cosmos a partire dal 1976, con lui nientedimeno che Pelé e Franz Beckenbauer. Resta in America fino al 1983, mettendo insieme 231 gol in 234 partite. Ma il suo meglio, quello che lo ha consacrato nel mito, lo ha regalato nella grande stagione 1973-74, quando letteralmente spezzava in due le difese avversarie insieme a Garlaschelli e D’Amico.

Paolo FRANZONI

Arriva a Roma nel mercato autunnale, esordisce col botto mettendo a segno la rete del provvisorio 1-1 nel derby del 9 dicembre del 1973, nella gara poi vinta dai biancocelesti. Sarà l’unico gol in dieci presenze nella stagione dello Scudetto. Resta in biancoceleste anche la stagione successiva, dove mette insieme altre dieci presenze e due gol, gli ultimi in Serie A.

Renzo GARLASCHELLI

Dieci anni di Lazio, dal 1972 al 1982, per un totale complessivo di 276 presenze e 64 reti. Di queste ben 14 nell’anno dello scudetto, tra coppe e campionato. È lui a guadagnarsi il rigore decisivo alla penultima giornata contro il Foggia, quello che poi Chinaglia trasforma regalando il tricolore ai biancocelesti. Ala di grande corsa e classe, è l’arma per aprire varchi anche nelle difese più ostiche, mettendo a segno gol ma soprattutto assist per Long John, partner perfetto in un’annata indimenticabile. Unico neo: l’espulsione alla penultima giornata, che lo costringe a saltare la festa dell’ultima giornata contro il Bologna.

Storie veramente di un altro calcio e di altri calciatori. Ma quella Lazio, e quegli uomini che l’hanno composta, restano nell’immaginario collettivo non soltanto dei tifosi biancocelesti: talento, grinta, gioco, sapientemente mescolati da quel gran maestro che è stato Maestrelli, capace di unire sotto una stessa bandiera non soltanto calciatori, ma uomini. Non una impresa qualunque. Un’impresa da campioni.

di Nando Di Giovanni e Yari Riccardi