La Serie A 1984-85 è la Lega più competitiva della storia?
25 Settembre 2021
AVELLINO
Geronimo BARBADILLO
Era impossibile che Geronimo passasse inosservato in campo. Con il suo “panettone” in testa, il centrocampista peruviano catalizzava le attenzioni dei tifosi – che lo soprannominano Tartufon – e degli appassionati che, oltre alla simpatia, gli avevano conferito il doveroso tributo di riconoscenza “tecnica”: le sue illuminanti giocate l’hanno reso uno dei simboli dell’epoca d’oro dell’Avellino. Dopo aver incrociato il percorso degli Azzurri con il suo Perù durante il Mondiale di Spagna ’82, il presidente degli irpini, Antonio Sibilia, decise di portarlo alla sua corte. Quella del 1984-85 rappresenta l’ultima delle tre stagioni vissute al Partenio e, seppur sia la meno prolifica sotto l’aspetto dei gol, è archiviata positivamente sia dal centrocampista peruviano che dai Lupi. Nel 1985 viene ceduto all’Udinese ed il Friuli diventa la sua casa. Girando per le vie del capoluogo, sarà facile incontrarlo.
Ramon Angel DIAZ
L’Avellino conclude la stagione con una salvezza relativamente tranquilla. Tuttavia, non sarà la stagione di maggior spolvero dei verdi. Non è neanche quella del buon Ramon, se si considera che con le sue cinque reti finali termina addirittura alle spalle di Angelo Colombo – che attaccante non è – nella classifica dei migliori marcatori di squadra. Ma quella targata 1984-85 è solo una temporanea battuta d’arresto che fa da spartiacque a due stagioni da incorniciare. Anche Diaz è arrivato in Italia nel 1982, subito dopo la kermesse iridata che, in mondovisione, l’ha visto bucare inutilmente la porta carioca di Valdir Peres nel derby col Brasile perso per 3-1. Lo sceglie il Napoli, ma l’arrivo all’ombra del Vesuvio coincide con una delle più storte annate della squadra partenopea. Il passaggio all’Avellino potrebbe rappresentare una bocciatura e invece Ramon ritrova il gol smarrito sulle colline dell’Irpinia. In tre stagioni mette a segno ventidue reti che gli valgono la chiamata della Fiorentina prima e poi dell’Inter che l’acquista come “tappabuchi” dell’ultimo minuto al posto di Madjer. Si rivela, invece, un attaccante completo e maturo: la spalla ideale per Aldo Serena e per l’Inter che va alla conquista del suo Scudetto dei record. Altri due anni a suon di gol passati in quel del Principato di Monaco, prima di tornare al River Plate che l’ha lanciato e concedersi l’avventura in Giappone per poi appendere le scarpette al chiodo.
COMO
Dan CORNELIUSSON
L’onda scandinava che travolge il massimo campionato vede nella dinamica punta acquistata dal Como una delle operazioni di mercato più interessanti dell’intera estate. Infatti, il dinamico centravanti è stato acquistato dallo Stoccarda, formazione che – anche grazie alle sue dodici reti – è tornata sul tetto della Bundesliga dopo trent’anni dall’ultimo successo. Dopo l’ottima stagione conclusa con l’Avellino alla guida dei lariani c’è Ottavio Bianchi che vede nello svedese il miglior partner d’attacco per Borgonovo, astro nascente dei lombardi. E le attese vengono ripagate più se non oltre le attese. Corneliusson pianta le sue tende in riva al lago, rimanendovi fino al 1989, anno in cui i comaschi vengono retrocessi in Serie B. Dan è e sarà un pilastro del Como che verrà, levandosi non poche soddisfazioni con la maglia biancoblu. Qualche infortunio di troppo ne inficia il rendimento durante la stagione in esame, ma le due reti che segna sono pesantissime: alla seconda giornata, un suo acuto consente ai compagni di squadra di tornare dall’Olimpico di Roma con un punto grazie al suo pareggio ad undici minuti dalla fine dopo il gol di Cerezo, mentre è decisivo per la vittoria in rimonta al Sinigaglia contro l’Avellino nel primo match del 1985.
Hansi MÜLLER
Il suo dualismo con Evaristo Beccalossi con la maglia dell’Inter nelle due stagioni precedenti lo ha messo particolarmente sotto la luce dei riflettori. E quella che era una naturale incompatibilità è finita per esplodere al termine del campionato 1983-84: la dirigenza nerazzurra, infatti, ha risolto il dilemma cedendo entrambi i duellanti. Mentre il Becca si accasa alla Sampdoria e Liam Brady fa il percorso inverso, Hansi cerca la sua dimensione nella placida Como, dove avrà finalmente l’occasione di mettere in mostra il suo talento. Almeno nelle sue speranze. Che – ahilui – rimangono tali, visto il rendimento ben al di sotto delle aspettative. I lariani centrano sì la salvezza, ma l’unico acuto di una stagione opaca giunge nel giorno della Befana, in cui Müller lancia la rimonta dei compagni di squadra, realizzando un calcio di rigore. Le sue ginocchia, preziose e fragili come il suo talento, non gli diedero una mano ed alla fine della stagione, salutò tutti e si diresse in Austria dove giocò fino al 1990.
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