Privacy Policy La Svezia di bronzo a USA ’94 fa parte del Sacro Graal della Nostalgia

La Svezia di bronzo a USA ’94 fa parte del Sacro Graal della Nostalgia

29 Ottobre 2022

La Svezia è terra di secolari tradizioni, tra lo stoicismo dei vichinghi e le köttbullar, oltre che al proverbiale rigore e senso del lavoro, che ha reso la terra scandinava la capitale mondiale della fabbricazione di mobili.

Per quanto concerne lo sport Blågult non è semplice dare una definizione univoca della passione del popolo scandinavo in materia sportiva, tant’è che nella classifica del giornale Dagens Nyhether sugli esponenti più grandi della storia della nazione ci sono cinque discipline sportive nelle prime cinque posizioni, con a capo l’inarrivabile Björn Borg, seguito a ruota da Zlatan Ibrahimovic.

Curiosamente, alla grandezza di questi due atleti segue una tradizione non troppo favorevole nel calcio e nel tennis svedese, che ha sì alti esponenti ma mai una scuola in grado di offrire campioni in serie in queste discipline.

Eppure il calcio svedese ha avuto il massimo momento di splendore nel primo dopoguerra, quando tre scandinavi hanno sorpreso il mondo e l’Europa: il Gre-No-Li, il trio che condusse la Svezia alla vittoria dello storico oro olimpico di Londra 1948 e arrivati a un soffio dal titolo mondiale del 1958 (dove Nordahl non prese parte alla rassegna per dispute con la federazione), quando nei campionati del mondo disputati in casa si arresero soltanto al Brasile di Pelé.

Inoltre Gunnar Gren, Nils Liedholm e Gunnar Nordahl hanno fatto anche la fortuna del Milan, riportando uno Scudetto che al Diavolo mancava da oltre quarantaquattro anni. Nordahl inoltre è il miglior marcatore della storia milanista, con 221 centri, mentre Liedholm ha lanciato, negli anni sulla panchina rossonera, la carriera di Paolo Maldini, giocatore più presente e vincente dei Casciavit.

A livello internazionale, le compagini svedesi sono riuscite a imporsi due volte: nel 1982, quando l’IFK Göteborg vinse la Coppa UEFA ai danni dell’Amburgo – nella sfida in panchina tra Sven-Göran Eriksson ed Ernst Happel – e nel 1987 quando toccò al Dundee United cedere il passo ai sempre ai biancoblu.

La seconda generazione d’oro è quella di inizio anni ’90, dove tra il 1992 e il 1994, vengono fatti registrare due risultati esaltanti e inattesi. Nel 1992, nell’Europeo giocato in casa, le Tre Kronor si sono arrese solo in semifinale alla più quotata Germania, che poi perderà clamorosamente la finale contro la Danimarca.

Nel 1994, complice l’entusiasmo per la rassegna continentale, la Svezia riesce a raggiungere il suo secondo miglior piazzamento iridato della storia: il terzo posto, arrivato dopo una cavalcata irripetibile, e interrotta solo dallo stellare Brasile trascinato da Romario. La gara coi Carioca è il secondo atto di quel torneo: infatti il primo si registra nel girone eliminatorio, dove a completare il quartetto del gruppo B c’erano Camerun e Russia. Stando ai pronostici, i giallo-azzurri partono dietro a tutti.

La Svezia dà il via alla rassegna iridata il 19 giugno, nel catino di Pasadena, il leggendario Rose Bowl, in clima afoso, sopra i quaranta gradi. Una condizione climatica decisamente favorevole ai camerunensi, avversari di giornata, ma dopo otto minuti sono proprio gli scandinavi a sbloccare con una incornata di Ljung. I Leoni Indomabili tuttavia trovano la forza di ribaltare la contesa con Embé e Omam-Biyik, ma a un quarto d’ora dal termine Dahlin pareggia la contesa, e portando entrambe le compagini a un punto in classifica, dietro al Brasile.

Lo stesso Dahlin sarà il grande eroe nella seconda giornata, con una doppietta decisiva contro la Russia, dopo che i russi hanno sbloccato la gara col rigore di Salenko, pareggiato sempre dagli undici metri da Brolin. La gara che convince il mondo della bontà della spedizione svedese è l’ultima partita del girone, quando gli scandinavi impongono il pari al quotatissimo Brasile, con reti di Kennet Andersson e Romario, portando le squadre alla fase eliminatoria, con i sudamericani primi nel girone.

Il sorteggio sorride agli scandinavi, che il 3 luglio a Dallas fronteggiano la Cenerentola della rassegna: l’Arabia Saudita, battuta con qualche patema di troppo con le reti di Dahlin e la doppietta di Kennet Andersson, che trova il secondo sigillo nel finale, dopo il gol della speranza saudita di Al-Ghesheyan.

Anche il quarto di finale, a Palo Alto il 10 luglio, è una vera e propria sorpresa difficilmente pronosticabile prima della rassegna: infatti a fronteggiare la Svezia c’è la Romania che ha eliminato a sorpresa l’Argentina, rimasta orfana di Maradona. Gara disputata alle 12:30 di un pomeriggio californiano che per ottanta minuti non regala sussulti, ma che si infuoca negli ultimi dieci minuti, con due marcature di calciatori della nostra Serie A: Brolin e Raducioiu mandano la contesa ai supplementari, dove lo stesso Raducioiu trova la personale doppietta che illude i romeni, ma gli svedesi sono durissimi a morire e trova il pari al minuto 115 con l’inarrestabile Kennet Andersson, prima di spuntarla alla lotteria dei calci di rigore.

Ancora al Rose Bowl va in scena il secondo atto “gialloverdazzurro”, con gli scandinavi che restano guardinghi al fine di non offrire il fianco ai carioca, più forti tecnicamente, ma l’espulsione di Thern condiziona la gara dei Blågult, e Romario colpisce nella maniera più beffarda: di testa, lui che non è propriamente un gigante. La delusione è tanta, ma la finale di consolazione vede gli svedesi divorarsi i bulgari di Stoichkov con un perentorio 4-0 firmato da Brolin, Mild, Larsson e Kennet Andersson che consegnerà una meritata medaglia di bronzo alle Tre Kronor.

Oggi, per celebrare il un grande come Klas Ingesson che se ne andò da questa vita terrena (ma mai dai nostri cuori) già otto anni fa, abbiamo deciso di passare in rassegna la rosa dei ventidue eroi di bronzo di USA ’94.

Thomas RAVELLI (IFK Göteborg)

Definirlo una leggenda dalle parti di Göteborg è decisamente superfluo: diciotto stagioni tra i pali dell’IFK e otto titoli svedesi in bacheca. Le sue prove gli varranno le chiavi della porta scandinava, difese in maniera sicura anche durante la rassegna statunitense, che lo vedranno eroico nella lotteria dei rigori contro la Romania.

Lars ERIKSSON (IFK Norrköping)

Photo: Mary Evans – Allstar – Stewart Kendall

Non prese parte a nessuna gara dei mondiali, tuttavia si guadagnò il pass iridato grazie agli anni di militanza al Norrköping, dopo le stagioni all’Hammarby. Dopo i Mondiali vestirà da riserva la maglia del Porto, con cui vincerà ben tre titoli di Portogallo.

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