Privacy Policy La TOP 11 (+7) della Reggiana degli anni '90

La TOP 11 (+7) della Reggiana degli anni ’90

3 Aprile 2021

Domenica 1° maggio 1994. Mentre tutta l’Italia, commossa, segue con apprensione gli ultimi istanti della vita terrena di Ayrton Senna, dopo il terribile schianto sul circuito di Imola, c’è un’altra storia da raccontare. È quella della Reggiana, alla prima stagione nella massima serie, che scala una “Cima Coppi” di incredibile altezza andando a conquistare una salvezza insperata.

L’anticipo dell’ultima giornata tra Parma e Piacenza, per permettere ai ducali di prepararsi al meglio alla finale di Coppa delle Coppe, è finito a reti bianche, con gli ospiti che hanno un punto di vantaggio sulla squadra di Pippo Marchioro. Quest’ultima è attesa dalla trasferta di San Siro, contro il Milan già certo del tricolore, peraltro distratto dalla finale continentale in programma ad Atene contro il Barcellona. Gli uomini di Capello, pur non schierando l’undici migliore, sono comunque i dominatori di quegli anni ed è difficile pensare ad un “regalo”: con il pareggio la Reggiana va allo spareggio, ma trova addirittura lo spiraglio per vincere, con un gol di rara bellezza siglato da Max Esposito, che con un esterno destro manda la palla all’angolo opposto. Nel finale, poi, serve un miracolo di Taffarel su Massaro per blindare il risultato, con Gigi Cagni ed i giocatori del Piacenza attoniti in tribuna.

Quello è l’apice della Reggiana in Serie A, in una delle tre stagioni ai massimi livelli del club emiliano: l’anno dopo, nonostante l’innesto del russo Igor Simutenkov, che oggi spegne quarantotto candeline, arriva la retrocessione. Due anni dopo, dopo la promozione marchiata Ancelotti, un altro ritorno in cadetteria.

Scopriamo però la Top 11 dei granata negli anni della massima serie, non solo in termini di risultati ma anche di veri e propri simboli di calcio e nostalgia.

Claudio André TAFFAREL

Il primo “vero” portiere brasiliano. Ricordate Valdir Peres, non esattamente il punto di forza del Brasile 1982? Ecco, scordatevelo. Taffarel è un estremo difensore affidabile, che arriva ai “nemici” del Parma anche per ragioni di marketing, ma in tempi di stranieri contingentati serve far spazio ad altri e il numero uno verde-oro approda alla Reggiana. Nella stagione della salvezza gioca 31 volte con un rendimento tutt’altro che banale, piazza una parata miracolosa nel finale del match col Milan e si prepara così al Mondiale 1994, dove a Pasadena solleva il trofeo iridato dopo la lotteria dei rigori con l’Italia. Rimane disoccupato e sapete cosa fa? Torna a Reggio, gioca al torneo parrocchiale in città, da attaccante, prima di riprendere il posto tra i pali con Atletico Mineiro e Galatasaray.

Giuseppe ACCARDI

Ieri calciatore, oggi procuratore. Ma con uno stile inconfondibile e per nulla abituato ai “non detti” del mondo del pallone. Il palermitano Beppe Accardi è un uomo che sa far ridere, con la battuta sempre pronta, ma che non difetta certo per trasparenza e sincerità: lui, infatti, dice sempre quello che pensa. Che questo, a volte, possa anche essere un difetto lo dimostra una parte della carriera: all’Inter, dove era arrivato dalla Cavese, sfida il Trap dicendo: «O gioco, o me ne vado». E il tecnico milanese lo mette alla porta. Alla Reggiana approda nel 1992 dopo un lungo peregrinare per il Sud e firma un biennio importante, tra promozione e salvezza; passa poi in prestito al Venezia di Zamparini, prima di un’esperienza esotica in Indonesia. D’altronde, lui, banale non lo è mai stato.

Michele ZANUTTA

Sette è il numero perfetto. E sono anche le stagioni in granata di questo difensore friulano dal carattere schivo ma capace in campo di farsi sentire. Di farsi “intendere”, si direbbe in modo dialettale da queste parti. Arriva a Reggio nel 1988-89 dopo aver esordito in A con la Sampdoria e lì avviene l’incontro che cambia la carriera, quello con Pippo Marchioro: “Con le sue idee chiare, gli allenamenti avveniristici e la sua coerenza mi ha fatto diventare il giocatore che sono” dirà in una intervista a fine carriera. In granata colleziona oltre 200 presenze e, da capitano, fa parte della retroguardia che il 1° maggio a San Siro fa “muro” davanti al Milan, impedendo ai campioni d’Italia di segnare e scrivendo la più bella pagina della storia del club.

Filippo GALLI

Prima dell’esplosione di Billy Costacurta è un perno imprescindibile della difesa del Milan, che si avvia a dominare in Italia, in Europa e nel mondo sotto la guida di Arrigo Sacchi. Due anni prima del suo arrivo a Reggio gioca titolare la finale di Atene contro il Barcellona, sollevando al cielo la terza Coppa dei Campioni nell’arco di un lustro, segnalandosi tra i migliori in campo: arriva a Reggio nell’autunno 1996, mettendo a disposizione di una squadra destinata alla B con intelligenza, applicazione e senso di appartenenza, sostituendo l’infortunato Gregucci ed un Grun sottotono. Rimane anche l’anno seguente, in B, prima di chiudere con Brescia, Watford e Pro Sesto, ritornando poi alla base nel settore giovanile rossonero.

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