La TOP 11 (+7) della Reggiana degli anni ’90
3 Aprile 2021
Luigi DE AGOSTINI
Di lui ci si ricorda, ingiustamente, per un rigore sbagliato a Firenze in maglia Juventus, nel giorno del grande rifiuto di Roberto Baggio di presentarsi dal dischetto contro la sua ex squadra. Ci si dimentica, tuttavia, della sua capacità di ricoprire un’infinità di ruoli, in difesa e a centrocampo, rendendosi utile a tutti i tecnici che in carriera lo hanno allenato, partecipando peraltro ad Euro 1988 e ad Italia 1990. Con una curiosità: la prima “10” bianconera post Platini, nel 1987, la veste lui. Dopo una stagione all’Inter, dove viene espulso per scambio di persona con Tramezzani, chiude con un biennio a Reggio, una sorta di seconda giovinezza per lui, dove mette a disposizione del gruppo tutta la propria esperienza.
Giuseppe SCIENZA
Questo giocatore di Domodossola, prelevato nell’anno della storica promozione nella massima serie dalla Reggina, è uno dei perni imprescindibili della Reggiana di Pippo Marchioro. Dotato di una tecnica sopraffina, Scienza è il direttore d’orchestra dei granata, ma sa anche togliersi soddisfazioni personali: il 9 gennaio 1994 disegna una perfetta parabola su punizione, sotto una pioggia torrenziale, che batte imparabilmente Abate e regala il successo di misura sull’Inter, che quell’anno rischia la retrocessione ma vincerà comunque la Coppa UEFA. Scienza passa al Torino, poi al Venezia e ritrova la massima serie col Piacenza, ma rimane uno dei giocatori più amati a Reggio.
Eugenio SGARBOSSA
Una felice intuizione di mercato della dirigenza della Reggiana è questo centrocampista padovano che gioca col 5 sulle spalle, in tempi in cui quella maglia è solitamente appannaggio dello “stopper”. I granata lo hanno prelevato dal Monopoli e ne fanno un perno della mediana che, nel giro di due stagioni, sale in A: giocatore generoso, si completa alla perfezione con Scienza, con cui è complementare. Rimane a Reggio fino al 1996, collezionando 150 presenze, per poi passare alla Spal e avviarsi verso il finale di carriera. Da allenatore guida ad inizio millennio l’ambiziosa Poggese, domina il campionato di Eccellenza, ma viene esonerato a promozione ormai ottenuta. In seguito è vice di Soda allo Spezia.
Massimiliano ESPOSITO
Quando un gol ti cambia la vita. Il tiro a tre dita che batte Ielpo e va ad insaccarsi sul secondo palo, regalando così la salvezza sul campo del Milan di Fabio Capello rappresenta l’apice della carriera di Speedy Esposito: non male per uno arrivato dalla C2, esattamente da Catanzaro, e capace di resistere al quadruplo salto morale avanti con cinque reti, di cui quattro firmate nelle ultime sette partite. L’ala napoletana lascia poi Reggio dopo la retrocessione dell’anno seguente, approdando alla Lazio dove lo vuole a tutti i costi Zeman: fa doppietta all’esordio ma è chiuso da Rambaudi, Casiraghi, Signori e Boksic, per cui torna a casa, all’ombra del Vesuvio, chiudendo poi col calcio di Serie A a Brescia, insieme a Baggio e Guardiola. Nel 2008 ha vestito i colori azzurri al mondiale di beach soccer, prima di diventare commissario tecnico della nazionale.
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