Privacy Policy La Top 11 dei calciatori usciti dalla cantera del Newell's Old Boys potrebbe vincere contro chiunque - Pagina 2 di 3

La Top 11 dei calciatori usciti dalla cantera del Newell’s Old Boys potrebbe vincere contro chiunque

2 Marzo 2021

Maxi RODRIGUEZ

«Piuttosto che vestire una maglia che non sia quella del Newell’s in Primera Division, mi ritiro». Parole e musica di Maxi Rodriguez, nel 2017, quando cinque anni dopo esser tornato dal Liverpool capisce che nel club di cui è leader non c’è più posto. Già, perché nel 2012, dopo aver vestito le maglie di Espanyol, Atletico Madrid e Reds, Maxi saluta Anfield e torna al capezzale del club di cui “prima sono tifoso, poi giocatore”. Le cose vanno bene, col titolo conquistato nel 2013 ed il rigore in semifinale mondiale che stende l’Olanda e qualifica la nazionale alla gara decisiva con la Germania, per poi precipitare qualche anno più tardi, quando arriva il divorzio: siccome Maxi non si rimangia quello che ha detto, non firma per nessun altro club argentino ma per gli uruguayani del Peñarol, dove conquista due campionati, continuando a sfrecciare sulla fascia come se il tempo non fosse mai trascorso. Nel 2019, infine, un altro ritorno al Newell’s, perché, come cantava Venditti, certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano.

Nestor Roberto SENSINI

Un uomo per tutte le stagioni. E anche per tutti i ruoli. Quello che nel futsal si chiamerebbe universale e che, una volta, si definiva “jolly”. Vince il titolo in patria nel 1988, con il Newell’s, non prima di aver esordito nella Seleccion con solo una ventina di presenze in campionato alle spalle; arriva a Udine dove rimane quattro stagioni, facendo coppia con Balbo, prima di passare al Parma di Nevio Scala, che deve rimpiazzare il suo numero sei, il belga Grun. Gli anni coi ducali sono ricchi di soddisfazione: apre la rimonta al Milan nella finale di ritorno della Supercoppa Europea 1993, poi solleva al cielo la Coppa UEFA. Ma non sono gli unici successi italici del Boquita, che alla Lazio ha meno spazio ma porta a casa lo scudetto, una Coppa Italia ed un’altra Supercoppa Europea, prima di chiudere con Parma e Udinese, ovvero da dove aveva iniziato.

Americo GALLEGO

«Eccomi a casa». Sono dichiarazioni non banali quando, qualche anno fa, El Tolo torna per la seconda volta sulla panchina del Newell’s. Già, perché oltre alla parentesi di allenatore nel 2003-04, Gallego ha vissuto in maglia rossonera alcuni passaggi salienti della carriera: il debutto, il 15 dicembre 1974 nel 3-1 al Talleres, il primo gol, l’anno seguente contro il Gimnasia, e la definitiva affermazione. Già, perché il 25 giugno del 1978 è in campo, con la maglia numero sei, a difendere l’orgoglio rosarino nella finale del mondiale tra Argentina e Olanda, che si chiude sul 3-1 in favore degli uomini di Cesar Luis Menotti, in una delle 73 presenze con l’albiceleste, micca bazzecole. Nel 1980 passa al River Plate, unico altro suo club della carriera, per poi iniziare ad allenare. Al Newell’s, nel 2004, ha vinto il torneo Apertura, aggiudicandosi il titolo dopo un duello col Velez.

Lionel MESSI

19 anni dopo spunta un'intervista inedita a Messi. Roba da collezionisti

Difficile dire qualcosa che non sia già stato detto o scritto sul re, insieme a CR7, del calcio del nuovo millennio, perfetto numero dieci di questo undici immaginario. Il suo legame al Newell’s, dove ha giocato parte delle giovanili prima di approdare a Barcellona, è noto e non è un caso che la Pulce abbia festeggiato il primo gol dopo la scomparsa di Maradona con la maglia rossonera, peraltro vestita anche dal Diez a fine carriera. I record non si contano, le vittorie neanche: tra queste, dieci Liga in bacheca e quattro Champions League, oltre a ben sette titoli di Pichichi. Tra le curiosità di un campione immenso l’espulsione all’esordio con la nazionale, nel 2005 contro l’Ungheria, quasi un presagio su un feeling mai sbocciato del tutto con l’Albiceleste e privo di successi, eccezion fatta per l’oro olimpico di Pechino 2008. 

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