La TOP 11 dei giocatori fatti debuttare in A da Boskov
28 Marzo 2021
SinišaMIHAJLOVIĆ
Non è un caso se ogni volta che parla del suo amico-papà Vujadin Boskov, Mihajlovic non riesce a trattenere le lacrime. In quasi tutte le conferenze stampa, le interviste che l’attuale allenatore del Bologna rilascia, c’è sempre un aneddoto, una battuta, un accenno al suo maestro. “E’ mio figlio, l’ho portato io qua in Italia”; queste le parole di Boskov quando gli chiedevano di Mihajlovic. Impossibile, quindi solo provare ad immaginare quale tipo di rapporto ci fosse tra questi due grandi uomini di calcio. Con Boskov, Siniša Mihajlovic esordisce con la maglia della Roma nel 1992 dando così il via ad una carriera straordinaria prima da difensore e poi da allenatore che, a distanza di quasi trent’anni dal suo arrivo nel nostro paese, è ancora ben lungi dalla sua conclusione. Il Sergente Mihajlovic, uno tra i più grandi tiratori di punizioni di tutti i tempi, ha vinto praticamente tutto nella sua carriera. La sua annata d’oro presumibilmente il 1991, anno in cui con la maglia della Stella Rossa, con compagni di squadra quali Prosinecki e Pancev, vince campionato, Coppa dei Campioni (contro l’Olympique Marsiglia ai rigori) e Coppa Intercontinentale (trionfo 3-0 contro i cileni del Colo Colo).
Roberto BREDA
Debutta appena diciannovenne in serie A con la maglia della Sampdoria, gettato nella mischia da Boskov nell’ultima mezzora di una partita scorbutica contro la Lazio; il suo ingresso non aiuterà la squadra a cambiare le sorti dell’incontro, vinto dai biancocelesti con il gol, unico e decisivo, del mitico Dezotti. Passa in seguito al Messina dove resta per due anni, ma è con la Salernitana che Breda troverà la sua consacrazione da calciatore, totalizzando quasi 200 presente con la maglia granata. Gli ultimi anni di agonismo li disputa con le maglie di Parma, Catania e Genoa, prima di cominciare una lunga carriera da allenatore. Può vantare tre presenze con la Nazionale Under 21.
Attilio LOMBARDO
Gli hanno affibbiato tanti soprannomi: Bombetta, Popeye e, durante la sua militanza nel Crystal Palace, Bald Eagle, ma la frase che più lo contraddistingue è sicuramente “Lombardo è come Pendolino che esce dalla galleria”, pronunciata, indovinate un po’ da chi, Vujadin Boskov. Attilio Lombardo inizia la sua carriera calcistica al Pergocrema, prima di spostarsi di pochi chilometri, all’ombra del Torrazzo cremonese. In grigiorosso, sotto l’egida del grande Tarcisio Burgnich, si trattiene per quattro anni, facendo già vedere quelle che poi sarebbero diventate le sue caratteristiche: piglio, corsa, progressione, dribbling e tiro. Approda alla Sampdoria, dove Boskov lo fa esordire in Serie A, da titolare, il 27 agosto del 1989 all’Olimpico contro la Lazio; vittoria per 2-0 dei blucerchiati e Lombardo già idolo dei tifosi. Assoldato dalla Juventus, disputa due discrete stagioni in bianconero, prima dell’esperienza in Premier League con la maglia del Crystal Palace. I supporters delle Eagles lo eleggono subito come beniamino grazie alla generosità e all’autorità con cui agisce da vero e proprio stantuffo sulla fascia. Torna in Italia alla Lazio per poi chiudere la sua carriera da calciatore alla Sampdoria, la squadra che lo aveva lanciato ad alti livelli. Anche a proposito di trofei, Lombardo non si è fatto mancare nulla: tre scudetti, due Coppe Italia, una Champions League con la Juventus, l’Intercontinentale contro il River Plate, due Coppe delle Coppe con Samp e Lazio, due Supercoppe europee e due italiane. Conta anche diciotto presenze con la maglia azzurra, arricchite da tre gol.
Srečko KATANEC
Centrocampista duttile e intelligente, Srečko Katanec, sloveno di Lubiana, fu una delle intuizioni più geniali di Boskov. Giocava nello Stoccarda, compagine che perse la finale di Coppa Uefa 1988-89 contro il Napoli. Pochi mesi dopo, Katanec era pedina inamovibile del centrocampo sampdoriano. Spesso, anche contro il parere della squadra, viene schierato titolare a danno di mostri sacri come Toninho Cerezo, ma nei suoi primi tre anni in maglia blucerchiata sono poche le volte in cui non si guadagna almeno la sufficienza. Esordisce come Lombardo il 27 agosto del 1989 e fin da subito dimostra di essere un mediano grintoso e capace. A Genova viveva nello stesso palazzo di Boskov. L’ironia della sorte li mise di fronte alcuni anni dopo ad Euro 2000, allenatori di Slovenia e Jugoslavia, in una partita folle terminata 3-3, quando gli sloveni erano in vantaggio di tre gol e di un uomo per l’espulsione di Mihajlovic. La tensione per una guerra non ancora finita, la rivalità accesissima tra nazioni che nascevano e altre che rischiavano di sparire non mutarono la stima e l’amicizia tra Boskov e Katanec, uomini veri, al di sopra dell’odio e del rancore. Katanec riesce a vedere l’alba della sua Nazionale ed a vestirne la maglia per cinque volte, segnando anche un gol in trasferta contro l’Ungheria. Riveste attualmente l’incarico di commissario tecnico dell’Iraq, dopo aver allenato l’Olympiakos in Grecia e diverse nazionali, tra cui la sua Slovenia.
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