Privacy Policy La TOP 11 dei giocatori usciti dal settore giovanile del Lecce

La TOP 11 dei giocatori usciti dal settore giovanile del Lecce

31 Marzo 2021

E sono cinquantadue. Chissà se il giovane Checco si sarebbe mai immaginato, qualche anno fa, di finire dritto nel Pantheon dei giocatori cresciuti e pasciuti all’ombra di Sant’Oronzo. Certo l’avrà sognato ed il suo esempio fa scuola per tutte le generazioni di nuovi salentini che, nel corso degli anni, sono andati e continuano ad andare dietro ad un pallone. Con l’auspicio di vestire, un giorno, la casacca giallorossa. Noi abbiamo provato a restituirgli un po’ di quella gioia che lui – per quasi un decennio – ci ha donato a suon di sgroppate e rovesciate. Di gesta e di gol che hanno fatto animare ed esaltare non solo il pubblico del Via del Mare, ma anche quelli del Sant’Elia, dell’Olimpico, di San Siro e del San Paolo.

Abbiam provato a ripescare negli almanacchi per comporre la nostra Top 11 ideale di ragazzi che, cresciuti nella cantera leccese, sono riusciti a toccare vette d’eccellenza. Seppur non necessariamente con il giallorosso dei Lupi indosso. Non è stato facile, ma è stato altrettanto entusiasmante mescolare le storie di ragazzi di ogni epoca che, come fil rouge – anzi, jaune-rouge – hanno avuto quei colori sulla pelle, li hanno esaltati e li hanno resi immortali.

Ed allora come celebrare se non così il compleanno di Moriero? Diamo lustro a Lecce ed al Lecce. Un po’ come fece lui, in quel pomeriggio d’agosto, sugli scarpini di Recoba, mimando il gesto dello sciuscià. Tiriamo a lucido la memoria, dunque. Ecco a voi la nostra formazione ideale.

Antonio ROSATI

Sebbene non scorra sangue salentino nelle sue vene, siamo sicuri come dalle parti del Via del Mare il suo nome evochi dolci pensieri. L’arrivo in giallorosso del ragazzo di Tivoli a Lecce, infatti, coincide con le storiche conquiste della Primavera di due Scudetti. Cresce giovanissimo nella Lodigiani, incredibile fucina di talenti della capitale e Pantaleo Corvino lo vuole in Puglia per difendere la porta salentina. Nel 2002-03 e nel 2003-04 i leccesi si presentano all’appuntamento finale con l’Inter ed in entrambe le occasioni hanno la meglio sui pari età nerazzurri. Esordisce in Serie A grazie a Zeman, vista l’indisposizione del titolare Sicignano, proprio al Via del Mare nel match contro il Chievo Verona che sorride ai padroni di casa per 3-0, durante il quale il tecnico boemo schiera buona parte dei protagonisti del doppio tricolore come Rullo, Ledesma, Vucinic e Konan. Dopo una parentesi alla Sambenedettese, Antonio sarà il titolare inamovibile fra i pali nelle successive cinque stagioni e mezza. Nonostante le trentotto primavere, Rosati non ha ancora voglia di dir basta, tanto da ricoprire l’attuale ruolo di terzo portiere nella Fiorentina.

Luigi GARZYA

Luigi è uno dei simboli del periodo d’oro del Lecce in Serie A. L’orgoglio, poi, è doppio quando si veste la maglia per la quale si è sempre tifato. È un elemento versatile, in grado di ricoprire sia il ruolo di terzino destro che quello di difensore centrale. Ed è stato questo suo eclettismo a garantirgli una carriera vissuta sempre tra la massima serie e la cadetteria. Esordisce in Serie A durante il primo, storico massimo campionato dei salentini: Fascetti lo inserisce in campo a quindici minuti dal termine nella sfortunata trasferta di Udine, vinta dai friulani per 2-1. Il tecnico ci ha sempre visto lungo ed anche stavolta la sua intuizione si è rivelata felice. Dopo aver vissuto la sua prima, vera stagione da titolare con la maglia della Reggina in Serie C1 nel 1987-88 – conclusasi con la promozione degli amaranto in Serie B – nell’estate del 1988, con Mazzone in panchina, Garzya diventa un membro in pianta stabile della prima squadra. Si leva anche lo sfizio del primo – ed unico – gol in Serie A nel 2-1 rifilato all’Atalanta. Dopo altre due stagioni, viene acquistato dalla Roma, poi passa alla Cremonese (dal 1994 al 1996) per poi ritrovarsi a Bari agli ordini del suo mentore Fascetti. La sua carriera termina, infine, al Torino: a trentaquattro anni Luigi dice basta.

Salvatore NOBILE

Corsa, piedi e sudore. Erano queste le tre virtù nobili di Totò Nobile, caratteristiche che gli hanno consentito di arare per un buon quindicennio le fasce sinistre di mezza Serie A. Il vivaio del Lecce è effervescente sin dalla prima metà degli anni ’80 ed è proprio Salvatore uno degli elementi più in vista, tanto da convincere il tecnico della prima squadra, Mario Corso – uno che di talenti se ne intende – a farlo scendere in campo in occasione della sfida interna con il Campobasso. Nobile impiega appena un minuto per segnare la sua prima rete da professionista, realizzando il gol del definitivo 3-0 con un fantastico sinistro che si spegne all’incrocio dei pali del povero Ciappi. Dopo questo exploit – ed un’altra rete al Monza – il terzino sinistro si fa le ossa con la Reggina e nell’estate del 1985 è pronto per vestire il giallorosso nella stagione dell’esordio assoluto del Lecce in Serie A. Segna un gol in ventitré presenze ed il suo profilo è monitorato dai grandi club. Nonostante la retrocessione fra i cadetti, nel 1987 lo chiama Trapattoni all’Inter, ma incappa nella peggior stagione che il trainer di Cusano Milanino vive durante il suo quadriennio nerazzurro. Viene sostanzialmente bocciato e nel novembre del 1988 il ritorno al Via del Mare gli restituisce minuti e tranquillità. Un biennio a Cesena e poi l’avventura con il Pescara di cinque stagioni. È una sua rete a consentire agli abruzzesi di tornare con i due punti dall’Olimpico al termine della sfida d’esordio con la Roma. Diventa una colonna biancazzurra ed in riva all’Adriatico mette insieme quasi 150 gettoni in campionato, prima di salutare l’Abruzzo e tornare nel suo Salento, dove conclude la carriera. 

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