Le trenta cose più iconiche che ci legano ad Italia ’90
2 Agosto 2021
25. IL CAMBIO DELLA GUARDIA NELLA PORTA ARGENTINA
Quegli episodi che cambiano il corso degli eventi. Il campione del mondo in carica Nery Pumpido è stato il protagonista, con una clamorosa papera, del ko all’esordio dell’Albiceleste col Camerun. A partita con l’URSS appena iniziata, si scontra involontariamente con il compagno di squadra Olarticoechea e si frattura tibia e perone: sullo stadio San Paolo di Napoli, che ospita la sfida cala il gelo, sia per la gravità dell’infortunio che per i cattivi presagi che sembrano incorrere sull’argentina. Carlos Bilardo fa alzare dalla panchina il dodicesimo, Sergio Goycoechea, e mai cambio si rivelerà più decisivo: il secondo portiere, che all’epoca giocava in Colombia con la maglia dei Millonarios, quindi non certo una prima scelta, ipnotizzerà Jugoslavia ed Italia dagli undici metri, spianando la strada ai suoi fino alla finale.
24. PETER SHILTON E IL SUO NOSTALGICO ADDIO IN UNA “FINALINA”
Il giocatore più “anziano” di tutta la competizione, 40 anni e 125 presenze con la Nazionale inglese, l’ultima a Bari dove si disputò la “Finalina” valevole per il 3° e 4° posto, l’ultima sua rete subita in carriera in Nazionale coincide con il titolo di capocannoniere di Totò Schillaci, serve aggiungere altro?
23. IL “SAN NICOLA”
Il mondo si innamora del “San Nicola” di Bari, l’Astronave di Reno Piano viene eletto, dai giornalisti stranieri, miglior stadio della competizione, si disputò la Finale tra il 3° e il 4° posto e l’anno dopo ospiterà anche la Finale di Coppa Campioni, per la città di Bari furono anni strepitosi.
22. PREUD’HOMME (QUASI) IMBATTIBILE
Se il Belgio ha attraversato indenne la fase a gironi, qualificandosi come secondo alle spalle della Spagna, lo deve al proprio portiere. Michel Preud’homme, vincitore della Coppa delle Coppe 1988 col Malines, è uno dei guardiani più forti d’Europa, degno erede del connazionale Jean-Marie Pfaff: lunghi capelli ondulati, reattività fuori dal comune, passa alla storia per aver chiesto di giocare con gli occhiali da sole il mondiale italiano, ovviamente rigettata dalla FIFA. Occhiali o no, il numero uno giallorosso gioca un torneo da urlo e, nell’ottavo di finale con l’Inghilterra, respinge ogni tentativo degli avversari fino al 119’, quando David Platt firma il gol del definitivo 1-0. Peccato, perché con un Preud’homme così tra i pali, nella lotteria dei rigori, probabilmente i belgi avrebbero avuto qualche chance in più…
21. IL MONDO INIZIA A CONOSCERLO
Nel posto giusto, al momento giusto. Una delle favole delle Notti Magiche porta gli occhi, enormi e sgranati, di Salvatore Schillaci. Totò, arrivato alla Juventus dal Messina per sei miliardi delle vecchie lire, ha conquistato il posto all’ultimo: Azeglio Vicini ci ha pensato a lungo, prima di lasciar fuori un suo pretoriano come Luca Fusi, ma alla fine ha optato per l’attaccante palermitano. Certo, il reparto avanzato azzurro fa spavento: Vialli e Carnevale, Baggio e Mancini, più il perticone Serena. Con l’Austria, all’esordio, la nazionale domina ma non segna e al 75’ il punteggio è ancora inchiodato sullo 0-0, quando Carnevale lascia il posto a Schillaci. Tre giri d’orologio e lo stadio Olimpico esplode: Vialli lavora un pallone sulla destra e mette in mezzo, Totò – non certo un gigante – svetta tra i difensori austriaci e fulmina Lindenberger. Sarà la prima di sei gemme del più inatteso capocannoniere del mondiale.
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