Privacy Policy Numeri uno dai guanti d’oro: i portieri più titolati (non più in attività) degli ultimi 40 anni - Pagina 2 di 6

Numeri uno dai guanti d’oro: i portieri più titolati (non più in attività) degli ultimi 40 anni

14 Gennaio 2022

Dino ZOFF – 12 trofei

Si, decisamente un altro calcio, un’altra epoca e se vogliamo è anche un altro stile. Ma per la classe e la padronanza con cui ha dominato nella sua generazione di portieri, non temiamo certo di scatenare le ire dei detrattori. D’altronde non si diventa per caso Campioni del Mondo a quarant’anni, vincendo da protagonista uno dei tornei mondiali più belli di sempre. Debutta con l’Udinese, si mette in mostra col Mantova e si conferma con il Napoli, per poi consacrarsi a Totem indiscusso con la Juventus e la nazionale italiana. In due parole: una leggenda.

Fabien BARTHEZ – 12 trofei

Dal ’94 al 2006 è stato il portiere titolare della nazionale francese, con cui si laurea Campione del Mondo ed Europeo, bissando i due trofei più importanti con la vittoria della Confederations Cup. Spende la sua carriera quasi completamente in Francia, vestendo le maglie di Tolosa, Olympique Marsiglia, Monaco e Nantes; nel mezzo c’è l’unica esperienza estera con la casacca del Manchester United, che ricostituisce quel romantico bacio portafortuna di Laurent Blanc sulla sua capoccia nuda.

José Luis CHILAVERT – 12 trofei

La figura gigantesca di Chilavert si tramuta ben presto in quello che ancora adesso è l’emblema del calcio paraguaiano. Svelto e guizzante tra i pali, ma con una forte personalità che lo porta a distinguersi dai suoi colleghi di reparto attraverso la sua caratteristica dominante: la battuta dei calci da fermo. Il suo mancino disegnava parabole imprendibili, tanto su rigore quanto su punizione, e in carriera – giocando prevalentemente con il Velez Sarsfield e San Lorenzo – arriverà a segnare 62 gol.

David SEAMAN – 13 trofei

Baffo d’ordinanza e coda di cavallo. Basterebbe questo per renderlo immortale, ma Seaman non sapeva solo farsi riconoscere nelle figurine, perché tra i pali eccelleva per la straordinaria agilità da felino. Nella sua carriera si lega indissolubilmente alla casacca dell’Arsenal e alla nazionale inglese, diventando una vera e propria istituzione. Con i Tre Leoni – nonostante la grande qualità della formazione britannica – non è mai riuscito a vincere trofei, mentre con i Gunners ne ha messi in bacheca ben tredici in tredici stagioni.