Oggi sono 304, nel 1994/95 gli stranieri in Serie A erano 60 e guardate che nomi
1 Giugno 2020
PADOVA
Alexi LALAS
L’americano deve impegnarsi il doppio per dimostrare il suo effettivo valore e far ricredere gli scettici. Alexi ci riesce, dopo un periodo di fisiologico adattamento ai ritmi della Serie A, ritagliandosi il ruolo di leader carismatico e di centrale di sicuro affidamento. Segna la sua prima rete nel clamoroso 2-0 che il Padova rifila all’Euganeo ai campioni d’Italia del Milan e salta solo il match con la Reggiana durante tutto il campionato. Mette la sua firma anche nel 4-2 dei Biancoscudati al Torino. Lalas, quindi, mette a tacere il chiacchiericcio estivo, recitando nel ruolo da protagonista e facendo ricredere chi gli aveva disegnato addosso i panni del comprimario. E oggi che compie cinquant’anni, conoscendolo, avrà modo di riderci su.
Michel KREEK
Il corridoio che collega l’Olanda con la Serie A è sempre stato molto trafficato. Dalla riapertura delle frontiere sino al 1994, non pochi Tulipani hanno tentato l’avventura nel Belpaese e la quasi totalità non ha deluso le attese, se si escludono rare eccezioni (vedi Marciano Vink). Il centrocampista scuola Ajax giunge alla corte di mister Sandreani forte dei feedback più che positivi che giungono dai Lancieri. D’altronde, Michel fa parte del gruppo della Patatgeneratie – Generazione delle patate fritte, termine coniato da Bobby Haarms, assistente di Leo Beenhakker, allenatore dell’Ajax alla guida di un gruppo di giovani talentuosi che il tecnico aveva bollato come “viziati e privi di motivazioni” fra i quali comparivano proprio Kreek, Vink, Winter, Bergkamp, i gemelli de Boer, Roy e Witschge – e, in quanto tale, ha davvero classe da vendere. Il suo apporto alla causa patavina è considerevole, eccome: arriva in Veneto nel mese di novembre, il tempo d’indossare la maglia biancorossa che va a segno nel match contro il Brescia vinto per 2-0. E così farà per altre sei volte, collezionando ulteriori ventitré gettoni che lo renderanno uno degli stranieri dal maggior rendimento di tutto il campionato di Serie A.
Goran VLAOVIC
Ha soltanto ventidue anni quando Goran giunge in Italia, ma in Croazia è già considerato il degno erede di Davor Suker. Per lui parlano i numeri: in due tornei con la Dinamo Zagabria ha messo a segno la bellezza di cinquantadue reti in cinquantotto partite ed è già nel circolo ristretto dei papabili per vestire la maglia della nazionale maggiore. C’è da verificare se, però, reggerà l’urto con il calcio nostrano e Vlaovic, dopo un lungo periodo di adattamento, si rivela un’ottima arma per il tecnico Sandreani durante la corsa alla salvezza. Segna cinque gol in ventisette partite, ma le sue prestazioni migliorano esponenzialmente man mano che trascorrono le giornate. Sarà protagonista l’anno successivo di un exploit – tredici gol in ventitré partite – che gli varranno la chiamata da parte del Valencia, sodalizio al quale rimarrà legato per ben quattro stagioni.
PARMA
Nestor Roberto SENSINI
È giunto in Italia nel 1989 insieme ad Abel Eduardo Balbo per vestire la maglia dell’Udinese. E vi rimarrà fino al termine della sua carriera. Veste la maglia del Parma dal novembre del 1993 e il trainer Nevio Scala sfrutta la sua duttilità tattica per impiegarlo in vari ruoli a seconda dell’esigenza: il tecnico lo preferisce nel ruolo di centrocampo nel suo modulo 3-5-2, ma capita spesso di vederlo anche sulla linea dei difensori. È il giocatore che tutti gli allenatori vorrebbero avere e per lui parlano le presenze messe insieme durante il campionato: sono ventiquattro condite da due reti, entrambe realizzate nel 3-0 con cui il Parma manda al tappeto l’Inter il 23 aprile del 1995.
FERNANDO Manuel Silva COUTO
Impossibile non notarlo in mezzo al campo, con il suo cespuglio di capelli neri che si aggira dietro la linea dei difensori, pronto a respingere gli attacchi avversari per poi proiettarsi nell’area avversaria, alla ricerca di un pallone da inzuccare in rete: un’arte nella quale eccelleva. Fernando Couto viene acquistato dal Porto, società con la quale domina la scena del calcio lusitano. E dopo aver visto il Mondiale in televisione, decide di dire sì all’ambiziosa società emiliana per puntare alla vittoria anche in ambito europeo. I propositi del difensore centrale vengono subito esauditi, grazie al successo dei gialloblù in Coppa UEFA, mentre in campionato si lotta per una posizione alle spalle della Juventus. Segna quattro reti, due nelle prime tre partite. Con un difensore così, impossibile non mirare in alto.
Faustino Hernan ASPRILLA
Tino è un mito che cammina. Anzi, che corre. Eccome. Il colombiano, ormai, è nel pieno della maturità atletica ed in panchina c’è un tecnico, Nevio Scala che sa esaltarne la condizione, chiedendogli di accelerare o rallentare a seconda delle circostanze. Ma è dura cercar di domare un purosangue come Asprilla che sa esaltarsi negli spazi in cui fa breccia con la sua gran velocità, brevilineo com’è. La saetta colombiana ha già dimostrato la sua imprescindibilità nelle dinamiche del team ducale e, dopo le dieci reti del campionato precedente, non riesce a ripetersi in zona gol – mette a segno soltanto sei gol – ma rivelandosi utile sul fronte del campionato e delle Coppe.
Tomas BROLIN
Lo svedese è il decano degli stranieri a Parma, nonostante la giovane età. È al Tardini dal 1990, sin dal primo anno di Serie A. Tuttavia, ormai il suo cammino sta giungendo verso il tramonto. Un infortunio durante un match della nazionale svedese contro l’Ungheria lo costringe ad uno stop forzato di sei mesi e, quando torna a disposizione, Nevio Scala ha la sensazione di non vedere più lo stesso giocatore che, sino a pochi mesi prima, svariava senza problemi dall’attacco al centrocampo. Undici presenze per lui, senza nessuna rete. L’addio, è prossimo e si materializza nel novembre del 1995 quando Tomas viene ceduto al Leeds United. Lascia il capoluogo emiliano dopo 133 presenze in campionato condite da venti reti.
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