Oggi sono 304, nel 1994/95 gli stranieri in Serie A erano 60 e guardate che nomi
1 Giugno 2020
REGGIANA
Sunday OLISEH
Quando lo abbiamo visto in televisione, in occasione degli ottavi di finale contro gli Azzurri, in pochi avrebbero pensato che i nigeriani ci avrebbero dato filo da torcere. E invece abbiamo dovuto ricrederci, sudando non poco per la qualificazione e sfiorando a più riprese l’infarto. Ma in quel nugolo composto da centometristi e sconosciuti – sino ad allora – fenomeni, c’era un ragazzo di vent’anni meno “appariscente” degli altri, ma che grazie al suo lavoro oscuro era in grado di tenere in equilibrio i reparti, tessendo la trama e l’ordito del cosiddetto “lavoratore oscuro”. Il suo prezioso apporto alla causa delle Super Eagles non viene ignorato dai dirigenti della Reggiana che, in estate, lo tesserano per il campionato 1994-95. Al Mirabello, dunque, si mette in mostra ai grandi club europei, sfornando prestazioni sempre più convincenti che, seppur non diano in dote ai granata il premio della salvezza, denotano un talento innato di ragionatore con la palla al piede. Al termine del campionato sarà ceduto al Colonia e poi andrà all’Ajax, dopo ventinove partite durante le quali riesce a mettere a segno un gol nl 2-0 inferto al Brescia del 21 maggio 1995.
Jorge Paulo dos Santos FUTRE
Gli entusiasmi per il suo arrivo sulla via Emilia furono immediatamente spezzati dopo una sola partita durante il match contro la Cremonese da un intervento scomposto di Alessandro Pedroni. Quando il portoghese si ripresenta ai nastri di partenza per il nuovo campionato, la voglia di dimostrare quel che la sorte gli aveva tolto solo qualche mese prima, però, si scontra con l’amara realtà: la Reggiana non ingrana e le sorti del campionato appaiono già compromesse dopo neanche un terzo del torneo. La consapevolezza di non poter dare una mano alla causa granata si esplicita anche nel bottino di quattro reti in dodici partite che non portano in dote alcun punto. Al termine della stagione verrà acquistato dal Milan, ma anche lì la sorte non gli sarà affatto amica.
Dorin MATEUT
L’ex Scarpa d’Oro del 1989 – anno durante il quale riesce a mettere a segno la bellezza di 43 reti con la maglia della Dinamo Bucarest – ha ormai arretrato il suo raggio d’azione quando giunge in Italia dopo un’avventura poco fruttuosa con il Real Zaragoza. Viene acquistato dal Brescia di Lucescu nel 1992 e giunge a Reggio Emilia nel novembre del 1993, raggiungendo la storica salvezza con il sodalizio granata. Nella stagione che sta per iniziare, il tecnico Marchioro dimostra di voler puntare ancora su di lui, ma le sue prove non convincono affatto: mette assieme sei gettoni, completando soltanto due partite, prima di essere nuovamente ceduto durante la sessione di riparazione autunnale per far ritorno alla Dinamo Bucarest.
Igor SIMUTENKOV
Viene dalla Russia una delle pochissime note liete della stagione storta della società emiliana. È Igor Simutenkov, centravanti ventunenne proveniente dalla Dinamo Mosca, a sorprendere gli addetti ai lavori. Segna gol pesantissimi che, però, non danno ai reggiani la necessaria spinta per trarsi fuori dalla lotta per la salvezza. Il suo impatto con la Serie A è notevole: segna al suo esordio assoluto contro la Cremonese, indirizzando la partita verso la vittoria; mette a referto la rete del temporaneo pareggio a San Siro, prima che Savicevic allo scadere dia la vittoria al Milan ed è suo il gol-vittoria che vale i tre punti nel match dello stadio Mirabello contro il Torino. Rimane con i colori granata addosso fino al 1998, per poi vivere un’annata al Bologna. Segna complessivamente venti reti tra Serie A e B in sessantasette partite.
José Lopes RUI AGUAS
La legge del contrappasso non ammette deroghe: per un acquisto azzeccato, ce ne sarà sempre uno sbagliato. Ed è proprio quello del portoghese, giunto ormai quasi trentacinquenne alla corte dei granata, alla ricerca di un centravanti esperto per poterne risollevare le sorti in campionato. Con la zavorra di simbolo del calcio portoghese – ha giocato con Benfica e Porto – l’attaccante che veste la casacca della Reggiana appare giunto al termine della sua parabola. Si contano dodici presenze in campionato, per lo più scampoli, durante le quali il lusitano sembra essere un pesce fuor d’acqua. I conti con la realtà gli fanno metabolizzare l’idea che è giunta ora di dire basta e gli ottantuno minuti disputati contro al Delle Alpi nel 4-0 subito dal Torino saranno gli ultimi della sua carriera.
ROMA
ALDAIR Nascimento dos Santos
Pluto è ormai alla stregua di un monumento all’interno del Foro Romano. È nella Città Eterna dal 1990 e mentre intorno a lui si succedono tecnico ed allenatori, il brasiliano di Ilheus rimane sempre al suo posto. E così sarà, fino alla conquista del Tricolore nel 2001 e poi nel 2003, quando darà l’addio dopo oltre 430 partite complessive fra campionato e coppe. Con Mazzone sulla panchina, Aldair scende in campo per ventotto volte, segnando il gol che apre le marcature nel 2-0 casalingo contro il Padova.
Jonas THERN
È il capitano della Svezia che sorprende tutti al Mondiale del 1994 e che contende al Brasile l’accesso alla finalissima. La sua espulsione rappresenta, forse, l’unica macchia di un torneo perfetto, durante il quale il mediano del Napoli si distingue per le sue doti di condottiero a centrocampo. È in Italia ormai da due anni e, dopo la kermesse iridata, la società decide di approfittare dei “saldi” in casa partenopea per assicurarsi le sue prestazioni. Tuttavia, quella in corso, rappresenterà forse la più complicata di tutta la sua carriera. Mette insieme soltanto dodici apparizioni, fiaccato com’è da alcuni infortuni ai quali si sommano un adattamento all’ambiente romanista non semplice. Avrà comunque modo di rifarsi durante i campionati seguenti, con uno score complessivo di cinquantanove reti a cui si sommano tre gol. Lascia la Roma nel 1997 per andare ai Rangers di Glasgow, club con cui si ritira dal calcio giocato a soli trentadue anni.
Abel Eduardo BALBO
Si balla il tango in cima alla classifica marcatori. Se il primo posto è appannaggio del Re Leone, la piazza d’onore è appannaggio dell’ex centravanti dell’Udinese che vive a Roma la sua seconda stagione, carica di soddisfazioni. Il suo partner d’attacco ora è l’uruguaiano Daniel Fonseca che ha rimpiazzato Ruggiero Rizzitelli – terzo nella graduatoria dei cannonieri insieme a Zola – e su note decisamente sudamericane, l’argentino trova la sua dimensione per migliorare il suo score di ventuno reti messo a segno due anni or sono proprio con i friulani. Sarà questa la miglior stagione in Italia del centravanti soprannominato El Killer per il suo istinto predatorio davanti ai portieri avversari. La sua esperienza alla Roma si chiuderà nel 1998 con un complessivo score di 78 reti in campionato.
Daniel FONSECA
«Ho dato a Mazzone una Ferrari». Con queste parole, il presidentissimo Franco Sensi salutò l’acquisto dell’attaccante uruguaiano dal Napoli. Effettivamente, il tecnico romano riuscì nell’alchimia d’integrare alla perfezione le attitudini di Fonseca con quelle di Balbo, dando alla Roma la necessaria benzina per sgasare dai bassifondi e tornare finalmente a recitare un ruolo più consono alle aspettative della piazza. Contribuisce con otto reti ed una mole infinita di assist per il suo collega argentino, con il quale nascerà un feeling particolare. Rimane per tre anni all’Olimpico fino al 1997, quando poi viene ceduto alla Juventus per quasi dieci miliardi di lire dopo aver segnato venti reti in tre anni.
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