Qual è il primo portiere italiano anni ’90 che vi viene in mente? Ecco tutti quelli scelti da noi
8 Dicembre 2021
Antonio CHIMENTI

Pelata inconfondibile, barese di nascita ma bandiera del Lecce. Figlio e nipote d’arte che ha saputo ritagliarsi una carriera di tutto rispetto grazie alle sue innate doti tra i pali. Gli esordi nella Sambenedettese ed il breve passaggio in prestito nel Tempio Pausania prima di una lunga avventura nella Salernitana. Il successivo approdo nella Roma come vice-Konsel gli regalerà, grazie anche alle disavventure dell’austriaco la maglia da titolare nell’arco delle due stagioni con i capitolini. Chiuso il ciclo giallorosso ne apre un altro, sempre in giallorosso ma tra le file del Lecce. Con i salentini disputa quattro annate per passare poi con il ruolo di secondo nella Juventus. Il successivo approdo nel Cagliari prima e nell’Udinese poi prima di chiudere con il calcio giocato e diventare uno stimato preparatore dei portieri.
Carlo CUDICINI

Da Castel di Sangro allo Stamford Bridge di Londra la strada è brevissima. Non ci credete? Chiedete lumi a Carlo, figlio d’arte di Fabio, una leggenda del Milan. Il celeberrimo Ragno Nero. Nelle sue vene scorre il sangue di chi ha saputo distinguersi come uno dei migliori nel suo ruolo, pur non riuscendo a vestire la maglia della Nazionale. Un incredibile paradosso figlio della ben nota abbondanza di numeri uno sparsi lungo tutta la penisola. Così come il padre, Carlo ha ripercorso le sue orme e, seppur il palmares non sia prestigioso come quello senior, anche la versione junior della famiglia si è tolta grandi, grandissime soddisfazioni. Soprattutto nel Chelsea quando Gianluca Vialli – sissignori, proprio lui – fece esplicitamente il suo nome a Ken Bates per trovare un profilo giovane ed affidabile da poter schierare insieme agli incerti de Goeij, Hitchcock e Kharin. Dopo due ottimi campionati in Abruzzo con la matricola che ha fatto scoprire il piccolo miracolo di Jaconi all’Italia intera, Carlo sbarca in Inghilterra senza avere – supponiamo – il minimo presagio di quel che accadrà. Infatti, i suoi colleghi in Blues fra i pali non sono così agguerriti e Cudicini riesce a conquistare la maglia da titolare per quattro anni – un anno avrà anche Ambrosio come secondo – prima dell’arrivo di Cech che lo riporta necessariamente a sedere in panchina. Nel 2009 approda al Tottenham per far rifiatare Heurelho Gomes, ma a White Hart Lane non si ripete l’avventura vissuta al Chelsea.
Nello CUSIN

Ha sfiorato la Serie A nel 1984, quando viene acquistato dalla Lazio mentre milita in Serie C1 con il Treviso e neanche dopo il passaggio al Como riesce a bagnare l’esordio. Finisce quindi all’Ospitaletto in C2, ma la svolta della vita avviene nel 1987 quando viene notato da Luigi Maifredi, tecnico del Bologna, che lo vuole per sé a difesa dei pali rossoblù. Resta all’ombra delle Due Torri fino al 1991, quando retrocede in Serie B mentre ha debuttato in Coppa UEFA proprio con i Felsinei. Passa, dunque, al Brescia, dove rimane fino al 1996 – eccezion fatta per la parentesi con il Pescara nel 1994-95 – e finisce la carriera ad alto livello con il Casarano nel 1997-98.
Morgan DE SANCTIS

Esordire da titolare in Serie B per l’infortunio di entrambi i portieri della prima squadra e parare un rigore a Christian Vieri non è cosa da tutti. Ripetere il copione in Serie A, stavolta addirittura con la maglia della Juventus, è roba da Morgan De Sanctis. Proprio lui, il Pirata che tutti ricordiamo principalmente per gli otto anni targati Udinese, con cui arriva a disputare la Champions League. In Italia difende le porte anche di Napoli e Roma, prima di chiudere la carriera al Monaco: con i monegaschi, a trentanove anni suonati, diventa il primo italiano a giocare la Champions con cinque club differenti. Nel suo palmares vanta anche il Premio “Rocky Marciano” come miglior sportivo abruzzese del 2011.
Raffaele DI FUSCO

Una presenza costante, silenziosa, mai sopra le righe. Una carriera spesa da devoto profeta in patria della panca al servizio dello spogliatoio più che della maglia. Eterno secondo ma con stile per il casertano che dopo gli esordi interlocutori nel Vicenza prima ed un breve passaggio nel Catanzaro passerà il resto della carriera da storico secondo del Napoli pre e post Maradona.
Domenico DOARDO

Promessa non mantenuta se ce n’è una. Alla prima vera stagione da titolare nel Ravenna, arriva la chiamata nella nazionale di Cesarone Maldini. Sono sette le presenze e farebbero ben sperare per il Torino che ne detiene il cartellino dopo gli inizi nelle giovanili vicentine. Il prosieguo della carriera parlerà invece di ben altro. Poche presenze nei granata, passaggi intermedi nel Verona sponda Hellas, Genoa e Treviso per concludere la carriera senza di fatto mai scendere in campo tra Novara, Sangiovannese, Sorrento e Benevento.

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