Qual è il primo portiere italiano anni ’90 che vi viene in mente? Ecco tutti quelli scelti da noi
8 Dicembre 2021
Attilio GREGORI

Abilissimo con i piedi, tanto da dilettarsi spesso e volentieri dal dischetto o incaricandosi di calci di punizione, Attilio Gregori cresce calcisticamente nella Roma e matura alle spalle di un mostro sacro come Franco Tancredi. Passa, dunque, nel 1987 al Genoa e conquista la promozione in Serie A nel 1988-89. Scalzato da Braglia, viene ceduto al Verona e allo stadio Marc’Antonio Bentegodi disputa cinque campionati ad alto livello. Dopo un rapido passaggio all’Udinese di Zaccheroni nel 1995-96, torna a vestire il gialloblù, per poi iniziare un tour che tocca Venezia, Siena, Bari, Torre Annunziata e infine torna a casa per terminare la sua carriera con la Lodigiani.
Matteo GUARDALBEN

Figlio calcistico della Verona di marca Hellas, dopo la classica esperienza nelle categorie minori nelle file della Massese. Il rientro a casa e le successive esperienze con Parma, Piacenza, Palermo, Vicenza, Treviso, Sampdoria e Modena per un onesto secondo più che primo estremo difensore.
Mario IELPO

Uno dei protagonisti del Cagliari semifinalista in Coppa UEFA. Dopo gli inizi nelle giovanili dell’allora florido vivaio laziale, un’esperienza nel Siena prima di sbarcare in Sardegna, approdo che ne segnerà la carriera. Sei anni in rossoblù ne faranno una bandiera prima di uno scialbo passaggio milanista per chiudere la carriera nel Genoa.
Marco LANDUCCI

L’estremo difensore è esploso giovanissimo con la maglia della Fiorentina, ereditando la numero uno che era di Giovanni Galli. Fra i pali della Viola si distingue come uno dei migliori portieri del campionato di Serie A, tant’è che il commissario tecnico della Nazionale, Azeglio Vicini, lo inserisce stabilmente nella lista dei convocati. Tuttavia, non riuscirà mai a scendere in campo. Resta titolare inamovibile fino al 1990, quando inizia un lento declino che convince Sebastião Lazaroni, tecnico brasiliano dei toscani, a preferirgli Mareggini. Una stagione con la Lucchese per dimostrare di saperci ancora fare e nel 1992-93 difende i pali del Brescia di Lucescu. Nel 1994 finisce addirittura in Serie C1 con l’Avellino dal quale viene prelevato dai nerazzurri per affidargli il ruolo di secondo portiere alle spalle di Pagliuca. Dopo un’intera stagione passata ad ammirare il Gatto di Casalecchio dalla panchina, viene ceduto al Venezia. Poi i rapidi passaggi al Verona e alla Lucchese con cui termina la carriera nel 2001 dopo aver assaporato le ultime gioie da professionista con la casacca del Cuoiopelli di Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa.
Fabrizio LORIERI

Cresciuto nell’Inter, con cui non disputerà mai una presenza, si impone a Torino prima e poi ad Ascoli, dove nell’ultimo campionato disputato nelle Marche entra di diritto nella nostalgia: la Panini sceglie un’immagine di una sua spettacolare acrobazia come immagine di copertina, risultando l’unico portiere in solitaria a vantare un simile onore. Disputerà inoltre campionati di rilievo a Roma e Lecce.
Astutillo MALGIOGLIO

In Serie A esordisce con il Bologna, entrando al posto di Franco Mancini. È questo l’inizio della carriera del celeberrimo Astutillo Malgioglio, in giro per l’Italia fino al 1992. Riserva di tanti grandi portieri italiani e un cuore grande così, impegnato nel mondo della disabilità: così può riassumersi la storia dell’estremo difensore piacentino. Dopo l’esordio in rossoblù, Malgioglio diventa il titolare del Brescia, allora in Serie B e promosso in Serie A anche grazie al contributo di Astutillo, che gioca finalmente da “primo” una intera stagione nella massima serie: è il 1980-81. Finita l’esperienza con le Rondinelle, Malgioglio passa prima alla Pistoiese e poi nel 1983 alla Roma, quella scudettata dell’epoca. Qui diventa la riserva di Franco Tancredi e gioca di fatto soltanto la Coppa Italia del 1984-85. E Astutillo invece vuole essere protagonista. Per questo sceglie la Lazio per tornare titolare, scelta densa di significati ma piuttosto complessa. Problemi con i tifosi all’interno di una contestazione più ampia a squadra e società minano il rapporto tra il portiere e la Lazio. Ma la carriera di Malgioglio non si ferma: diventa il vice di Zenga all’Inter su chiamata diretta del Trap. In nerazzurro resta fino al 1991, quando viene chiamato da una squadra con gli stessi colori, che lo sceglie come secondo di uno dei portieri più abili e altrettanto sottovalutati dell’epoca, Fabrizio Ferron. Con l’Inter vince lo scudetto del 1988-89 e la Coppa UEFA del 1990-91.

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