Privacy Policy Quali sono i 20 giocatori più forti nati nel 1968? - Pagina 2 di 5

Quali sono i 20 giocatori più forti nati nel 1968?

7 Settembre 2021

16. MAURO SILVA Gomes

Mauro Silva, il fortissimo mediano del Brasile anni 90 e bandiera del Depor!

Brasiliano di passaporto, ma galiziano nel cuore. Il Deportivo La Coruña è stata tutta la sua vita e Mauro Silva gli ha dedicato tutta la sua, scrivendo pagine indelebili di storia sportiva. È stato uno dei migliori mediani degli anni ’90, sbarcato in Europa da mezzo sconosciuto insieme ai connazionali Donato e Bebeto. Tutti i riflettori erano per il centravanti, ma per Mauro Silva non è mai stato un problema lavorare “nell’ombra”. Anzi, è stato il suo vero marchio di fabbrica. Grazie alla sua mobilità e al suo talento, infatti, il sodalizio biancazzurro è riuscito a compiere quel salto di qualità necessario per imporsi come una delle grandi realtà del panorama spagnolo, trasformandosi in Superdepor e interrompendo l’egemonia che vedeva il titolo dei campioni percorrere costantemente la tratta tra Madrid e Barcellona. Ha vestito la casacca biancoblu per ben tredici stagioni, diventando il secondo calciatore assoluto nella storia del club per numero di presenze, oltre ad essere il più amato dai tifosi del Deportivo. Una diga d’amore travolgente. Senza dimenticarsi che, nel mezzo, si è anche laureato Campione del Mondo con la Seleção nel 1994.

15. Fabrizio RAVANELLI

Barcellona, rinviata la visita di Fabrizio Ravanelli al Club Juventus  "Terza Stella" - 24live.it

Penna Bianca ne ha fatti vedere di sorci verdi ai suoi avversari. In ogni categoria, a qualsiasi livello. Il suo nome iniziò a circolare nelle categorie minori al termine degli anni ’80, quando un ragazzo molto giovane ma con i capelli già tendenti al grigio stava riuscendo nell’impresa di riportare il Perugia nelle serie professionistiche a suon di gol. Dopo la conferma con la Casertana in C1 e la Reggiana in Serie B, con il ritorno in panchina di Trapattoni si decise di dare un’impronta più “operaia” ad una nobile che stentava a brillare. Arrivarono così, insieme a campioni affermati come Platt e Moller, anche Torricelli e Ravanelli. Sebbene in avanti fosse chiuso da giocatori del calibro di Baggio e Vialli, Fabrizio riuscì a ritagliarsi spazi sempre maggiori, facendosi trovare pronto ogniqualvolta veniva chiamato in causa. Con il passare degli anni, la fiducia aumentò in maniera tale da potersi fregiare nel poco tempo dei galloni da titolare. In quattro anni alla Juventus segnò complessivamente 68 reti, la più importante delle quali in occasione della finalissima di Champions League nel maggio del 1996 allo stadio Olimpico. L’esultanza con la maglia portata sulla faccia rimane un suo marchio di fabbrica che dura tuttora. Dopo l’Europeo del 1996, Fabrizio non disfece i bagagli, trattenendosi nella fredda Middlesbrough per portare i biancorossi in cima alla Premier League insieme al brasiliano Juninho. Dopo un esordio folle (tripletta al Liverpool), gli Smoogies non riuscirono a centrare gli obiettivi, nonostante le due finali raggiunte (FA Cup e Coppa di Lega) e, anzi, retrocessero in Championship. Da qui, Ravanelli iniziò un lungo giro di maglie, vestendo le gloriose casacche di Olympique Marsiglia, Lazio (con cui vinse il suo secondo Scudetto proprio ai danni della Juventus), Derby County e Dundee per poi concludere la carriera a Perugia, lì dov’era iniziato tutto.

14. Luis HERNANDEZ

Larsson, Hernandez & Co. I bomber delle “piccole” diventati protagonisti  dei Mondiali (II) | Contrataque

Alzi la mano chi non ricorda la sua folta chioma bionda che brillava ancor di più insieme a quella meravigliosa maglia con il 15 sulle spalle che la nazionale messicana vestì durante i Mondiali di Francia ’98. Se nessuno di voi ha alzato la mano, beh, questa è l’occasione che vi dà il destino per riparare ad una imperdonabile lacuna. Non avrà mai giocato in Europa, eppure El Matador è stato uno dei giocatori più iconici e importanti della sua generazione. Insieme a Cuauhtemoc Blanco e Jorge Campos vestì i panni dell’ambasciatore sportivo del suo Paese, mettendo in mostra doti fuori dal comune. Durante la kermesse iridata d’oltralpe, Hernandez scoprì in mondovisione i motivi per cui mister Lapuente lo portò con sé: scatti, velocità, tecnica ed un istinto da grande attaccante sotto porta. Dopo la doppietta all’esordio contro la Corea del Sud, Luis divenne eroe nazionale grazie alla rete in pieno recupero segnata all’Olanda che consentì al Messico di pareggiare il match dopo il doppio svantaggio, eliminando il Belgio dalla competizione. Non solo. Durante gli ottavi di finale mise in particolare apprensione la Germania che dovette soffrire non poco per ribaltare la sua rete ed aver ragione dei centramericani. La competizione per i messicani finì, ma al suo ritorno in patria Hernandez si accorse di avere qualche milione di estimatori in più.

13. Robert JARNI

Le stelle bianconere - Robert Jarni: derby sia da bianconero che da granata  | ilbianconero.com

Era il 1991 e nei piani del Bari e del suo presidente Matarrese c’era forte la volontà di dare una vocazione sempre più europea alla città e al suo club. Difatti, l’occasione era ghiotta. Dopo il Mondiale di Italia ’90 il capoluogo pugliese si ritrovò con uno stadio avveniristico e nuovo di zecca realizzato da Renzo Piano. Il San Nicola, dopo aver ospitato la “finalina” iridata tra Italia e Inghilterra, fu teatro della “finalissima” di Coppa dei Campioni che premiò la Stella Rossa di Mihajlovic, Savicevic, Jugovic, Prosinecki e Pancev. La volontà di diventare un nuovo punto di riferimento nel panorama nazionale ed internazionale fece sì che la dirigenza puntasse tutte le sue fiches per effettuare il grande salto e tentare l’assalto ai piani nobili del campionato più bello del mondo e, di lì, all’Europa. Fu così che in vista del torneo 1991-92 sbarcarono all’aeroporto di Bari Palese tre stranieri dall’avvenire promettente: dall’Aston Villa arrivò David Platt per dodici miliardi, l’australiano Frank Farina fu presto sostituito da Zvonimir Boban nel mese di novembre, mentre per presidiare la fascia sinistra fu scelto il croato dell’Hajduk Spalato, Robert Jarni. Tuttavia, i piani dei Matarrese si rivelarono tanto ambiziosi quanto inconcludenti e la stagione terminò con una mesta retrocessione. Ma proprio il terzino sinistro fu fra i pochi a salvarsi, facendosi apprezzare per doti tecniche ed atletiche. Dopo un altro anno al San Nicola, Jarni venne acquistato dal Torino e in granata disputò la sua migliore stagione, tanto da convincere gli eterni rivali della Juventus ad effettuare l’acquisto. Sebbene la Vecchia Signora tornò a vincere lo Scudetto dopo nove anni di attesa, il terzino sinistro finì dietro nelle gerarchie di Lippi. Il fallimento in bianconero gli diede la spinta per ritrovare la sua vena in Spagna, nel Betis di Siviglia e in Andalusia ritrovò sé stesso, tanto da ritrovare nella sua segreteria telefonica una chiamata dei dirigenti del Real Madrid, i quali lo avevano visto brillare durante i Mondiali di Francia ’98 con la sua Croazia. Dopo un anno da Merengue, però, iniziò la sua parabola discendente che nel 2002 lo portò a dire basta con tacchetti e parastinchi.