Privacy Policy Quali sono i 20 giocatori più forti nati nel 1968? - Pagina 4 di 5

Quali sono i 20 giocatori più forti nati nel 1968?

7 Settembre 2021

8. Didier DESCHAMPS

Il pallone racconta: Didier DESCHAMPS

Coniugare forza fisica, tattica e tecnica non è cosa semplice. Tuttavia, quando si parla di Didier Deschamps, cambiano i punti di riferimento. La sua presenza al centro del campo dona alla squadra equilibrio, dinamismo e caparbietà. Sarà il sangue basco che gli scorre nelle vene. Si fa notare giovanissimo nelle giovanili del Nantes, tant’è che Platini lo convoca
anche in Nazionale maggiore. Nel 1989 viene acquistato dall’Olympique Marsiglia e, dopo un anno di prestito al Bordeaux, s’impone come leader in campo e nel 1993 alza al cielo con la fascia di capitano la Coppa dei Campioni sotto il cielo di Monaco di Baviera. Ci sono tutte le condizioni per crescere ulteriormente ed imporsi come uno dei centrocampisti più forti
del mondo. Lo chiama, quindi, la Juventus di Marcello Lippi, ma un’operazione al tendine d’Achille lo tiene fuori per lungo tempo. Quando rientra, però, la differenza si vede: insieme a Paulo Sousa forma uno dei tandem meglio assortiti d’Europa e prende per mano la mediana dei Bianconeri con cui vince una Champions League e una Coppa Intercontinentale. Completa il suo palmares la cavalcata iridata della Francia durante i Mondiali di casa del 1998: Didier prende la Coppa del Mondo dalle mani di Platini per celebrare il primo storico titolo dei Bleus. Una scena che si ripeterà anche durante gli Europei del 2000.
Non ci si abitua mai.

7. Davor SUKER

Davor Suker, la leggenda croata

Non siamo così ferrati da conoscere quale sia il nome del vero eroe nazionale croato, ma siamo ben certi che se interrogaste un ragazzo nato negli anni ’80 non esiterebbe un secondo ed esclamerebbe: «Davor Suker!». Come potrebbe essere altrimenti, dopo le prestazioni fuori dal comune che Sukerman ha fornito con la maglia a scacchi bianchi e rossi durante i Mondiali francesi del 1998. L’attaccante del Real Madrid, infatti, riuscì a trascinare a suon di gol – ben sei, che gli consentirono di vincere il titolo di capocannoniere – la squadra dei Vatreni (I Focosi) fino ad un incredibile terzo posto finale. Tuttavia, quello con la porta degli avversari non fu un semplice flirt estivo. Infatti, Davor aveva sempre fatto gol in quantità industriali sin dalla più giovane età, su campi di cemento, in terra o in erba. Dopo gli inizi nell’Osijek e nella Dinamo Zagabria, per il campionato 1991-92 arriva la chiamata del Siviglia, alla ricerca di un erede di Polster che possa affiancare Zamorano. Dopo un impatto che frutta “solo” sei reti, nel 1993 proprio la partenza del cileno e l’arrivo di Maradona al Ramon Sanchez-Pizjuan consentono al croato di esplodere fino ad imporsi l’anno successivo con ventiquattro reti che gli frutteranno il secondo posto assoluto tra i Pichichi alle spalle di Romario. Le buone prestazioni in Andalusia convincono il Real Madrid ad acquistarlo nel 1996, in sostituzione proprio di Ivan Zamorano che ha lasciato le Merengues per l’Inter. Anche al Santiago Bernabeu la musica non cambia e con Fabio Capello in panchina, i Blancos spezzano l’egemonia dei Blaugrana, laureandosi campioni di Spagna prima e campioni d’Europa poi, grazie al successo dell’Amsterdam ArenA sulla Juventus. Dopo il Mondiale, Suker rallenta e tenta l’esperienza all’Arsenal, ma senza stupire. Dopo un poco memorabile passaggio al West Ham United, chiude la sua carriera in Germania con il Monaco 1860.

6. Matthew LE TISSIER

10 gol con cui Matthew Le Tissier ha rotto gli schemi | L'Ultimo Uomo

Sui cancelli del The Dell, vecchia tana del Southampton, c’era scritto: “Benvenuti nella patria di Le God”. Era questo il benvenuto che i tifosi dei Saints riservavano agli avversari. I quali avrebbero saputo che si sarebbero scontrati non semplicemente con undici avversari, bensì con un popolo biancorosso che avrebbe fatto sublimare i cuori dei beniamini in campo per esaltare la strabordante, incredibile, deifica classe dell’idolo di casa: Matthew Le Tissier. Che la stella dell’unicità abbia accompagnato il ragazzo del 1968, lo si capisce già guardando il luogo di nascita: il piccolo Matt, infatti, è nato e cresciuto nelle isole Guernsey, un gruppo di isole che guarda la Francia dal canale della Manica, che dipende dalla Corona britannica ma non risponde alla sua Regina, che ha il suo governo e tecnicamente è un baliato. Della vicina Francia ha preso la pronuncia del cognome, ma è un inglese a tutti gli effetti. Inizia a giocare a cricket, in piena tradizione britannica, ma l’amore con il pallone – seppur sbocci tardivo – è travolgente e Le Tissier si accorge di saperci fare. Appena maggiorenne viene acquistato dal Southampton e sin da subito si conquista l’amore dei tifosi con una doppietta in FA Cup all’Old Trafford contro il Manchester United. Per lui non fa differenza: sia il destro che il sinistro sono piedi buoni per far assumere traiettorie arcuate, potenti e beffarde che spiazzano i portieri delle squadre avversarie, ivi compresi i commentatori che rimangono sorpresi dalle sue baluginanti invenzioni. Nel giro di poco tempo si guadagna il soprannome di Le God, proprio per dar contezza della sua materia ben poco terrena e quasi divina del suo talento. Rimarrà per sempre fedelissimo dei colori rosso e bianco dei Saints, rifiutando puntualmente le offerte dei top-club. Nella sua carriera sbaglierà soltanto un calcio di rigore – Crossley del Nottingham Forest lo racconterà tuttora agli amici al bar – e per concludere in bellezza, Matthew segnerà l’ultimo gol nella storia del The Dell, consegnando ai suoi la vittoria contro l’Arsenal per 3-2. Unico e inimitabile.

5. Youri DJORKAEFF

Inter-Roma 1-0: la rovesciata di Youri Djorkaeff VIDEO - Soccer Illustrated

Come Boghossian. O come Aznavour, per uscire dal rettangolo verde. Youri Djorkaeff è un ragazzo di origini armene, la cui famiglia si stabilì nei pressi di Lione per cercar fortuna. Il calcio è un affare di famiglia. Suo padre Jean, così come i fratelli Micha (un passato nel Fiorenzuola) e Denis, sono stati giocatori. Con alterne fortune. Di sicuro, Youri era quello con maggior talento e l’ha dimostrato in lungo e in largo per l’Europa, giocando in patria oltreché in Italia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti. Eclettico e difficilmente “collocabile” all’interno degli schieramenti tattici, vista la sua ambivalenza da centrocampista o da attaccante. Lo nota il Monaco, che lo acquista nel novembre del 1990 dopo le ottime prestazioni fornite con lo Strasburgo in Ligue 2. Sotto gli occhi di Ranieri, il giovane Djorkaeff conquista man mano sempre più centralità nel progetto monegasco, tanto da aggiudicarsi la classifica marcatori nel 1993-94 con venti reti. Dopo un altro campionato allo stadio Louis II, giunge la chiamata del Paris Saint-Germain, con cui si aggiudica la Coppa delle Coppe, dando un cospicuo contributo alle fortune dei parigini. Le sue prestazioni balzano all’occhio delle squadre di mezza Europa e l’Inter di Moratti è la più convincente, staccando un assegno da sette miliardi e mezzo che consente a Youri di ereditare la numero 6 che era di Roberto Carlos. Entra subito nel cuore dei tifosi della Beneamata e il 6 gennaio del 1997 compie gesto che lo consegna agli annali: realizza una rete alla Roma con un’incredibile semirovesciata ai limiti della fisica, incenerendo Sterchele e raccogliendo gli applausi di San Siro che lo elegge a nuovo idolo. Dopo aver chiuso un’ottima stagione, gli arrivi negli anni di Ronaldo e Baggio complicano i piani di Simoni, il quale non riesce a collocarlo in modo tale da consentirgli di incidere come potrebbe. Proprio per questo, da Campione del Mondo, nel 1999 lascia l’Inter e si accasa al Kaiserslautern dove dimostra di non aver affatto perso il piglio. Dopo due anni in Germania, passa al Bolton con Jay-Jay Okocha, Ivan Campo e il suo vecchio compagno di squadra al Paris Saint-Germain, Bruno N’Gotty, vivendo gli ultimi sfavillii di una carriera meravigliosa.