Privacy Policy Quando era impossibile giocare a calcio senza i baffi: tra tutti questi chi ha il baffo più memorabile? - Pagina 10 di 10

Quando era impossibile giocare a calcio senza i baffi: tra tutti questi chi ha il baffo più memorabile?

3 Dicembre 2021

Franco SELVAGGI

In molti lo ricordano più per il suo soprannome di Spadino e per il fatto di esser stato sorprendentemente convocato da Enzo Bearzot per la Nazionale che vinse il Mondiale del 1982, seppur non scese in campo nemmeno un minuto. L’attaccante lucano però si fece notare, eccome, soprattutto con le maglie di Cagliari e Torino, dove si rivelò un buon partner d’attacco, realizzando quarantatré reti in cinque stagioni. Passò poi all’Udinese nel 1984-85 e successivamente all’Inter, prima di chiudere la carriera in Serie B con la Sambenedettese

Walter SCHACHNER

Nel 1981 il neopromosso Cesena lo acquistò dall’Austria Vienna con l’obiettivo di affidargli l’attacco e segnare le reti per poter centrare la salvezza. L’austriaco riuscì a centrare in pieno l’obiettivo, tanto da suscitare l’interesse di una big come l’Inter, ma lo scambio con Juary non si concretizzò. Dopo un ulteriore anno in Romagna, Schachner passò al Torino dove rivestì il ruolo di seconda punta nei tre anni in granata, rispettivamente con Selvaggi, Serena e Comi. Nel 1986 passa all’Avellino dopo esser transitato velocemente dal Pisa che prima viene ripescato in Serie A e poi lasciato tra i cadetti. In Irpinia segna come sempre e nel 1988 fa ritorno in Austria dopo la retrocessione dei Lupi.

Francis SEVEREYNS

Chiamato nel 1988 per assistere il giovane Piovanelli, Francis Severeyns sembra più un’arma a disposizione degli avversari, visto che non la manda mai in fondo al sacco (se si esclude la Coppa Italia, dove il centravanti trascina i Nerazzurri fino ad un’inattesa semifinale con cinque gol). Il suo apporto in attacco è così deludente che a novembre viene ingaggiato Incocciati per tentare di risollevare le sorti dei toscani. A fine stagione – dopo ventisei presenze senza nessun gol – viene rispedito in patria al Malines.

Julio Cesar URIBE

Baffetto da sparviero e sorriso ammaliatore. Forse il peruviano pensava bastasse ciò per ammaliare i tifosi del Cagliari. E possiamo dirlo: sì. Per sua fortuna, infatti, il suo talento cristallino gli è stato amico, seppure i sardi attraversino uno dei periodi più difficili della loro storia durante il suo soggiorno isolano. Si scomodò addirittura Gigi Riva per convincere il terzo miglior sudamericano del Mundial ’82 a rifiutare la Roma per accettare l’offerta rossoblù. Nonostante non fosse stato particolarmente amato dai suoi tecnici con la stessa verve dei suoi tifosi, Uribe rimase al Cagliari anche in Serie B, salutando il Sant’Elia nel 1985.

Pietro Paolo VIRDIS

Era il prediletto di Boniperti che, probabilmente, si rivide nel giovane sardo che fece impazzire la Cagliari del post-Riva con il collega di reparto e corregionale Piras. In tre anni passa dalla Nuorese alla Juventus, transitando per i Rossoblù. Giunge in casa della Vecchia Signora nel 1977 ed impiega tempo per farsi spazio in attacco dove dominano incontrastati Bettega e Boninsegna. Dopo il veloce ritorno a Cagliari per ritrovare minutaggio, nel 1981-82 segna nove reti nella Juventus e si aggiudica lo Scudetto. Passa quindi all’Udinese per lasciare il posto a Paolo Rossi e nell’anno con Zico come compagno di reparto segna dieci reti che, dunque, gli valgono la chiamata del Milan. Con i Rossoneri, Virdis segna in continuazione e nel 1986-87 si aggiudica anche il titolo di capocannoniere. Rimane a San Siro fino al 1989 per poi terminare la sua carriera nel Lecce.

Rudolf VÖLLER

Arriva a Roma prima che si spenga definitivamente la stella di Pruzzo. È il 1987 e il centravanti tedesco ha la medaglia d’argento al collo dopo i Mondiali messicani, ma in giallorosso l’adattamento è duro ed il primo anno è davvero deludente. Si riprende e con gli interessi l’anno successivo, segnando con grandissima continuità fino al 1992. Al termine della sua esperienza allo stadio Olimpico si contano complessivamente sessantotto reti in 198 sfide disputate, rendendolo uno dei giocatori più amati di sempre dal popolo romanista.

Herbert WAAS

È il 1989 quando l’ex centravanti del Bayer Leverkusen sbarca a Bologna insieme al brasiliano Geovani e al bulgaro Iliev. La squadra guidata da Maifredi, dopo le ottime cose mostrate durante il campionato passato, è chiamata a migliorarsi. In attacco, insieme al tedesco, arriva anche Bruno Giordano ed il tecnico riesce nell’impresa di portare i Felsinei fino all’ottavo posto che vuol dire qualificazione in Coppa UEFA. Waas si limita ad un apporto di quattro reti e nella stagione successiva il bilancio va peggiorando: segna due reti e i Rossoblù sprofondano nuovamente in Serie B.

di Nando Di Giovanni