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Quando era impossibile giocare a calcio senza i baffi: tra tutti questi chi ha il baffo più memorabile?

3 Dicembre 2021

Paolo DAL FIUME

Le sue corse sulla fascia l’hanno visto protagonista nella massima serie per un buon decennio: dalla metà degli anni ’70 per buona parte degli anni ’80. Dopo il debutto nella categoria regina con il Varese, vissuto marcando Gianni Rivera, Dal Fiume trovò la sua dimensione nel Perugia del presidente D’Attoma che, nel 1978-79, concluse il campionato alle spalle del Milan campione d’Italia senza neanche una sconfitta. Fu uno dei principali e più apprezzati interpreti di quel Grifone, tanto da passare al Napoli di Krol prima e Maradona poi. Dal 1985 vestì la maglia dell’Udinese per tre anni, ultima tappa della sua carriera.

ELOI Francisco Chagas Eloia

È ben nota la leggenda che lo vuole abile palleggiatore con i limoni. Proprio come Pelé. Peccato che nel gioco del calcio le abilità con gli agrumi non siano garanzia di rendimento. Difatti, i tifosi del Genoa rimasero con l’amaro in bocca – eufemismo – ammirando le gesta del funambolo brasiliano, acquistato dopo una doppietta realizzata con il Santos durante il Mundialito per club. Sì, faremo un approfondimento. Per il resto, vi basti sapere che nei trentaquattro saggi forniti dal carioca in due anni al Luigi Ferraris, neanche un pallone finì in rete. Forse qualche limone. Ma quelli dell’International Football Association Board proprio non ci sentono da quell’orecchio.

Ruud GULLIT

Siamo ben certi che se il Milan avesse messo a disposizione anche i baffi di Ruud – oltre alle treccine – nel suo merchandising, avremmo visto tifosi di tutte le età assieparsi sugli spalti di San Siro sfoggiandoli orgogliosamente. Il Tulipano Nero arrivò nella capitale della moda dopo l’estate del 1987 e il suo impatto fu devastante. Il Pallone d’Oro in carica, infatti, portò i Rossoneri alla vittoria in campionato dopo un’attesa di nove anni e grazie alle sue reti, Gullit alzò al cielo anche due Coppe dei Campioni assieme ai compagni Oranje di una vita: Rijkaard e van Basten.

MILTON Luiz de Souza Filho

In seguito all’argento conquistato con la Seleção durante le Olimpiadi di Seoul – insieme ai vari Taffarel, Jorginho, Careca e Bebeto – il centrocampista viene acquistato dal Como nel 1988-89. Il baffuto carioca gioca tutte le partite, segnando anche quattro reti, ma il suo apporto non è sufficiente per evitare la retrocessione. Anzi, resta anche l’anno successivo fra i cadetti quando i Lariani precipitano addirittura in Serie C1, prima di salutare il Marco Sinigaglia per terminare la sua carriera in Svizzera nel 1996 tra Chiasso, Zurigo, Sion e San Gallo.

Angelo ORAZI

Il centrocampista spoletino, cresciuto nella Roma, muove i primi passi “da solo” nel Verona sul finire degli anni ’60. Con l’andar del tempo, Orazi conquista fiducia e sicurezza, finché nel 1972 la squadra giallorossa lo richiama a sé. Resta per quattro stagioni all’Olimpico, prima di trasferirsi al Pescara – che porta alla prima promozione in Serie A – e successivamente passare per Catanzaro (1978-81) e Udinese (1981-83), dove lascia il posto “in caldo” per il Galinho che arriverà in Friuli di lì a poco.

Giovanni PIACENTINI

La sua parentesi baffuta dura pochissimo, ma è sufficiente per passare alla storia ed essere annoverato nella nostra selezione. È il 1991-92 e il centrocampista vive a Roma la sua terza stagione, la prima ed unica nella quale viene immortalato con un bel paio di mustacchi sotto il naso. Il modenese viene ricordato per aver segnato soltanto due gol in Serie A, ma meravigliosi ed anche pesantissimi: il primo proprio durante un derby del 1993-94 contro la Lazio, il secondo nella sua ultima stagione da professionista (2000-01), realizzando il gol-partita che vale il successo del Bologna contro il Milan grazie ad una staffilata da oltre trenta metri.

Enrico PICCIONI

Nel nostro ideale, il centrocampista ex Empoli e Cremonese non può che ricoprire un ruolo da titolare nel nostro undici coi baffi. Ed il sambenedettese è un fedelissimo “portatore” sin dalla più tenera età. Dopo una lunga gavetta in provincia, la sua carriera prende una svolta quando nel 1987 approda nella città del Torrazzo. Con i colori grigiorossi conquista finalmente la Serie A nel 1989-90 e fa il bis nel 1991-92, la sua ultima in Lombardia. Fa poi ritorno nelle Marche, per giocare gli ultimi anni con Sambenedettese, Civitanovese e Camerino, chiudendo infine al Città di Castello.