Privacy Policy Quando era impossibile giocare a calcio senza i baffi: tra tutti questi chi ha il baffo più memorabile? - Pagina 8 di 10

Quando era impossibile giocare a calcio senza i baffi: tra tutti questi chi ha il baffo più memorabile?

3 Dicembre 2021

Rafael Martin VAZQUEZ

Dopo aver vinto di tutto con la maglia del Real Madrid, la Quinta del Buitre perde uno dei suoi più illustri rappresentanti all’alba degli anni ’90. Il Mondiale degli spagnoli non è stato esaltante, ma Martin Vazquez ha messo in luce tutto il suo talento ed è proprio su di lui che punta il Torino, neopromosso in Serie A, per tornare ai vertici del calcio nazionale dopo il purgatorio della cadetteria. L’impresa si compì, sfiorando il miracolo nel 1992 quando il Toro venne sconfitto nella finale di Coppa UEFA dall’Ajax. Fu l’ultimo atto con i piemontesi prima del suo fugace passaggio all’Olympique Marsiglia e il successivo ritorno al Real.

Renato ZACCARELLI

Il suo baffo svetta orgogliosamente sul podio della classifica dei calciatori più presenti nella storia del Torino. Dopo Giorgio Ferrini e Paolino Pulici, la mezzala anconetana ha sudato le proverbiali sette camicie per la causa granata. Tredici stagioni nelle quali Zaccarelli si è distinto per la continuità delle sue prestazioni, reinventandosi anche libero – una sorta di regista arretrato ante litteram – e guadagnandosi addirittura il Guerin d’Oro come miglior giocatore del campionato 1985-86, a trentacinque anni suonati.

ATTACCANTI

Nikolaos ANASTOPOULOS

È il primo calciatore greco a sbarcare in Italia dopo la riapertura delle frontiere e quando arriva ad Avellino è l’indiscusso re dell’Acropoli di Atene, forte di quattro titoli di capocannoniere conquistati con la maglia dell’Olympiakos. Nelle mire dei Lupi c’è la volontà di affiancarlo al più esperto Schachner per garantirsi le necessarie reti-salvezza. E invece al Partenio si concretizza il proverbiale patatrac: non segna neanche un gol in diciannove partite, facendosi espellere nell’ultima giornata di campionato contro l’Inter e retrocedendo con l’Avellino dopo dieci campionati consecutivi in Serie A.

Massimo BARBUTI

Forse il suo nome sarà ricordato dai tifosi milanisti più stagionati. Fu lui, infatti, a guastare la prima partita assoluta nelle vesti di presidente di Silvio Berlusconi: una sua beffarda conclusione a palombella dalla distanza superò galli, consentendo al club marchigiano di tornare con l’intero bottino in palio dalla trasferta di San Siro. È forse stato questo il momento più alto della sua carriera che, comunque, l’ha visto ritagliarsi ruoli da protagonista, prima con il Parma e poi proprio con il Picchio, guidando l’attacco dei Bianconeri guidati in Serie B da Vujadin Boskov.

Carlos Alberto BIANCHEZI

Non è certo semplice raccogliere l’eredità di un big come Evair, tuttavia è parimenti complicato non riuscire ad inserirsi in un gruppo come quello atalantino quando ci si è guadagnati il soprannome di Careca III. Difatti, dalle parti di Bergamo nessuno ricorda con le lacrime agli occhi il passaggio di Carlos Bianchezi in nerazzurro. Acquistato dal Palmeiras nel 1991, il brasiliano segna comunque otto reti in ventinove presenze, ma spesso e volentieri risulta un corpo estraneo nello scacchiere di Giorgi. E, infatti, dopo un solo anno, Bianchezi saluta tutti per lasciare il posto a Maurizio Ganz.

Zbigniew BONIEK

Il Mondiale di Spagna ’82 ha messo in mostra tutta la classe sopraffina di Zibì che spinse la sua Polonia sino alla semifinale, persa poi contro l’Italia. Dopo la kermesse iridata, Boniek veste il bianconero insieme a Platini e per tre anni resta a Torino, vincendo uno Scudetto, una Coppa dei Campioni, una Coppa delle Coppe, una Coppa Italia e una Supercoppa UEFA. Poi, nel 1985, viene ingaggiato dalla Roma per raccogliere l’eredità di Falcão e rischia di portare il tricolore sulle sponde del Tevere. Lascia il calcio nel 1988 dopo aver vinto un’altra Coppa Italia con i Giallorossi.

Massimo BRIASCHI

La velocissima ala sinistra è uno dei pilastri del Real Vicenza di Giovan Battista Fabbri che nel 1977-78 contende lo Scudetto alla Juventus. Dopo la rocambolesca retrocessione dei Berici l’anno successivo, passa al Cagliari per un anno per poi tornare in biancorosso. Nel 1981, dunque, viene acquistato dal Genoa e con la maglia dei Grifoni torna a segnare reti a raffica, tanto essere l’ultimo giocatore ad esser riuscito a bucare la rete di Dino Zoff. Le ottime stagioni in rossoblù gli fanno guadagnare la chiamata proprio della Vecchia Signora e nei tre anni torinesi s’impone come uno dei migliori elementi in rosa, vincendo Scudetto, Coppa dei Campioni, Coppa Intercontinentale e Supercoppa UEFA.