Privacy Policy Quando il Perugia diventò la squadra italiana più famosa in Giappone

Quando il Perugia diventò la squadra italiana più famosa in Giappone

13 Settembre 2021

Il calciomercato è come la scoperta di un nuovo ristorante: non sai mai se ciò che ti verrà servito sarà di tuo gradimento. Del resto noi italiani siamo notoriamente campanilistici in tema alimentare, ma non solo. Infatti, anche quando si tratta di calciatori provenienti da altre terre, lo scetticismo aumenta.

Proprio come il primo assaggio del sushi può dividere le platee nostrane, tra diffidenza e curiosità verso la pietanza a base di pesce crudo, anche l’approccio verso la cultura pallonara del Sol Levante è stata notoriamente accompagnata da sentimenti incerti, che incuriosiscono e non poco l’attenzione dell’appassionato italico.

La storia dell’arrivo di Hidetoshi Nakata nel nostro paese è la perfetta sintesi di un calcio che oggi appare distante dai nostri tempi, che racconta di come l’arrivo di calciatori poco noti alle masse creasse una curiosità sempre maggiore.

Siamo nell’estate del 1998 e il Giappone per la prima volta entra nella cartina geografica del grande calcio, debuttando ai Campionati del Mondo francesi. Il ruolino di marcia della spedizione nipponica fu tutt’altro che irreprensibile, facendo registrare tre sconfitte in altrettante gare e un solo gol all’attivo.

Malgrado ciò Luciano Gaucci, istrionico presidente del Perugia, decise di pescare dalla rosa dei Samurai Blu uno dei prospetti più interessanti: il ventunenne Hidetoshi Nakata, centrocampista del Shonan Bellmare Hiratsuka e vero idolo in patria.

Lo storico ex proprietario dei Grifoni è stato notoriamente un uomo che ha operato i suoi colpi di calciomercato per creare una sempre maggiore attenzione verso il club umbro: in passato non sono mancati acquisti più avvezzi al marketing che alla mera utilità sportiva, per questo l’acquisto del ragazzino nativo di Yamanashi portò con sé le “solite” incognite.

L’arrivo in Italia di Nakata fece subito notizia per una sana abitudine: Hide era solito dedicarsi alla lettura nello spogliatoio, prima e dopo le partite. Una passione decisamente poco affine alla classica figura del campione di pallone. E, anzi, il suo approccio alla vita di tutti i giorni si confermò su toni decisamente da anti-divo: atteggiamento molto schivo e riservato, poco avvezzo alla vita notturna e alle apparizioni in TV. Quasi a rafforzare un cliché, i giornali dell’epoca raccontarono dell’atleta nipponico era solito girare per le vie di Perugia con la sua macchina fotografica in mano, per ritrarre le bellezze architettoniche del capoluogo umbro.

L’attesa per l’esordio del centrocampista giapponese salì col passare dei giorni: a fine anni ’90 non era semplice conoscere le gesta di calciatori provenienti dall’estero. Tuttavia, malgrado l’alone di mistero degli italiani, Perugia in quei giorni fu invasa da un vero e proprio esodo di giapponesi, tra tifosi e addetti stampa e TV per ammirare l’esordio in maglia biancorossa di Nakata. Un’attesa resa ancora più grande dal fatto che in Umbria, per la gara di apertura del campionato di Serie A 1998-99, arrivassero i vice Campioni d’Europa della Juventus.

La Vecchia Signora, malgrado la vittoria dello Scudetto nella stagione precedente, ha negli occhi il triste epilogo legato alla finale della massima competizione europea per club, dove la Coppa dalle grandi orecchie sfumò per via della clamorosa topica del guardalinee Christian Schraer, che non ravvisò la posizione di fuorigioco di Mijatovic nell’azione che portò al gol-partita del Real Madrid.

Il giorno tanto atteso è il 13 settembre 1998, quando al Renato Curi, sotto la direzione dell’arbitro Daniele Tombolini, le squadre si presentarono con le seguenti formazioni. Il Perugia: Pagotto; Sogliano, Matrecano, Rivas, Sussi; Petrachi, Manicone, Campolo, Rapaic; Nakata; Tovalieri. La Juventus: Peruzzi; Birindelli, Tudor, Iuliano, Pessotto; Tacchinardi, Deschamps, Davids; Del Piero, Inzaghi, Zidane.

Allo stadio sono presenti circa ventimila spettatori, di cui circa un migliaio provenienti dal Giappone. Un dato di per sé straordinario, ampliato dal fatto che in quei mesi l’economia nipponica sta vivendo una flessione per via dell’instabilità dello Yen, che ha fatto registrare una svalutazione nei mercati europei e statunitensi.

Ogni tocco di Nakata è accolto da sguardi attenti e critici, si vuole capire se il giovane è un talento o uno specchietto per le allodole, tuttavia la prima frazione di gioco è quasi interamente a tinte bianconere, con Zidane e Del Piero che disegnano grandi giocate, senza mai trovare la via della rete.

A metà gara il primo acuto biancorosso si registra proprio con Nakata che, ricevendo il pallone sul vertice sinistro dell’area, serve una palla d’oro a Tovalieri, il quale però perde il tempo per battere a rete da pochi passi, anticipato da Iuliano. Quell’acuto è un fiore nel deserto, con la Juventus che nei venti minuti successivi chiude virtualmente la contesa con tre reti: Davids piega le mani di Pagotto con una violenta punizione, Tudor che trova la prima (delle tante) rete di testa in bianconero e un magistrale destro dai trenta metri di Pessotto porta il passivo a -3.

Gara chiusa? Solo per dodici minuti! I perugini, infatti, riaprono clamorosamente la sfida a inizio ripresa, trascinati proprio dall’estro di Nakata. Il giapponese, scrollatosi di dosso i tremori reverenziali, fa sfoggio di tutta la sua classe. Al terzo minuto il giapponese raccoglie un invito di Petrachi, che sfonda sulla destra, e lascia esplodere un destro da posizione molto defilata che sorprende un disattento Peruzzi sul proprio palo, avviando la rimonta del Grifone. Al dodicesimo la gara torna ufficialmente in bilico: c’è ancora Hide sugli scudi. Nakata, infatti, trova la doppietta personale con un gol di machiavellica audacia, sfruttando ancora un’incertezza del portiere bianconero: Peruzzi, sugli sviluppi di un corner, respinge troppo corto coi pugni, proprio sui piedi di Hidetoshi che con coraggio calcia al volo riuscendo a evitare una fitta selva di gambe e facendo insaccare la sfera alle spalle del numero uno juventino per la seconda volta.

I perugini si gettano avanti in cerca del pari, ma la Juventus gela le ambizioni perugine col il poker siglato da Fonseca, abile a colpire sugli sviluppi di un calcio d’angolo. La partita vive però un secondo tentativo di rimonta, quando nel finale i perugini trovano il 3-4 con un rigore trasformato da Bernardini. Reazione troppo tardiva, coi bianconeri che si oppongono lontano dalle mura amiche.

Nakata, si rivelerà uno dei migliori giocatori della stagione, concludendo il primo anno italiano con ben 10 reti in 32 gare. Successivamente, la Juventus sarà ancora nel suo destino, quando ai bianconeri segnò il gol più importante della sua carriera, nel 2001, quando con la maglia della Roma siglò la rete che avviò la rimonta giallorossa nello scontro diretto, che di fatto cucì il tricolore sul petto della Lupa.

Ritorniamo a Perugia e rigodiamoci la girandola di emozioni di quella giornata:

PERUGIA – JUVENTUS 3-4

PERUGIA: Pagotto, Sogliano, Matrecano, Rivas, Sussi, Petrachi (92’ Melli), Manicone (46’ Bernardini), Campolo, Rapaic, Nakata, Tovalieri (74’ Erceg). A disposizione: Docabo, Ripa, Tangorra, Maspero. Allenatore: Ilario Castagner.

JUVENTUS: Peruzzi, Birindelli, Tudor, Iuliano (48’ Mirkovic), Pessotto, Tacchinardi, Deschamps, Davids, Del Piero (67’ Di Livio), Inzaghi, Zidane (24’ Fonseca). A disposizione: Rampulla, Dimas, Blanchard, Pecchia.

Arbitro: Daniele Tombolini di Ancona

Reti: 23’ Davids (Juventus), 32’ Tudor (Juventus), 45’ Pessotto (Juventus), 52’ Nakata (Perugia), 59’ Nakata (Perugia), 65’ Fonseca (Juventus), 88’ rigore Bernardini (Perugia)

Ammoniti: Campolo, Sogliano, Sussi e Tovalieri (Perugia); Birindelli, Davids, Mirkovic e Pessotto (Juventus)

di Daniele Riefolo

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