Quando la Premier League era un’esperienza da fine carriera
4 Marzo 2020
NICOLA BERTI (TOTTENHAM HOTSPUR)
La notizia arrivò come un fulmine a ciel sereno. A gennaio del 1998, a trent’anni suonati, di cui dieci ricchi di trofei con la maglia nerazzurra, Nicola Berti decide di tentare l’avventura inglese. Probabilmente non è riuscito a dire di no al suo amico ed ex-compagno di squadra Jürgen Klinsmann, che lo chiama a White Hart Lane per aiutarlo a salvare il Tottenham Hotspur da una clamorosa retrocessione. E Nicola a Londra fa il suo dovere. Con la sua corsa incessante dà maggior equilibrio alla squadra che raggiunge una comoda salvezza a fine stagione anche grazie ai suoi tre gol, tutti decisivi. Dopo ventuno presenze complessive, ed un inizio di stagione 1998-99 non dei migliori, a dicembre, appena dodici mesi dopo il suo arrivo, Berti viene ceduto senza troppi rimpianti al Deportivo Alaves. Tanto per tener fede a quel vecchio adagio che recita che nel calcio non esiste gratitudine.
ROLANDO BIANCHI (MANCHESTER CITY)
Tredici milioni di euro e per Sven-Göran Eriksson, neoallenatore dei Citizens, l’ultimo regalo da scartare al termine di una campagna acquisti “faraonica” di 61 milioni complessivi per invertire la tendenza che vedeva da un buon ventennio gli Sky Blues soccombere puntualmente allo strapotere dei Red Devils. Come fare per curare l’idiosincrasia con il gol che, per tutto il torneo 2006-07, aveva colpito i mancuniani? Semplice, basta acquistare il centravanti rivelazione dell’ultimo campionato di Serie A: Rolando Bianchi. Per la rubrica “Ci voleva uno stratega”, ecco la ricetta ideata dal tecnico svedese per dare un avvenire ai sogni dei propri tifosi. Rolando lascia la Reggina da eroe dopo l’ultima, incredibile salvezza in cui ha messo a segno ben 19 reti e veste i colori dei Citizens insieme ad altri nuovi arrivati: i difensori Vedran Corluka e Javier Garrido, il mediano Gelson Fernandes, l’esterno Martin Petrov, i due trequartisti carioca Elano e Geovanni e il collega di reparto, Valeri Bojinov, giunto dalla Fiorentina. Con un simile armamentario, è lecito sognare. Ma è anche lecito segnare, tant’è che Rolando non perde tempo e bagna il debutto davanti al suo nuovo pubblico con un gol al West Ham su assist dell’altro neoacquisto Elano. Pare che gli investimenti paghino, ma è vero solo a metà perché nel giro di qualche settimana, Bianchi precipita in una spirale dalla quale non gli riesce di uscire. Fuori dagli schemi, non è integrato nel gruppo e la mancanza della Madre Italia si fa ben sentire. C’è ancora il tempo per addolcirsi l’addio con tre reti in tre partite contro Tottenham, Bolton e Aston Villa prima di fare le valigie e firmare per la Lazio e ritrovare la sua dimensione. Effettivamente, non è tutto oro quel che luccica.
PATRIZIO BILLIO & IVANO BONETTI (CRYSTAL PALACE)
Una voce per due storie parallele per due calciatori che hanno condiviso le gioie (poche) con la stessa maglia, quella rossoblù del Crystal Palace. L’ex difensore di Juventus, Bologna e Sampdoria giunse agli ordini di Sua Maestà già nel 1995, acquistato dal Grimsby Town al termine di una colletta indetta dai tifosi che raccolsero 50.000 sterline per coprire la metà dell’importo necessario per il suo acquisto. Dopo un passaggio al Tranmere Rovers tutt’altro che memorabile, gli Eagles puntarono su di lui nell’estate del 1997, ma dopo solo due caps si accorsero di aver preso un abbaglio. La cessione al Genoa durante l’inverno venne salutata quasi come una liberazione per entrambi. La storia di Patrizio Billio ricalca per tempi e modi quella del suo ex compagno di squadra: giunto in Inghilterra dopo aver militato nell’Ancona, il rapporto di Patrizio col pubblico del Selhurst Park non sbocciò e il trasferimento agli scozzesi del Dundee fu una naturale conseguenza. Vi militerà per tre anni, due dei quali furono condivisi proprio con Bonetti, fino al ritiro di quest’ultimo, giunto nel 2002.
MARCO BRANCA (MIDDLESBROUGH)
Gli son bastati ventitré minuti giocati al White Hart Lane con la maglia del Boro per meritarsi la nostra citazione. Acquistato nella sessione invernale del torneo 1997-98, l’esperienza all’Inter si concluse dopo l’arrivo di un certo Luis Nazario da Lima. I dirigenti Smoogies pensarono bene di affidargli la maglia da titolare al centro dell’attacco ereditata da Fabrizio Ravanelli. Con nove reti in undici apparizioni, Branca fu uno dei protagonisti della cavalcata verso il ritorno in Premier League. Ciò, però, non gli bastò per guadagnarsi il posto fisso nell’undici di partenza di Bryan Robson e la comparsata nello 0-3 dei biancorossi sul campo del Tottenham sarà l’unico gettone del centravanti grossetano nel massimo campionato inglese.
BENITO CARBONE (SHEFFIELD WEDNESDAY – ASTON VILLA – BRADFORD CITY – DERBY COUNTY – MIDDLESBROUGH)
Girovago del calcio con diciannove club in ventidue anni di carriera, Benny Carbone, fantasista italiano dal dribbling facile e dal fisico minuto, ha trovato in Premier League l’apice della sua carriera. In Italia non convince nelle grandi piazze e dopo Napoli e Inter, lo Sheffield Wednesday lo acquista per dare inventiva ad una squadra che sta alla fantasia come CR7 sta all’umiltà. Il matrimonio riesce e Carbone, che in Italia “con le sue finte disorientava avversari ma anche compagni”, per citare Vujadin Boskov, rimarrà con i bianco blu per tre stagioni, suo record personale. Nel 1997-98 sarà raggiunto da Di Canio e la foto-stereotipo con la pizza surgelata addentata dai due fantasisti nostrani rimarrà il simbolo di un’annata difficile conclusasi con la salvezza raggiunta grazie ai ventuno gol complessivi del tandem tricolore. Carbone rimarrà in Premier fino al 2002, facendo la sua parte con le maglie di Aston Villa, Bradford City, Derby County e Middlesbrough.
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