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Quando la rete viene da lontano: chi sono i difensori più prolifici della storia della Serie A?

25 Maggio 2020

12. Massimo ODDO – 29 reti

Massimo Oddo veste la maglia della Lazio per quattro anni e mezzo segnando diciassette reti in Serie A

Figlio d’arte – il papà Francesco è stato calciatore ed allenatore, il nonno Giovanni atleta di livello nazionale nel salto triplo – e specialista dal dischetto. Già, perché è dagli undici metri che Oddo, campione del Mondo con la Nazionale nel 2006, segna la maggior parte del proprio bottino in Serie A, suddiviso tra le esperienze di Verona, Lazio e Milan. In biancoceleste i due gol più belli: un missile nella vittoria dell’Olimpico con la Sampdoria del 2005-06 ed una punizione a giro l’anno seguente nel 5-0 all’Udinese. Arrivato al Milan, con cui solleva una Champions e vince uno Scudetto, due soli centri: una rasoiata col Chievo Verona ed un rigore proprio contro la “sua” Lazio.

11. Christian MAGGIO – 32 reti

Dieci anni di onorato servizio con la maglia azzurra del Napoli per Christian Maggio con cui va a segno in venti occasioni

Esterno destro vicentino, che ha reso al meglio come laterale nel 3-5-2. È con questo modulo, infatti, che esplode nella Sampdoria di Walter Mazzarri: nel 2007-08 regala ai blucerchiati il derby di febbraio col Genoa e la qualificazione in Europa andando a segno col Palermo. Saranno nove, record personale, i suoi centri quell’anno. Passa al Napoli, dove resta un decennio, dimostrandosi uomo per tutte le stagioni: dopo Edy Reja riabbraccia Mazzarri, poi retrocede sulla linea a quattro di Rafa Benitez, ma senza perdere spazio ed efficacia. Per chiudere la carriera è sceso in cadetteria, a Benevento, ma a trentotto anni suonati ha già segnato tre reti nella splendida cavalcata delle Streghe di Pippo Inzaghi.

9. Luigi DE AGOSTINI – 33 reti

Gigi vive un quinquennio a Torino, durante il quale si ritaglia un posto fisso sulla fascia sinistra della Juventus e della Nazionale. Il tutto condito da venti reti in campionato

Più che per un gol, di lui ci si ricorda per un rigore sbagliato, nel giorno del ritorno di Roberto Baggio a Firenze e del suo rifiuto a presentarsi dagli undici metri. Ingeneroso, tuttavia, per un giocatore apprezzato per la sua duttilità da tutti gli allenatori e che ha partecipato con la nazionale agli Europei 1988 e ad Italia 1990, oltre che ai Giochi Olimpici di Seoul. Con la Juventus, dove era arrivato dopo Udine e Verona, vince relativamente poco, una Coppa Italia ed una Coppa UEFA in quattro stagioni, ma non fa mai mancare il proprio contributo in termini realizzativi, con punte di sei centri nel 1987-88 e 1988-89. Certo, al suo arrivo gli diedero il 10 di Le Roi Platini: non esattamente la stessa cosa.