Real Madrid – Manchester City: e se avessero giocato contro 20 anni fa?
26 Febbraio 2020
Da un lato Shaun Wright-Phillips, Paulo Wanchope, Andrei Kanchelskis, Egil Østenstad e Alf-Inge Håland. Dall’altro sarebbe impossibile racchiudere tutto in cinque giocatori, tuttavia ci proviamo, consci di tralasciare per forza di cose qualcuno: Fernando Hierro e Fernando Morientes (ormai vecchi amici di Operazione Nostalgia, protagonisti a Cesena allo scorso raduno), Steve McManaman, ovviamente Raul Gonzalez Blanco, e poi, ad esempio Claude Makélélé, Christian Karembeu, Fernando Redondo, addirittura Samuel Eto’o e Figo. Sì, siamo andati oltre i cinque giocatori, ma era necessario per disegnare un incredibile Real Madrid – Manchester City di vent’anni fa. Quando gli Sky Blues potevano solo sognare di incontrare i Blancos in un ottavo di finale di Coppa dei Campioni, come accadrà al Santiago Bernabeu il 26 febbraio.
Come cambiano le cose in vent’anni: il City torna in Premier (e oggi ne è il detentore)
Del resto, nel 1999-00, dalle parti di quella che all’epoca era la seconda squadra di Manchester era un sogno anche restare in Premier League per più di una stagione di fila. Il City, in quella stagione, era in First Division, finendo al secondo posto dietro al Charlton e tornando così in Premier. Nulla da segnalare a livello di FA Cup, dove venne eliminato nei primi turni. La promozione diventa così un risultato quasi storico, se pensiamo al fatto che nel 1998 il Man City era nella terza divisione del calcio inglese (e nel 1970 vinceva la Coppa delle Coppe). Stella di quel City era Shaun Wright-Phillips, eterna promessa, per lo più incompiuta, del calcio inglese dell’epoca, talento mai sbocciato del tutto tra Manchester e Londra sponda Chelsea.
Il Real fa sempre il suo mestiere
Non avevano di questi problemi i Blancos, che al flop (un inatteso quinti posto) in campionato fa fronte con la vittoria della Coppa dei Campioni nella finale tutta spagnola contro il Valencia, battuto per tre reti a zero nella finale a Saint Denis con le reti – nostalgia DOC – di Morientes, McManaman e Raul. Anche quel Valencia non scherzava in quanto a ricordi: in panchina Cuper, in campo Claudio Lopez, Mendieta e Farinos, artefici all’epoca di un collettivo meraviglioso (soprattutto al Mestalla). Non era ancora il Real dei Galacticos, ma era pur sempre il Real: Lorenzo Sanz ne era ancora il presidente, e in campo c’erano, oltre a quelli già nominati, anche Roberto Carlos, Ivan Helguera, Redondo e addirittura Nicolas Anelka. Squadra sempre fortissima, che in quella stagione vide un avvicendamento sulla panchina, con la stagione avviata da John Toshack e terminata dal “nostalgicissimo” Vicente Del Bosque, artefice poi della super Spagna degli anni a venire, con la vittoria ai Mondiali 2010 e agli Europei 2012. Sembra ieri, ma è già un calcio che non c’è più.
Una nuova retrocessione
Fa oggettivamente un certo effetto pensare al fatto che gli attuali Campioni d’Inghilterra in carica, detentori della FA Cup, della Football League Cup e del Community Shield soltanto venti anni fa tornavano in Premier per retrocedere poi l’anno successivo. Questo infatti è quanto accadde nel 2000-01, quando i Blues, nonostante una buona campagna acquisti (comunque ben lontana da quelle tenute dal 2008 in poi, con l’avvento di Mansur e dei suoi petroldollari), chiusero al 18esimo posto della Premier e tornarono in Championship, dalla quale risalirono la stagione successiva per restare da quel momento in poi sempre nella massima serie britannica. A leggere la rosa del City 2000-01, risulta complicato immaginarla negli ultimi posti della classifica: Wanchope, Kanchelskis, Østenstad e Håland, oltre ovviamente a Wright-Phillips, erano gli alfieri di una squadra dignitosa ma ancora lontanissima dai fasti di oggi, dall’affrontare il Real e da Pep Guardiola in panchina.
Inizia l’era di Florentino
L’era dei Galacticos inizia con l’avvento di Florentino Perez alla presidenza del Real Madrid. E inizia col botto nel 2000-01: arriva infatti Luis Figo dal Barcellona, inizio di un super “album di figurine” che porterà alla Casa Blanca nel corso degli anni tutti i più importanti campioni del calcio mondiale dell’epoca, da Zidane a Ronaldo, passando per Beckham e Owen, per finire con Kakà e ovviamente con Cristiano Ronaldo. In quella stagione il Real torna a vincere la Liga: lo fa con Figo e con i suoi talenti già in squadra, quelli soliti, quelli nostalgici come Raul e Morientes. Una nota di colore: in quella Champions League una delle semifinaliste era il Leeds, oggi nobile decaduta del calcio inglese che dà spettacolo in Championship con il loco Bielsa in panchina. Questa è una storia che è nostalgia ancora prima di essere raccontata.
Real – City oggi e ieri
Raccontare oggi questa partita e pensare a quanto accadeva nel 2000 fa veramente un certo effetto. Oggi è una sfida equilibrata e ricca di talenti, ma che in qualche modo ci scalda meno il cuore. Ci piacerebbe raccontare un City – Real a squadre miste, i Blancos con Morientes, Raul e Mijatovic davanti e con Hierro in difesa, contro il City di Mancini, quello che vinse la Premier 2012 all’ultima giornata, beffando all’ultimo minuto i rivali dello United. È che siamo romantici, non ci possiamo fare niente. Magari tra vent’anni parleremo del Real e del City del 2020: saranno storie con lo stesso fascino di quelle che oggi stiamo ricordando? È impossibile saperlo, ma questo viaggio che abbiamo fatto nel passato delle due squadre ci ha confermato che i campioni di ieri ce li ricordiamo tutti – e molti erano con noi a Cesena, basta soltanto pensare a questo.
di Yari Riccardi
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