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Riscriviamo la storia del trofeo mai vinto da Diego

30 Ottobre 2022

15. Hugo SANCHEZ Marquez (Messico)

Quante capriole volanti per esultare dopo ogni gol. E c’è da meravigliarsi che non sia rimasto stordito dopo l’incredibile mole di reti messe a segno tra le due sponde del Manzanarre. Hugo Sanchez, infatti, è uno dei pochi ad aver vestito le maglie di Atletico, Real e Rayo Vallecano. Un simbolo di Madrid, oltreché del Messico, che annovera fra le sue file per il Mondiale di casa uno degli attaccanti più forti della sua storia. Il Niño de Oro, infatti, si aggiudica per cinque edizioni consecutive il titolo di Pichichi. Il 1986 è comunque per lui un anno speciale: oltre alla Liga spagnola, infatti, si aggiudica anche la Coppa UEFA. Il suo unico trofeo internazionale conquistato in Europa.

14. Helmuth DUCKADAM (Romania)

È l’eroe dell’anno, senz’alcun dubbio. Il portiere della Steaua Bucarest, infatti, è il peggior incubo dei tifosi del Barcellona che vivono un vero e proprio incubo durante la finale di Coppa dei Campioni in quel di Siviglia. Helmuth, infatti, respinge tutti e quattro i calci di rigori calciati dai Blaugrana lasciando la Coppa dalle Grandi Orecchie nelle mani dei rumeni. Gli strani scherzi della vita lo vedono protagonista in negativo poco dopo il successo europeo: deve, infatti, interrompere la sua carriera proprio sul più bello a causa di una trombosi che lo obbliga a interrompere la sua carriera fra i pali che riprenderà soltanto nel 1989, prima di ritirarsi nel 1991.

13. Marco VAN BASTEN (Olanda)

Il pulcino sta per diventare un maestoso cigno. E lo sta facendo lasciando a bocca aperta tutto il calcio olandese che non ha neanche finito di metabolizzare l’addio al calcio di Johan Cruijff. Tra le file dell’Ajax, infatti, si sta facendo largo un ragazzo che segna valanghe di reti: da tre anni è il dominatore incontrastato della classifica marcatori e nella stagione che si è appena conclusa ne ha segnati addirittura trentasette in ventisei partite. Numeri da capogiro e da grande attaccante che, se abbinati a una tecnica sopraffina di rara qualità, ne fanno il prototipo dell’attaccante del futuro. 

12. Alexander ZAVAROV (Unione Sovietica)

L’Unione Sovietica sforna giocatori di gran qualità e con la maglia della Dinamo Kiev, agli ordini di Valeriy Lobanovskyi che lo guida anche in occasione dei Mondiali messicani, c’è Sacha per cui il Colonnello stravede: «Come Maradona, Zavarov ha una tecnica incredibile, può decidere una partita in qualsiasi momento, sa organizzare il gioco e difendersi». Ha appena vinto la Coppa delle Coppe con la sua squadra e in vista della kermesse iridata è uno di quelli su cui tutti puntano gli occhi. Segna una rete nel 2-0 al Canada, ma poi è costretto a subire la rimonta del Belgio che esclude l’URSS agli ottavi di finale. Andrà alla Juventus nel 1988, ma in due anni non riuscirà mai ad ambientarsi e sarà una delle più grandi delusioni della storia bianconera.

11. Ian RUSH (Galles)

L’attaccante di Llanelwy fa esultare i tifosi della Kop con una costanza impressionante. Con i Reds ha vinto già quattro tornei e due Coppe dei Campioni, ma quella che si appresta ad affrontare è l’ultima stagione ad Anfield Road. Il blocco per le squadre inglesi nelle competizioni internazionali, infatti, lo costringe ad espatriare ed alla fine del campionato approderà alla Juventus per sostituire nei cuori dei supporter bianconeri quel Michel Platini ormai al crepuscolo della sua carriera. Sarà, purtroppo, una delusione per entrambi e dopo un solo anno di esilio, Rush ritornerà al Liverpool, riavvolgendo il filo interrotto al termine della stagione 1986-87.

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