ON Originals: tutte le t-shirt dedicate alle squadre di provincia del calcio italiano
8 Maggio 2020
DiADaInConSuPerTraFra. Sono le preposizioni semplici. MaConGranPenaLeReCaGiù. Per ricordare in ordine i nomi delle Alpi da Ovest ad Est. Quante sono le filastrocche che, con grembiulino e fiocco d’ordinanza – per i più alternativi – abbiamo dovuto imparare sino allo sfinimento quando popolavamo i banchi di scuola? Bei ricordi, eh? Viatici per garantirsi la sopravvivenza alla puntuale scure delle pagelle. Tiritere che faticavano a trovare una congrua collocazione nei nostri cervellini – o presunti tali – immancabilmente intasati dai nomi di eroi domenicali. Per la gioia di genitori che, altrettanto puntualmente, si battevano il petto chiedendosi come mai il Codispoti o il Marazzina di turno, invece, nelle nostre ottiche, godessero di pregi ascrivibili alle conoscenze più ancestrali.
Refrain recitati a tre a tre, scolpiti a caratteri cubitali nelle nostre memorie. O comunque tatuati sulla pelle. Sono le formazioni che più hanno fatto palpitare i cuori di piccoli e grandi appassionati di piccole e grandi città, capaci di resistere alle insidie del tempo e dell’oblio alle luci di imprese sportive disseminate negli anni e sullo stivale tra il Friuli e La Favorita.
Giacché di tatuarseli addosso non ci pare il caso – anche per il lettore più smaliziato ed appassionato – abbiamo pensato di ovviare all’ostentazione del senso d’appartenenza, geografico oltreché generazionale, rappresentando – su delle t-shirt – terzine di eroi con nomi e cognomi che danno vita ad omini che stimolano l’amigdala di chi si commuove ascoltando la sigla di Tutto il Calcio Minuto per Minuto.
Per il momento abbiamo celebrato e ufficializzato 16 t-shirt che andiamo a riassumervi in questo articolo:
1°) Foggia 1991-92
Zemanlandia è sempre stata qui e sull’ottovolante del Pino Zaccheria son saliti in moltissimi: qualcuno rimettendoci gli incisivi, qualcun altro scorrazzando liberamente per le praterie che lo divideva dalla porta difesa da Mancini. Sempre che Franco, nel frattempo, non fosse arrivato a centrocampo per contrastarlo. In quella che era la più squisita rappresentazione calcistica del concetto di “assalto all’arma bianca”, le punte del tridente dei Satanelli hanno sorpreso e trafitto gran parte di quegli avversari che avevano solo lontanamente pensato di conquistare due punti facili contro i rossoneri. Oltre al decantato trio composto da Rambaudi, Signori e Baiano – che per diversi mesi a Foggia e dintorni ha rappresentato un valido surrogato profano, seppur non meno riverito, della Santissima Trinità – spiccavano le presenze di Shalimov, Zar della Capitanata giunto in Puglia insieme al connazionale Kolyvanov in sella alle mietitrebbie di Casillo, oltreché di Codispoti e delle sue cinquantamila lire di premio extra percepite ogniqualvolta azzeccava un cross.
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2°) Palermo 2004-05
Per troppi anni Palermo è stata una regina del Sud senza corona. Ci sono voluti tanti bocconi amari da deglutire per tornare a vivere da protagonisti il massimo torneo nazionale. E quando l’hanno fatto, i rosanero hanno potuto incoronarsi senza alcun timore come massima espressione calcistica dell’Italia dall’ombelico in giù. Alla guida c’è Francesco Guidolin, uno che non si lascia certo intimorire dai mal di pancia di un presidente tanto bizzoso quanto intraprendente. Il collettivo si fonda sul nucleo che costituirà la buona metà della difesa campione del Mondo di lì a due anni. In avanti, poi, c’è il capocannoniere della Serie B che riesce a confermarsi anche fra i grandi. Insieme a loro che si affacciano per la prima volta sul massimo palcoscenico con la consapevolezza di esser diventati finalmente “adulti”, ci sono due grandi signori come Corini e Zauli che conferiscono quella giusta dose d’esperienza per dar vita ad una creatura che, come accade per i migliori film, sarà quasi impossibile imitare.
Puoi ordinare la T-shirt del Palermo 2004-05 scrivendo a info@operazionenostalgia.com
3°) Salernitana 1998-99
La storia si può scrivere. Anche se dura poco. Anche se non ha un lieto fine. Certo è che il connubio tra memorabilità e qualità che si è toccato all’Arechi poco prima che si esaurisse la coda del XX secolo ha pochi rivali. Delio Rossi in panchina veste ogni domenica i panni dell’alchimista per dosare al meglio fisicità e fantasia. Certe volte gli riesce, certe volte no. E neanche con il cambio di guida tecnica, passato nelle mani di Oddo, si assiste all’inversione di tendenza sufficiente ad evitare il baratro della Serie B. Tuttavia i granata riescono a lasciare il segno nell’immaginario di una generazione con prestazioni da “cuore oltre l’ostacolo”: basti pensare al sogno sfumato con la Roma all’esordio, alla prima vittoria stagionale guadagnata con la Lazio, al 2-0 con il quale manda l’Inter al tappeto e al successo di misura contro la Juventus. Lì davanti, d’altronde, ci sono Marco Di Vaio, David Di Michele, Federico Giampaolo. E dietro a loro nientepopodimeno che Ighli Vannucchi a suggerire e un giovane ma non meno combattivo Gattuso, forte del praticantato da Braveheart ad Ibrox con la casacca dei Rangers addosso.
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