ON Originals: tutte le t-shirt dedicate alle squadre di provincia del calcio italiano
8 Maggio 2020
4°) Messina 2004-05
Tornare nella massima categoria dopo un’attesa di quasi quarant’anni vuol dire aver fatto già tanto. Se poi inauguri il nuovo stadio battendo la Roma per 4-3 quando a venti minuti dalla fine sei sotto di un gol, beh, non puoi che emozionare anche il più algido tifoso della Valle d’Aosta. Piccoli miracoli che, grazie ai giallorossi sullo Stretto, rappresentavano quasi l’ordinario. Bortolo Mutti potrà raccontare ai suoi nipoti di aver realizzato un’impresa sportiva laddove, per decenni, quasi nessuno vi è riuscito. Nel suo scacchiere ognuno apporta il suo determinante peso specifico, ma tutti i fantacalcisti non smetteranno mai di lodare ed imbrodare il sinistro di Alessandro Parisi, o le acrobazie di Zampagna, le corse a perdifiato di Giampà e Coppola, l’autorità regale di Re Artù Di Napoli. Non tutti i supereroi hanno vestito una calzamaglia. Quell’anno, e noi li abbiamo visti, avevano la maglia gialla e rossa.
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5°) Venezia 1998-99
Una formazione iconica, con indosso una casacca ancor più iconica. Il leone arancio-verde sulla maglietta nera per vestire undici uomini capaci di scrivere una delle pagine più belle del calcio in Laguna del dopoguerra. Maniero e Recoba davanti: il Chino a illuminare la via verso la salvezza con arcobaleni che ipnotizzano i portieri avversari, il centravanti a buttar palloni in fondo al sacco in quantità industriali ed il collettivo, lì dietro, a correre e far legna. È uno dei grandi, piccoli capolavori compiuti da mister Novellino durante la sua carriera. Di certo il primo, forse quello impossibile da imitare. Non ci sono né i miliardi da spendere, né i nomi altisonanti. Ma ciò basta per occupare un posto di rilievo nei cuori degli aficionados.
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6°) Udinese 1997-98
I tempi di Zico sono lontani: tanti erano i sogni, pochi quelli realizzati. Ma quando ora hai in squadra un campione d’Europa, per giunta teutonico, la patria del pragmatismo e della concretezza, vuoi non arrivare a lottare per il terzo posto? E magari lo conquisti pure? Testa d’acciaio e cuore bianconero – prima Ascoli, poi Udine, nel mezzo la Mannschaft – per Oliver Bierhoff, capace di piazzare ben ventisette palloni in fondo al sacco, custodito da scudieri del calibro di Poggi ed Amoroso. I ragazzi di Zaccheroni, ormai, hanno fatto del 3-4-3 un loro marchio e mentre quei tre davanti fanno dannare i dirimpettai, dietro si lotta coniugando quantità alla qualità per rifornire quei tre dei palloni necessari – sic! – per far bene il loro mestiere. Con capitan Calori ad arginare gli attacchi davanti a Turci insieme a Bertotto e Pierini, la danish connection sulle fasce provvede a far spiovere palloni in area come fossero danesi al burro in un party dalla nonna. Tanto dolci, ma quanto male fanno. Proprio come quelli scagliati in rete dai friulani. Che ci perdoneranno per il parallelo simil-dolciario.
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