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ON Originals: tutte le t-shirt dedicate alle squadre di provincia del calcio italiano

8 Maggio 2020

10°) Bari 1994-95

L’ultima volta in Serie A la Bari era retrocessa con Jarni, Platt e Boban in rosa. Proprio per questo, il patron Matarrese si era necessariamente premunito costituendo una squadra dalla forte ossatura, cementatasi nel tempo dopo due anni di purgatorio fra i cadetti. Dopo l’esperienza “ballerina” – e non per la samba – con il brasiliano Lazaroni, i biancorossi furono affidati alle cure di Materazzi. Il tecnico papà del futuro campione del Mondo disegna una squadra che è fatta su misura per consentire al tandem composto da Tovalieri e Protti di rendersi artefici di scorribande – dall’esito spesso fruttuoso – nelle aree di rigore avversarie. E quando a loro si unisce il Guerrero, il trenino è pronto per fare il suo dirompente ingresso nell’immaginario dei tifosi. E non solo quelli di fede biancorossa. Tra i pali c’è Fontana, in difesa Amoruso – l’idolo di casa – insieme a Mangone (non ancora Thuram bianco). A centrocampo il redivivo Gerson, insieme a Gautieri e Pedone aratori di fascia ed autori di un’impresa mai più ripetuta: tornare a Bari con sei punti da Milano.

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11°) Chievo 2001-02

Chi ha avuto la fortuna di seguire la parabola della piccola squadra di quartiere di Verona dagli abissi dell’Interregionale fino alla Champions League, difficilmente potrà dire di poter assistere nuovamente a qualcosa di simile. Quel che son riusciti a fare i Mussi Volanti nel giro di un decennio ha dell’incredibile e testimonia come i miracoli siano possibili. Certo: ci vogliono gli uomini giusti al posto giusto, che abbiano visione e capacità. Senza scadere nel retorico, il Chievo Verona ha fatto tutto ciò, dimostrando come la summa di tutto ciò possa portare a toccare vette inarrivabili. Se poi ci unite le storie incredibili – nel bene e nel male – di uomini come Eriberto (altro che Luciano) o di fedeli scudieri come Moro, D’Anna, D’Angelo e Lanna, ai quali si aggiungono atleti dal tasso tecnico elevatissimo come Perrotta, Corradi e Marazzina si può anche andare a Torino e mettere paura alla Juventus. Senza scomporsi più di tanto.

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12°) Lecce 2004-05

Chevanton come Gigi Riva. Non si diventa simboli per caso di una squadra, di una città e di un popolo. Senza che il peso degli anni cancelli tutto. Ernesto è la miccia che, puntualmente, fa esplodere di gioia il Via del Mare ogni domenica, disturbando gli strumenti dell’Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia, tanto tremano gli spalti dello stadio. Se le imprese dei giallorossi danno grattacapi alle frequenze dei rilevatori, figurarsi cosa siano stati in grado di fare i giallorossi guidati da Delio Rossi nel torneo che ci ha traghettato verso gli Europei in Portogallo. Ledesma si fa conoscere lungo tutto lo Stivale, Pantaleo Corvino mette insieme una ciurma di ragazzi terribili che ogni weekend mettono a ferro e fuoco le dirette avversarie. Dietro, invece, filibustieri esperti che ne hanno vissuta di ogni: Siviglia, Stovini e Tonetto. E Giacomazzi a far da ombra all’uruguaiano: uno corre e l’altro segna. Tanto basta per entrare nella leggenda.

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