Tra fantacalcio e sogni: la rosa nerazzurra più forte degli ultimi 50 anni
9 Marzo 2020
Nicola BERTI
È il 23 novembre 1988 quando un ragazzo con la maglia dell’Inter prende palla in casa del Bayern Monaco al limite della sua area e inizia a correre verso la porta avversaria: non lo ferma nessuno, nessuno riesce a frenare la cavalcata di questo meraviglioso cavallo pazzo che arriva davanti al portiere avversario e segna una rete memorabile. Parole e musica di Nicola Berti, guascone per eccellenza, talento vero, genio e sregolatezza sempre difficile da collocare in uno scacchiere tattico, ma valore aggiunto per corsa, dribbling e follia, caratteristiche peculiari di un esterno di fascia. Perseguitato dagli infortuni, è stato tra i protagonisti dello scudetto del Trap del 1989 ed è stato incubo del Milan nei derby. E proprio contro i rossoneri sigla il suo “quasi” gol più bello: 15 aprile 1995, una botta al volo di Nicolino sbatte prima sulla traversa, poi sulla nuca di Sebastiano Rossi e poi in rete. Autogol per i giornali, gol suo per Berti. E per tutti i tifosi che hanno assistito a quello spettacolo.
Wesley SNEIJDER
Uno che ne capisce, di nome Marco Van Basten, lo ha definito “il miglior centrocampista che l’Olanda abbia mai prodotto”. E siamo certi che molti tifosi interisti siano d’accordo con il Cigno di Utrecht: sono loro infatti ad aver avuto la fortuna di ammirare le migliori stagioni di Sneijder, talentuosissima mezzala e trequartista, eccellenza degli assist e dei calci piazzati. Arriva in nerazzurro nel 2009, acquistato a titolo definitivo dal Real Madrid. Arriva nell’anno giusto: Wesley è stato uno dei super protagonisti del Triplete della squadra di Mourinho con 41 presenze e 8 gol complessivi. Nella memoria di tutti il l’assist servito a Diego Milito nella finale contro il Bayern Monaco, ultima perla di una serie meravigliosa di assist, lanci, dribbling e idee che lo hanno posizionato nella rosa dei centrocampisti migliori della storia dell’Inter. Noi, nella nostra squadra al Fantacalcio, lo compreremmo sempre. E non solo noi, ne siamo certi.
Mario CORSO
Che giocatore è stato Mariolino? Per lui basterebbe far parlare i soprannomi: Mandrake, o, se preferite, Il Piede Sinistro di Dio. Corso vuol dire Grande Inter, quella di Helenio Herrera, col quale il nostro Mariolino non andava granché d’accordo, tanto da chiedere praticamente ogni stagione la cessione al presidente Angelo Moratti, che ovviamente diceva puntualmente no. Siamo piuttosto certi che l’allenatore non se ne è mai pentito di allenare questo fantasioso giocatore, che in nerazzurro ha vinto quattro scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. È stato un fantasista, maglia numero undici sulle spalle, che amava allargarsi a destra per poi convergere e battere a rete con il suo sinistro. Talentuosissimo, ma altalenante e talvolta indolente, questo era forse ciò che Herrera rimproverava al suo giocatore. È stato artefice della Coppa Intercontinentale del 1964, con la sua rete nel primo tempo supplementare durante il terzo match contro l’Independiente.
Sandro MAZZOLA
Simbolo dell’Inter, ieri e oggi. Tra i migliori giocatori italiani della Storia. In nerazzurro dal 1960 al 1977, con 565 presenze e 158 reti. Questo è stato Sandro Mazzola, giocatore universale, centrocampista offensivo e attaccante, dribbling, acrobazie, gol e assist, un livello altissimo per un calciatore di una qualità eccezionale, doti che ha sempre dimostrato nell’arco della sua intera carriera. Immaginate un’asta in cui arriva il turno di Mazzola: quando sareste disposti a spendere? Per uno come Sandro cifre non possono esserci. Per lui parla la sua carriera e queste parole: “Questa è la mia maglia; tienila, perché sei degno di tuo padre”. A parlare è Ferenc Puskas, mentre lasciava a Sandro la sua maglia dopo la finale della Coppa dei Campioni del 1964. Sandro aveva appena segnato due delle tre reti dell’Inter. Era Leggenda, come suo papà Valentino.
Diego MILITO
Un giocatore che ogni tifoso avrebbe voluto vedere con la maglia della propria squadra. Un bomber vero, un attaccante letale, completo, forte di testa, destro ma capace di colpire anche con l’altro piede: questo è stato Diego Alberto Milito, media gol spaventosa in ogni tappa della sua carriera, che ha visto Avellaneda, Genova e Saragozza oltre a Milano sponda nerazzurra, dove l’attaccante arriva nell’estate del 2009. È naturale che i gol simbolo della sua esperienza nerazzurra sono quelli splendidi della finale di Madrid, quando l’Inter è diventata Regina con la vittoria del Triplete e quando El Principe – riprendiamo le parole di Massimo Marianella durante quella telecronaca divenuta storia – è diventato Re. Gol, cuore e garra sudamericana: Diego Milito è stato uno dei migliori attaccanti del campionato italiano.
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