Tutte le giovani promesse sbarcate in Friuli dal ’90 al ’06 (su tanti di questi ci avevate puntato al Fantacalcio)
12 Ottobre 2021
Jorge Samuel CABALLERO

Nel 2001 la dirigenza friulana riceve buoni feedback dall’America Centrale. A segnalare i profili di due honduregni è uno delle centinaia di osservatori che la famiglia Pozzo ha mandato in giro per il mondo. Le attenzioni si concentrano su un difensore e un attaccante: i loro nomi sono Samuel Cabellero e Carlos Pavon. Il difensore gioca al centro ed è un roccioso pilone di 184 centimetri. Il tecnico Hodgson non esita un attimo a preferirlo a Zamboni come partner di Sottil. Alla prima da titolare segna subito contro il Chievo Verona il gol dell’1-2 finale e per buona parte della stagione è lui il preferito del coach inglese. Anche con l’avvicendamento di Ventura, il centramericano gode di buona fiducia e al termine della stagione si contano ventuno presenze e due reti. Ma quando nel 2002 Luciano Spalletti torna sulla panchina bianconera, Caballero intuisce di non godere delle medesime attenzioni dell’anno precedente. Il toscano lo prova in tre occasioni, sufficienti per bocciarlo definitivamente e non fargli vedere più il campo sino al termine della stagione, se non per otto minuti a fine torneo. Nel tentativo di recuperarlo, l’Udinese lo cede nell’estate del 2003 alla Salernitana, ma viene impiegato soltanto in due occasioni in Coppa Italia. Quando viene rispedito in Friuli, il povero Caballero ha solo il tempo di svuotare definitivamente il suo armadietto per far ritorno all’altro capo del mondo, dove disputerà alcuni campionati di MLS con la maglia dei Chicago Fire.
Abdoulaye CAMARA

Il centrale difensivo del Mali viene portato in Europa dagli sloveni del Koper che, per la stagione 1997-98, puntano forte sul profilo del diciottenne. Destano buone impressioni le sue prestazioni con le giovanili gialloblù, tant’è che i vicini di casa dell’Udinese fiutano l’affare e lo mettono sotto contratto per la stagione successiva. Camara matura nella Primavera bianconera e per la stagione successiva viene spesso aggregato alla prima squadra. Gli concede gli onori della passerella Luigi De Canio: la sua Udinese sta strapazzando per 3-0 l’Inter di Marcello Lippi grazie alla tripletta di Roberto Sosa e a sette minuti dal triplice fischio finale chiama a sé il giovane Camara per inserirlo al posto di Jørgensen. Gioca altri due minuti nella sfida del Friuli contro il Perugia a fine stagione e per la stagione 2000-01 viene mandato al Cercle Bruges. Dopo un anno in Belgio, si cimenta ancora con l’italiano, ma stavolta ad accoglierlo sono i campi della Serie C1: prova a dire la sua con il Castel di Sangro, ma in Abruzzo raccoglie la miseria di otto presenze. Segno evidente che l’investimento non ha ripagato le attese, l’Udinese impiega poco per accettare l’offerta dei belgi del La Louviere e salutare quella che è apparsa come una copia sbiaditissima di Mohammed Gargo.
Piotr CZACHOWSKI

Il centrocampista polacco sbarca a Udine nell’estate del 1992 assieme a Marek Kozminski. La squadra è diretta da Adriano Fedele che l’anno precedente ha riportato la squadra in Serie A. Le speranze di centrare la salvezza sono buone: sono rimasti i gioielli Sensini, Manicone, Dell’Anno e Balbo e in attacco è arrivato Marco Branca. In mezzo al campo, Piotr viene acquistato con l’obiettivo di far legna: d’altronde è questa la sua caratteristica che l’ha reso uno dei pilastri di Legia Varsavia e Zaglebie Lubin, consentendogli di vincere il premio di Giocatore Polacco dell’Anno 1991. Esordisce in Serie A in condizioni di sicurezza: l’Udinese sta dominando contro il Pescara – al novantesimo vinceranno per 5-2 – e quando mancano venticinque minuti alla fine fa rifiatare Luca Mattei. Non entusiasma e gli allenatori che si alternano sulla panchina – dopo Fedele la guida tecnica viene affidata ad Albertino Bigon – gli concedono solo altre dieci comparsate. L’ex coach del Napoli campione d’Italia prova a dargli spazio nell’undici titolare in un ruolo di raccordo tra difesa e centrocampo, ma le sue prestazioni non convincono, tant’è che a fine anno l’Udinese lo rimanda al mittente. Curiosità: incrocerà per qualche mese il connazionale Adamczuk con la maglia del Dundee nel 1993. Evidentemente i suoi consigli non furono utili neanche a Dariusz per cercar di far bene con la maglia bianconera.
Alejandro Damian DA SILVA

Il centravanti paraguaiano si fa apprezzare dagli osservatori durante il Mondiale Under 17 del 1999 in Nuova Zelanda. La selezione giovanile della Albirroja mette in mostra anche Tomas Guzman, futuro juventino. L’Udinese lo mette immediatamente sotto contratto, ma il suo trasferimento dal Cerro Porteño subisce alcuni rallentamenti burocratici, a causa delle problematiche con il suo status da comunitario: tardano ad arrivare le certificazioni per il passaporto portoghese e il giovane Da Silva resta ai margini della rosa per diversi mesi. Veste finalmente il bianconero in occasione del match di ritorno di Intertoto con l’Aalborg BK, ma lo spazio in prima squadra è solo una chimera. Deve attendere il 2003 per vedere finalmente il campo con una certa continuità: è il Foggia ad acquistarlo e con la casacca dei Satanelli dimostra tutto il suo valore. Segna dieci volte in venticinque partite nel campionato di Serie C1 e l’anno successivo si divide fra il Pino Zaccheria e la Sambenedettese. La stagione porta in dote soltanto due gol, circostanze che lo convincono a tornare in patria, proprio in quel Cerro Porteño che lo vide sbocciare giovanissimo.
Rodrigo DEFENDI

Il difensore centrale brasiliano sbarcò in Europa nell’estate del 2004 per espresso volere di Jacques Santini. L’ex tecnico del Lione dei miracoli e della Nazionale francese volle fortemente il giovane carioca per il suo Tottenham Hotspur, ma Rodrigo non riuscì mai a vedere il White Hart Lane dal campo di gioco. Ben presto finisce ai margini del progetto e nel gennaio del 2006 tenta l’avventura con l’Udinese. Quell’anno, seppur la squadra riesca ad arrivare alle semifinali di Coppa Italia, i bianconeri vivono una stagione travagliata: in panchina, infatti, si alternano ben tre allenatori. Tra Cosmi, Dominissini e Galeone, il carioca si conquista la fiducia solo del compianto ex tecnico del Como che gli concede cinquantaquattro minuti nella sconfitta di San Siro contro l’Inter e novanta minuti la giornata successiva nel pareggio interno con l’Ascoli. A fine anno viene addirittura acquistato dalla Roma: gioca un minuto in Champions League contro l’Olympiakos e tutta la partita di ritorno contro la Triestina nel ritorno degli ottavi di finale di Coppa Italia. L’anno successivo viene acquistato dall’Avellino con cui rimane per due campionati, racimolando soltanto quindici presenze e realizzando di dover tornare dall’altra parte dell’Oceano Atlantico per trovare un ingaggio degno di questo nome.

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18. GUILHERME SIQUEIRA Il brasiliano conosce bene l’Italia: dal 2004 è nell’orbita dell’Inter e, dopo un fugace passaggio alla Lazio, giunge all’Udinese alla corte della famiglia Pozzo, dopo una stagione in prestito all’Ancona in Serie B, dove Guilherme fa vedere buone cose, torna in bianconero, ma non sfonda e viene mandato nella succursale in Spagna […]

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