Privacy Policy Tutte le giovani promesse sbarcate in Friuli dal '90 al '06 (su tanti di questi ci avevate puntato al Fantacalcio) - Pagina 6 di 9

Tutte le giovani promesse sbarcate in Friuli dal ’90 al ’06 (su tanti di questi ci avevate puntato al Fantacalcio)

12 Ottobre 2021

Feliciano MAGRO

Il ragazzo è nato a Zurigo, ma si sente italiano fino al midollo. D’altronde suo padre è giunto lì dalla Sicilia qualche anno prima per trovare un impiego. Sin da bambino tifa per la Juventus e sogna di giocare, un giorno, in Serie A. Ha i numeri per far bene, tanto da guadagnarsi la fiducia del Grasshoppers sin da giovanissimo. Ha diciassette anni quando esordisce in campionato e disputa il primo turno eliminatorio che contrappone le Cavallette ai lussemburghesi del Jeunesse d’Esch. Nei campionati successivi il minutaggio del trequartista aumenta sempre di più e molti osservatori popolano le tribune del Letzigrund Stadium per vederlo all’opera. È nel mirino anche dell’Under 21 della Svizzera, ma quando sa che Marco Tardelli – commissario tecnico degli Azzurrini – ha inviato Claudio Gentile a seguire le sue orme, chiede di non giocare per non precludersi il sogno di vestire la casacca della Nazionale. E così accade: dopo qualche partita con l’Under 20, Schizzo lo convoca per alcuni impegni della sua selezione, ma non scende mai in campo. Tuttavia, l’Udinese lo monitora e nel gennaio del 2000 lo acquista. Dopo sei mesi di ambientamento, viene inviato nuovamente nel massimo campionato elvetico per saggiarne i progressi e disputa due ottimi campionati con Basilea prima e Zurigo poi. Feliciano avverte che il suo sogno sta per realizzarsi, ma al suo ritorno subisce un brutto infortunio che lo lascia ai box per alcuni mesi. Torna nuovamente al Grasshoppers, ma qualcosa sembra non esser tornato a posto e l’Udinese non gli rinnova la fiducia. Finirà per disputare alcuni campionati in Svezia, con la delusione di aver soltanto sfiorato i campi della Serie A.

MARCOS PAULO Alves

Il centrocampista del Cruzeiro non ha uno stile da soddisfare i palati più fini delle esigenti torcide sparse per il paese carioca, ma è dannatamente efficace ed efficiente quando viene chiamato in causa nelle manovre degli Azulão. Così efficace da dare un valido contributo al suo club che domina la scena in patria – vince quattro Mineirão – e in Sudamerica, grazie alla Copa Libertadores conquistata nel 1997. È quasi inevitabile che gli si spalanchino, dunque, le porte della Seleção: raccoglie tre presenze con i Verdeoro, partecipando alla Copa America e alla Confederations Cup del 1999 – segnando un gol alla Nuova Zelanda – e inoltre viene inserito nel roster della selezione olimpica che partecipa alle Olimpiadi di Atene del 2000, scendendo in campo in tutte e quattro le partite. Dunque, l’Udinese pensa – a ragione – di aver acquistato il centrocampista del futuro nel campionato 2001-02. Tuttavia, mentre Hodgson non lo considera quasi, lo stesso non può dirsi per Ventura che lo impiega come pilone del centrocampo. A fine stagione colleziona quattordici presenze, impreziosite da una rete al Brescia nel 3-2 del Friuli il 30 marzo 2002. Non viene riconfermato e, anzi, viene ceduto allo Sporting Lisbona con cui ha una breve esperienza fatta di presenze, prima di tornare in Brasile e tentare alcune esperienze “esotiche” tra Israele, Ucraina e Giappone.

Gonzalo MARTINEZ Caycedo

Photo: Grazia Neri – Getty Images

Il terzino destro viene prelevato dai colombiani del Deportes Tolima nell’estate del 2001. È una sorta di precursore di Juan Cuadrado, ma del suo successore non ha né la corsa, né l’attitudine a coprire tutta la fascia di campo. Martinez si limita a fare il suo, cercando di far meno sbavature possibili. Alcune volte viene chiamato ad alzare il suo raggio d’azione. Ma non sempre le sue prestazioni sono soddisfacenti. Prima Hodgson, poi Ventura ed infine Spalletti devono faticare non poco per cercare di limitarne gli errori. Dopo una prima stagione chiusa con venti presenze, l’anno successivo il tecnico di Certaldo lo colloca più in là della fascia destra e precisamente in panchina, dalla quale Gonzalo assiste mestamente alle imprese dei suoi compagni di squadra. Alla spasmodica ricerca di spazio, nel calciomercato di riparazione invernale viene mandato al Napoli, in Serie B. Ma anche qui l’apporto è tutt’altro che lusinghiero. Nel 2003, dunque, arriva la chiamata della Reggina di Colomba. Gonzalo vola dall’altra parte dell’Italia, ma i risultati non cambiano: dopo tre mesi all’Oreste Granillo, il colombiano fa nuovamente ritorno al Napoli, assistendo da spettatore privilegiato al naufragio dei partenopei negli abissi del fallimento. Conclusa l’esperienza italiana, nel 2005 il Deportes Tolima riabbraccia il figliol prodigo, consentendogli di tornare a giocare con una certa continuità.

Fabio Cesar MONTEZINE

Che il qatariota aveva la fama di giramondo lo si era capito sin da giovanissimo. Sì, avete letto bene: qatariota. Fabio Cesar Montezine, infatti, ha acquisito la nazionalità del piccolo emirato affacciato sul Golfo Persico nel 2008, lì dove sbarcò solo tre anni prima dopo aver chiuso i suoi cinque anni in Italia. Il centrocampista di Londrina, infatti, è arrivato in Italia nel 2000 proprio grazie ai friulani che lo notano nel campionato ceco, quando veste la maglia del Viktoria Plzen. È un centrocampista dai piedi buoni, con attitudine al gol: perché non inserirlo nel grande laboratorio bianconero e verificare se sussistono le condizioni per coltivare un campioncino in erba? La risposta è no. Fabio, infatti, non riesce mai a vedere il campo e nell’estate del 2001 viene impacchettato insieme ad Esteban Lopez con un’etichetta che reca scritto: “Napoli”. Il brasiliano, infatti, viene mandato in Serie B – insieme ad un assegno da cinque miliardi – con la causale: “Indennizzo per l’acquisto di Marek Jankulovski”. Al San Paolo il carioca prova a mettere in mostra i suoi numeri e sebbene la squadra non riesca mai a centrare l’obiettivo della promozione in Serie A, si guadagna la stima dei vari De Canio, Colomba, Buso, Scoglio, Agostinelli e Simoni: gli allenatori che si alternano alla guida degli Azzurri fino al 2004, l’anno del fallimento. La sua migliore stagione è la prima, dove colleziona trenta presenze e segna cinque reti, mentre nei due anni successivi l’ambiente che si surriscalda sempre di più non gli consente di esprimersi al meglio. Dopo la liquidazione del Napoli si ritrova senza una squadra e così viene acquistato dall’Avellino che milita nello stesso campionato dei partenopei: la Serie C1, girone B. Con i Lupi Irpini colleziona solo nove partite e segna un gol, prima di salutare il Belpaese e atterrare in Qatar, il Paese che diventerà la sua seconda casa.  

Zlatan MUSLIMOVIC

L’arrivo del giovane bosniaco cresciuto nell’IFK Göteborg si concretizza nell’estate del 1999. Nelle mire di mister Di Canio, il perticone dei Balcani potrà essere una valida alternativa ai pesi massimi dell’attacco friulano, dando il cambio ai vari Sosa e Margiotta. L’inserimento in prima squadra, però, non è così semplice e Zlatan dovrà attendere il mese di febbraio per esordire finalmente in Serie A: Massimo Margiotta ha appena segnato la rete del 2-1 sul prato del Romeo Menti e Muslimovic saggia l’erba di Vicenza per un minuto scarso. Dopo altri ventotto minuti la domenica successiva nella sconfitta di Brescia, il bosniaco chiude così la sua esperienza con i colori bianconeri addosso. Infatti, nell’arco di sei anni veste le maglie di sette squadre diverse: Perugia, Pistoiese, Ascoli, Padova, Rimini, Messina e Parma sono le tappe toccate dal bosniaco. Forse l’esperienza vissuta con la maglia del Rimini nel 2004-05 è quella più felice, avendo contribuito con quindici gol in trentadue partite alla promozione in Serie B dei romagnoli. Riesce a trovare, dunque, sufficiente continuità in Serie A al San Filippo e all’Ennio Tardini, tanto da convincere l’Atalanta nel 2007 ad acquistarlo per mezzo milione di euro. Con gli orobici, però, Zlatan non riesce ad entrare nelle grazie di Gasperini e colleziona solo dieci presenze condite dalle due reti realizzate alla Fiorentina che permettono ai nerazzurri di fermare gli avversari sul prato dell’Atleti Azzurri d’Italia. In estate lo cerca il PAOK Salonicco e Muslimovic riesce ad arrivare anche a disputare le qualificazioni alla Champions League e diverse partite di Europa League prima di tentare l’avventura in Cina con il Guizhou Renhe.