Tutte le giovani promesse sbarcate in Friuli dal ’90 al ’06 (su tanti di questi ci avevate puntato al Fantacalcio)
12 Ottobre 2021
Dimitris NALITZIS

L’Udinese quasi due miliardi e mezzo di lire per acquistare il capocannoniere della Super League greca. Dimitris, cresciuto nel Panionios, ha segnato ben ventiquattro reti nel campionato appena concluso, equamente divise fra il club in cui è cresciuto ed il PAOK Salonicco che l’ha acquistato a metà stagione. La speranza è quella di avere fra le mani l’erede di Nikos Machlas, invece i friulani si ritrovano fra le mani un emulo di Nikolaos Anastopoulos (chiedere ai tifosi dell’Avellino delucidazioni in merito). Roy Hodgson non lo reputa necessario alla sua squadra, dunque Nalitzis viene immediatamente girato al Perugia. Curiosamente disputa i suoi diciotto minuti di Serie A solamente al Delle Alpi di Torino: otto minuti contro i granata, dieci contro i bianconeri. Tutti inutili. Non serve neanche la presenza dei connazionali Dellas e Vryzas per favorirne l’inserimento in squadra. Dopo soli tre mesi, viene rispedito al mittente. E ora? Che si fa? Semplice: un’altra cessione. A Nalitzis non viene neanche dato il tempo di assorbire la bocciatura del Grifone che viene messo su un aereo che lo porta allo Sporting Lisbona. Neanche l’aria della capitale lusitana porta bene al greco che accumula undici presenze a fine stagione con un mesto “zero” alla voce “gol fatti”. Dopo l’esperienza allo stadio José Alvalade, i dirigenti dell’AEK Atene spingono per riportare in patria il (fu) bomber. E all’ombra del Partenone l’attaccante dimostra di avere nostalgia di casa: impiegano poco i gialloneri per convincere i dirigenti dell’Udinese alla cessione di Nalitzis. Bastano duecentomila euro e quello di Nalitzis al Friuli rimarrà soltanto un ricordo.
Mauro Esteban NAVAS

Giunge in Italia insieme al connazionale Pineda durante la sessione invernale di spese che Pierpaolo Marino, direttore sportivo dell’Udinese, effettua in Argentina ad inizio 1998 per dare nuove alternative sulle fasce a Zaccheroni. L’obiettivo è quello di far rifiatare l’altra coppia di incursori, questa volta tutta danese, che imperversa sulle corsie laterali: Helveg e Jørgensen. Le premesse, però, rimangono su carta. Se, infatti, Pineda riesce a dare qualche segnale del suo passaggio, lo stesso non riesce a Navas. Il tecnico romagnolo lo butta immediatamente in mezzo alla mischia, regalandogli quindici minuti contro la Fiorentina alla prima di ritorno. Al termine della partita, l’allenatore gli affibbia l’appellativo di “computer” per la mole di cross che riesce a produrre durante il match. Ma sarà soltanto un abbaglio. Dopo un buon esordio al Friuli, Navas riesce addirittura a segnare un gol ad Hernan Crespo nel match di Coppa Italia contro il Parma. Non è un refuso, bensì la classica occasione da raccontare ai nipoti: con i Ducali in dieci per l’espulsione di Guardalben, Valdanito è costretto a difendere la propria porta ed un guizzo di Navas viene tramutato in rete dalla mancata attitudine con i guantoni fra le mani: il suo goffo intervento consente al pallone di finire in rete e a Navas di festeggiare la sua unica marcatura italiana. L’apporto di Navas alla causa bianconera, in sostanza, termina qui. Con Guidolin, l’argentino viene chiamato alla bisogna negli ultimi scampoli di gara ed a fine stagione viene ceduto senza alcun dramma all’Espanyol. Così come accadde per Pineda, anche Navas fu condannato dalla giustizia italiana per avere falsato la documentazione che consentì all’Udinese di tesserarlo con lo status di comunitario. Chissà se racconterà anche questa disavventura ai nipoti.
Siyabonga NOMVETHE

Se vi siete soffermati qui, non lo negate. Anche voi, come chi vi scrive, in quel lontano pomeriggio estivo del 2001 avete puntato un miliardo del vostro budget del fantacalcio per acquistare il sudafricano dell’Udinese. Erano davvero molte le aspettative sul ragazzo che in patria aveva fatto sfracelli con la casacca del Kaizer Chiefs. E c’era da sperarlo, vista la buona stella che sta baciando i Bafana Bafana in quel periodo fra Bartlett, Buckley, Masinga e McCarthy. Seppur Hodgson provi ad impiegarlo gradualmente per adattarlo al gioco impostato per la sua Udinese, dove Muzzi e Iaquinta godono dei galloni da titolare, seguiti da Pavon e dal sudafricano, Siyabonga non riesce ad esplodere come ci si sarebbe aspettato. Ci prova allora mister Ventura a coinvolgerlo di più, schierandolo da seconda punta o da attaccante laterale, ma il risultato non cambia. Nel campionato successivo Spalletti ne limita ancor di più l’impiego e dopo i quattordici gettoni della prima stagione si scende alle cinque del 2003-04. Per non perdere tutte le speranze, Nomvethe viene dirottato in Serie B durante il mercato di riparazione invernale: lo prende la Salernitana di Stefano Pioli e con il tecnico parmigiano in panchina, Siyabonga riesce a mostrare sprazzi del suo talento, concludendo la stagione con due gol in diciassette presenze. Le flebili speranze di una ripresa vengono spazzate via dall’esperienza dell’anno successivo con l’Empoli di Mario Somma: al sudafricano vengono concesse solo undici comparsate, chiuso com’è da Tavano, Saudati, Gasparetto, Cappellini e Dedic. Con la certezza, ormai acclarata, di aver fatto un buco nell’acqua, l’Udinese lo cede mestamente al Djurgården.
Winston Antonio PARKS

Se questa “wikipediata” sugli abbagli dell’Udinese ha visto la luce, la colpa è solamente sua. Winston Parks è sbarcato in Italia nel 2001, quando non aveva ancora compiuto venti anni. Tuttavia, in Costa Rica il suo nome circola già da tempo ed è in odore di convocazione con la selezione maggiore dei Ticos. Dopo il suo esordio con la Limonense, la squadra di casa, Winston inizia a segnare con una certa regolarità sebbene parta inizialmente dalla panchina. Conquista sempre più la fiducia del tecnico ed è una presenza stabile nella selezione nazionale giovanile. Desta ottime impressioni al Mondiale Under 20 che si disputa in Argentina nel 2001, segnando quattro reti nel torneo – due all’Olanda e due all’Etiopia – così come Maxi Rodriguez e Mohamed El Yamany dell’Egitto. Condizioni sufficienti per convincere il presidente Pozzo ad investire circa quattro miliardi di lire per assicurarselo. Trascorre un anno con la formazione Primavera dei friulani e l’anno successivo è pronto per il test-drive: lo vuole l’Ascoli in Serie B insieme a Muslimovic. Con i marchigiani parte titolare a Bari nella partita d’esordio, ma viene sostituito dopo cinquantotto minuti dal più esperto Sasà Bruno. Sarà proprio il bomber napoletano il carnefice delle ambizioni di Parks, visto l’affiatamento che ha con Bonfiglio. Mister Pillon prova ad impiegarlo in altre due occasioni: un minuto di disperazione in quel di Venezia ed un impalpabile quarto d’ora due settimane dopo a Cagliari. Finiscono qui le chance che il tecnico veneto gli concede, relegandolo fino all’inverno puntualmente in tribuna. Parks fa così ritorno all’Udinese che lo ha già venduto al Lokomotiv Mosca, per un addio che in Friuli – ci giochiamo quel che volete – non rimpiange nessuno.
Carlos Alberto PAVON

I problemi delle prime impressioni è che se ne può avere solo una. Per (s)fortuna dei tifosi dell’Udinese, l’honduregno Pavon non ha impiegato poi così tanto tempo per far evaporare le speranze sul suo conto. Infatti, dopo il gol all’esordio che conclude la rimonta dei bianconeri sul Torino in occasione della prima giornata del campionato 2001-02, il centramericano conferma tutte le cattive impressioni che aveva suscitato qualche anno prima, all’epoca del suo primo trasferimento in Europa, con la maglia del Real Valladolid. L’avventura con gli spagnoli, avvenuta sei anni prima all’età di ventidue anni, si era conclusa con nove presenze in Liga senza alcun gol, nonostante Pavon si fosse presentato con le credenziali di miglior attaccante centramericano. Parlavano per lui i numeri, ma l’impatto con la realtà del Vecchio Continente non si è fatto attendere. Non pago dell’esperienza iberica, dopo aver segnato gol a grappoli in Messico, Pavon è deciso a ritornare dall’altra parte dell’Oceano Atlantico per dimostrare di essere in possesso dei numeri per dire la sua nel campionato più bello del mondo. L’illusione del primo gol dura come un battito d’ali e fino all’inverno il povero Hodgson lo chiama in causa quando c’è da giocarsi la carta della speranza. Auspicio che, puntualmente, Pavon fallisce miseramente: gioca altre sei volte, collezionando cinque sconfitte e un pareggio con l’Inter, giunto per mano di Di Michele. All’arrivo di Ventura, il tecnico chiede alla società di sbarazzarsi dell’honduregno ed il Napoli se lo ritrova in squadra dopo la cessione di Jankulovski. In Serie B con i partenopei riesce a fare ancora peggio, raddoppiando le presenze, ma senza mai incidere. Resta anche per l’inizio del successivo campionato, ma è viene dimenticato puntualmente in panchina. Onde evitare di far eccessivamente muffa, chiede ed ottiene la cessione: Pavon torna così al Monarcas Morelia, levandosi nel 2010 – a quasi trentasette anni – la soddisfazione di portare il suo Honduras ai Mondiali dopo un’attesa di ventotto anni, esordendo nella competizione in occasione del match contro il Cile.

Grigoris Georgatos nella classifica dei 20 terzini più prolifici di sempre
3. ALESSANDRO PARISI Un italiano è sul podio. No, non si tratta né di Zambrotta e né di Grosso, i due terzini titolari della nazionale campione del mondo 2006. La piacevole sorpresa di questa speciale classifica si chiama Alessandro Parisi, un terzino che ha fatto tanta gavetta e che, al contrario degli altri due […]

Le rose dell’Europeo Under 21 2002: il pianto dell’Italia e l’insuperabile Cech
Tutte le rose dell’Europeo Under 21 2002, vinto dalla Repubblica Ceca di Baros e Cech. Quanti campioni e quanti talenti perduti.

Riscriviamo la storia del trofeo mai vinto da Diego
5. Emilio BUTRAGUEÑO (Spagna) È un rapinatore dell’area di rigore. E non a caso gli affibbiano il soprannome di El Buitre (l’Avvoltoio) per la sua capacità di fiondarsi sul pallone e trasformarlo in gol. Vive praticamente tutta la sua carriera con la maglia del Real Madrid, eccezion fatta per il triennio finale in Messico con […]

Halloween nel calcio: l‘enciclopedia delle notti horror dagli anni ‘80 ad oggi!
NAPOLI – LAZIO 5-0 (20 settembre 2015) È il racconto di un dominio o di un tracollo, fate voi. Il Napoli inizia ad ammirare i primi vagiti della gestione-Sarri che, dopo la sua avventura all’Empoli, è arrivato alla guida dei partenopei con grandi aspettative. Il bel gioco messo in mostra in Toscana trova la sua […]