Tutte le giovani promesse sbarcate in Friuli dal ’90 al ’06 (su tanti di questi ci avevate puntato al Fantacalcio)
12 Ottobre 2021
Adil RAMZI

Il centrocampista marocchino arriva ad Udine – guarda un po’ – dopo il buon torneo che il Marocco Under 20 disputa in Malaysia in occasione della Coppa del Mondo del 1997. I dirigenti bianconeri monitorano con attenzione questo torneo ed individuano in Ramzi un ragazzo che può dire la sua. Come vuole la consolidata prassi del club friulano, dopo un periodo di adattamento e decantazione, i giovani virgulti della Primavera vengono mandati in giro per l’Europa per testare e monitorare la bontà dell’investimento. Per il giovane Adil viene scelto il Willem II, squadra che milita nelle Eredivisie olandese: approda nella città di Tilburg nel novembre del 1997 e le prime impressioni sono ottime. Così buone che il club gli offre un contratto e l’Udinese lo saluta dopo averlo visto esclusivamente in azione con la sua squadra Primavera. E l’investimento dei Superkruiken viene ripagato alla grande. Insieme a Co Adriaanse, Ramzi riesce nell’impresa di far qualificare la squadra alla Champions League. Questi numeri gli valgono, dunque, la chiamata del PSV Eindhoven. Eccezion fatta per una parentesi al Cordoba nella stagione 2002-03, Ramzi disputa nove tornei di Eredivisie, risultando decisivo in ogni club che lo accoglie: nel 2003-04 con il Twente Enschede è il giocatore ad aver fornito il maggior numero di assist del torneo, contribuisce alla crescita dell’AZ Alkmaar e si distingue con le maglie di Utrecht e Roda Kerkrade. Dopo quattro anni in Qatar, Adil torna proprio al Roda dove disputa i suoi ultimi due campionati fra il 2011 e il 2013.
Olivier RENARD

L’Udinese l’ha portato in Italia nel 1999, a vent’anni appena compiuti, forte delle ottime impressioni destate con le selezioni giovanili del Belgio. Ha provato a crescerlo per sei anni, mandandolo in prestito tra Charleroi, Modena e Napoli. Senza mai riuscire nell’intento. Approda in Campania durante la sessione invernale di calciomercato, ma non riesce mai a scalzare dal ruolo di titolare Gianello. Sono due le apparizioni che Reja gli concede: contro la Sambenedettese ed il Giulianova nell’ultimo turno della regular-season, prima di rimandarlo in Friuli per chiudere così definitivamente la sua esperienza in Italia.
Ousmane SANDA SANDA

I friulani puntano sul centravanti camerunense quando non ha ancora diciassette anni. Ma in patria ne dicono un gran bene. Ha il fisico dalla sua: i 78 chili di peso sono distribuiti su 182 centimetri di muscoli. Bisogna soltanto renderlo meno grezzo e affinarne la tecnica. Non sembra un’impresa impossibile per i tecnici delle selezioni giovanili, ma se dopo due anni di allenamenti nessun tecnico prende in considerazione l’attaccante, forse c’è qualcosa che non va. Ed allora non resta che tentare il consueto prestito al De Graafschap. Il tempo ci dirà cosa ne sarà di Sanda Sanda. Anche l’esperienza in Olanda è interlocutoria ed il giudizio su Ousmane diventa sempre più simile ad un grande punto interrogativo. Non resta che provare il tentativo del Cercle Bruges, che ha già accolto Abdoulaye Camara. Con i neroverdi, l’attaccante non lascia tracce, mentre qualcosa del suo talento s’intravede nel suo passaggio all’Anversa, con cui scende in campo principalmente nelle coppe e in quattro uscite, segna ben tre reti. Qualcosa sembra muoversi dopo le dieci presenze in Ligue 2 con l’Istres, ma al ritorno in Italia, Sanda Sanda accumula zero minuti nel torneo di Serie C1 con Benevento prima e Castel di Sangro poi. Nel 2004 si perdono le sue tracce. Se qualcuno sa qual è stata la fine di Sanda Sanda, ci faccia un fischio.
Massamasso TCHANGAÏ

Quando arrivò a Udine, Justin – come lo chiamavano gli amici – non aveva neanche vent’anni. Cresciuto nel cuore dell’Africa, in Togo, Tchangaï ha sempre dimostrato grande amore per il calcio, tanto da meritarsi un ingaggio nell’ASKO Kara a diciott’anni appena compiuti. Le sue peculiarità scavalcano i confini del piccolo stato, fino a convincere il club tunisino dell’Club Athletique Bizertin ad avallarne l’acquisto. Disputa due buone stagioni anche con la sua Nazionale e l’Udinese, nel 1998, lo acquista nella speranza di aver trovato un nuovo Mimmo Gargo. Il fisico è molto simile, il ruolo ricoperto anche. Il club bianconero, dunque, lo manda in giro per l’Europa: prima un anno all’HIT Nova Gorica, poi i consueti due anni al De Graafschap ed infine il test “in casa” in Serie C1 con la Viterbese. Forse non ha i numeri per giocare in Serie A, ma per il Benevento il suo acquisto può rappresentare comunque un valore aggiunto. Si trasferisce, dunque, per quattro anni nel Sannio e diventa un simbolo delle Streghe. Nel frattempo, contribuisce a far la storia del proprio Paese, spingendo il Togo all’incredibile qualificazione ai Mondiali del 2006. Massamasso si ritrova a marcare campioni come Henry, Trezeguet e Zidane. La favola dura solo per tre partite, ma tanto basta per essere considerato un eroe nazionale. Dopo l’avventura coi giallorossi, vola in Arabia Saudita e Cina, chiudendo la carriera a soli trent’anni. Se ne andrà dopo due anni a causa di un malore nel giorno del suo trentaduesimo compleanno.
Thomas THORNINGER

Niente da fare. Ogniqualvolta Thorninger lascia la Danimarca, il suo istinto da killer d’area si assopisce. Sarà questa l’unica plausibile spiegazione al misero bottino che l’attaccante di Aarhus è riuscito a raccogliere nelle sue tre esperienze estere, specie se comparate alla buona mole di reti realizzate in patria. Prima il PSV Eindhoven, poi il Perugia e infine l’Udinese. In tre momenti separati. Ventuno presenze complessive, neanche un gol. È un mistero quello che avvolge il profilo “esterno” di Thomas, così come – numeri alla mano – è un altro mistero capire cos’abbia spinto i dirigenti della squadra friulana ad offrire un contratto al “centravanti spuntato”. Eppure qualcuno avrebbe dovuto ricordarsi del suo passaggio a vuoto nel 1997-98 quando passò dalle parti del Renato Curi di Perugia: undici presenze anonime. Dopo il ritorno in patria con la maglia dell’FC Copenaghen, nel 2001-02 Thomas ha fatto ritorno nel Belpaese per mettersi a disposizione di mister Hodgson. Ma se l’ex tecnico dell’Inter non lo premia affatto, il gesto del tecnico Ventura ha un che di romantico: gli unici otto minuti di Thorninger in bianconero vengono disputati dal danese quando al Friuli sale proprio quel Perugia che lo vide “giocare” per i suoi colori solo cinque anni prima.

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