Tutte le giovani promesse sbarcate in Friuli dal ’90 al ’06 (su tanti di questi ci avevate puntato al Fantacalcio)
12 Ottobre 2021
Delio Cesar TOLEDO

Il Paraguay si rivela un bacino dal quale attingere con una certa proficuità. Nell’estate del 1999 arriva in Friuli anche il terzino sinistro cresciuto nell’Atletico Colegiales. Dopo il protocollare passaggio per il Cerro Porteño, l’Udinese si premura di mettere sotto contratto il mancino in vista della stagione 1999-00. Il tecnico De Canio lo fa scendere in campo per la prima volta il 31 ottobre 1999 con il preciso compito di serrare i ranghi e contenere la pressione della Reggina alla ricerca del pareggio: Toledo disputa quattordici minuti, subentrando a Sosa. Il 20 novembre, invece, gioca addirittura titolare nel match del Friuli contro il Bologna che vede vittoriosi i padroni di casa con un 2-1 in rimonta, maturato proprio dopo l’uscita del paraguaiano. Sono queste le uniche due apparizioni di Toledo in bianconero. A gennaio, poi, viene acquistato dall’Espanyol e con i catalani si leva diverse soddisfazioni, compresa una Coppa del Re.
Henry VAN DER VEGT

L’olandese si presenta alla corte di Guidolin nel 1998, acquistato dalla famiglia Pozzo dopo i buoni campionati disputati con il Willem II. Finisce anche nel mirino del PSV Eindhoven, ma van der Vegt decide di tentare l’avventura italiana. Il suo inserimento è graduale e mister Guidolin lo fa esordire in prima squadra solo nel mese di febbraio, in occasione della larga vittoria casalinga sul Bari per 4-0: gli fa spazio Walem. I gettoni al termine della prima stagione sono sette, ma il minutaggio aumenta considerevolmente l’anno successivo con De Canio in panchina. Segna anche il suo primo gol in Serie A nella vittoriosa trasferta del Sant’Elia. Il suo terzo anno in Friuli, però, inizia male e finisce peggio. Si rompe una spalla e l’infortunio lo costringe ad un lungo stop. Durante il percorso di recupero, gli esami evidenziano un’aritmia cardiaca che lo costringe a concludere anzitempo la sua carriera quando non ha ancora trent’anni.
José Luis VIDIGAL

Il portoghese è ormai in Italia da cinque anni, approdato nel Belpaese dopo aver disputato gli Europei del 2000 con la sua nazionale che è giunta a contendere la finalissima alla Francia. Ha ventisette anni e il Napoli lo acquista dallo Sporting Lisbona per affrontare il campionato del ritorno in Serie A. Purtroppo per i partenopei – e soprattutto per Vidigal – durante un’amichevole contro l’Olanda s’infortuna gravemente, procurandosi una lesione al legamento crociato che lo tiene via praticamente per tutta la stagione. Resta al San Paolo anche in Serie B, fino alla stagione del fallimento. Nel 2005, dopo un’annata a Livorno, viene chiamato dall’Udinese che Spalletti ha salutato dopo averla portata in Champions League. Le Zebre sono chiamate a disimpegnarsi su palcoscenici importanti, come quello del Camp Nou di Barcellona ed in occasione della sfida ai Blaugrana, José si fa anche espellere. Un marchio di fabbrica, forse il suo più grande difetto che l’ha contraddistinto per tutta la sua carriera: l’irruenza. La stagione si chiude in maniera opaca, sia per la squadra che per Vidigal e così, al termine della stagione, viene lasciato libero di tornare a Livorno.
Harald WAPENAAR

L’Udinese acquista a parametro zero il portierone olandese proveniente dall’Utrecht con il chiaro intento di ritagliargli il ruolo di vice-Turci. Sebbene si presenti in Friuli dichiarando di non sentirsi affatto una riserva, mister Guidolin fa orecchie da mercante ed assegna la maglia numero uno all’ex estremo difensore dell’Udinese anche per la stagione 1998-99. Rimane seduto a guardare il suo collega per tutta la stagione, ma quando Luigi s’infortuna durante la sfida del Delle Alpi contro la Juventus, Harald è chiamato a sostituire il collega. Sarà l’emozione, sarà l’impreparazione, ma con Wapenaar fra i pali, Inzaghi e Fonseca si scatenano, infilandolo con una certa facilità. Sarà titolare anche nella partita successiva con il Parma, ma a fine stagione le strade si separano e Harald torna lì da dov’era partito: ad Utrecht. Tenta anche l’avventura inglese nel Portsmouth, qualche anno dopo, giocandosi la titolarità con Shaka Hislop. Ma anche con i Pompeys, il nostro caro Wapenaar sarà costretto a cedere il passo al suo collega.
WARLEY Silva dos Santos

Per riassumere l’esperienza di Warley, potremmo chiedere sommessamente aiuto al maestro Carlo Emilio Gadda ed intitolarla “Quel pasticciaccio brutto di Varsavia”. Infatti, quello che accadde in occasione di una trasferta di Coppa UEFA tra l’Udinese e il Polonia Varsavia diede il “la” ad una delle pagine più oscure della storia recente: lo scandalo passaporti. Una volta arrivati nello scalo aeroportuale, infatti, la polizia polacca scoprì come i passaporti “portoghesi” di Warley e Alberto fossero falsi. Il brasiliano, dunque, fu costretto a tornare immediatamente in patria al Grêmio in ossequio alla regola delle quote di extracomunitari. Quest’avventura non depose favorevolmente per il centravanti carioca che comunque si era distinto durante la sua prima stagione, segnando tre reti in quindici partite. Ne seguirono altre ventidue senza acuti spalmate nell’arco di tre anni, seppur per un’intera stagione Warley fu squalificato. Nel 2003, smaltite le scorie della disavventura, fu ceduto al São Caetano senza particolari rimpianti.
di Nando Di Giovanni

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