Tutti gli africani campioni d’Europa
10 Marzo 2021
Yaya TOURÉ (Costa d’Avorio) – Barcelona
Per qualità, personalità, stazza fisica e intelligenza tattica, Touré, nel Barcellona di Pep Guardiola, è stato uno degli elementi insostituibili per caratteristiche. Completava il reparto difensivo, ma all’occorrenza sapeva destreggiarsi con abilità anche in mezzo al campo. Dove per praticare con maestria il tiki-taka asfissiante di Guardiola, si doveva necessariamente avere i piedi buoni. Il mediano ivoriano arrivò in catalogna dal Monaco, durante l’annata francese si mise in evidenza con ottime prestazioni che contribuirono alla salvezza dei monegaschi in una stagione alquanto complicata. Al Barça si conquistò ben presto il posto da titolare vincendo in soli tre anni sette trofei, tra cui la Champions League del 2009, dove – al fianco di un pilastro storico come Carlos Puyol – costruì un muro invalicabile davanti alla porta di Victor Valdés, regalando ai blaugrana la terza coppa della loro storia.
Seydou KEITA (Mali) – Barcelona
È considerato tra i migliori mediani africani di sempre. Il centrocampista maliano – primatista di reti e presenze con la sua nazionale – approdò al Barcellona nel 2008, dopo una lunga gavetta in Francia. Nel campionato d’oltralpe veste le maglie di Olympique Marsiglia, Lorient e Lens, per poi traferirsi in Spagna e indossare prima la casacca del Siviglia, poi quella più blasonata del Barça. Nei quattro anni in catalogna, conquista quattordici titoli e contribuisce con le sue geometrie alla vittoria di due Champions League. La prima nel 2009 e la seconda nel 2011. Subentrando, in entrambe le occasioni, nei minuti finali, chiamato in causa per spezzare il ritmo e aiutare i compagni nella gestione delle situazioni più incandescenti. Una volta terminata l’avventura blaugrana, sceglierà l’esperienza cinese con i Dalian Aerbin, per poi chiudere la carriera con Valencia e Roma.
Sulley MUNTARI (Ghana) – Inter
Nasce principalmente come terzino sinistro ma nel corso della carriera viene spostato in mezzo al campo. Si adatta presto al ruolo di mediano, adattando forza e prestanza fisica al ruolo di contenimento. Senza farsi mancare la capacità di inserimento, riuscendo a segnare perfino qualche gol. Il debutto in serie A arriva con la maglia dell’Udinese, la società con la quale è cresciuto e dove rimane per cinque stagioni, ritagliandosi uno spazio sempre più importante nel centrocampo bianconero. Il seguente passaggio al Portsmouth si rivelerà solo una breve parentesi, mentre quello immediatamente successivo all’Inter diventerà una delle avventure più significative della sua carriera. Il ghanese vestirà la maglia nerazzurra per tre anni, vincendo sei titoli e la Champions League nel 2010 ai danni del Bayern Monaco, giocando una manciata di minuti nella finale di Madrid, a risultato ormai acquisito, nel contesto di un’annata irripetibile come quella del Triplete.
McDonald MARIGA (Kenya) – Inter
Il Parma di Ghirardi lo va a pescare in Svezia, tra le fila dell’Helsingborg, dove nelle due stagioni precedenti si era fatto intravedere per le sue doti, a prima vista atipiche, da incontrista. La stazza fisica del keniota si presenta come quella di un mediano di contenimento, ma ciononostante, dimostra di avere – oltre alle qualità difensive – delle buone individualità come la lettura tattica, il palleggio e la visione di gioco. L’Inter, durante la sessione di mercato invernale del 2010, decide di acquistarlo per sfruttare la sua duttilità, soprattutto nell’ottica di una stagione lunga e snervante che la vede impegnata su più fronti. E una riserva aggiuntiva può solo fare comodo. Mariga si ritrova così a far parte di un gruppo di campioni, allenato peraltro da un allenatore di livello internazionale come Josè Mourinho. La stagione sarà epica e si concluderà con uno storico Triplete, dove il centrocampista africano assisterà solo dalla panchina all’impresa dei compagni. Scudetto, Coppa Italia e Champions League. Tutto nel giro di sei mesi. Niente male per uno che è appena arrivato dalla gavetta.
John OBI MIKEL (Nigeria) – Chelsea
In mezzo al campo servono anche i polmoni d’acciaio, e quelli di Mikel sembravano non finire mai il fiato. Il centrocampista nigeriano era un motorino infaticabile nella mediana dei Blues, fra i suoi piedi non brillava di certo la capacità di segnare – soltanto sei gol in 372 presenze – ma nell’economia della squadra portava in dote una quantità pazzesca di palloni recuperati, per poi cederli a chi sapeva schierare la qualità. Al Chelsea si accorgono presto della sua resistenza fisica e lo acquistano dal Lyn Oslo con la compartecipazione del Manchester United. A Londra vi rimane per ben undici stagioni, vincendo undici trofei, compresa la Champions League del 2012, prima di vestire le divise di Tianjin Teda, Middlesbrough, Trabzonspor e Stoke City.
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