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Tutti gli africani campioni d’Europa

10 Marzo 2021

Salomon KALOU (Costa d’Avorio) – Chelsea

Il Chelsea del 2012, traghettato dalla chiamata alle armi di Roberto Di Matteo, presentava un tridente che per ben due terzi portava i colori della Costa d’Avorio. Una di queste frecce rispondeva al nome di Kalou. L’esterno africano, nasce calcisticamente come prima punta, ma viene impiegato sulla corsia destra per aumentare il raggio d’azione della manovra offensiva, e sfruttarne la velocità con cui scardinare le difese avversarie. Il Chelsea lo pesca tra le fila del Feyenoord, dove aveva deliziato il pubblico olandese con dei colpi da predestinato, restandovi per sei stagioni e collezionando otto trofei. Nella incredibile finale di Champions contro il Bayern Monaco è uno dei titolari, prima di cedere il posto a Fernando Torres, un attimo dopo essere passato in svantaggio. I ragazzi di Di Matteo riusciranno comunque a riportare il match in parità, per poi vincere alla lotteria dei calci di rigore ed esplodere tutta la loro gioia per il finale trionfante di una stagione estremamente complicata. 

Didier DROGBA (Costa d’Avorio) – Chelsea

Se Kalou era la lama tagliente dell’attacco londinese, Drogba ne era in assoluto la punta di diamante. Il centravanti ivoriano era capace di abbinare uno straordinario senso del gol ad un cinismo sotto porta da bomber di razza. Di quelli che non perdonano. Di testa anticipava spesso il marcatore mordendo il primo palo, destro e sinistro invece non facevano differenza, così come l’attacco della profondità con fisicità e potenza. Praticamente completo sotto tutti i punti di vista. Durante le otto stagioni con la casacca dei blues contribuisce alla rinascita della squadra conquistando 14 trofei, tra cui, appunto, la memorabile vittoria della Champions League del 2012 dove prima – a due minuti dalla fine – infila il gol del pareggio alle spalle di Neuer, e poi segna il rigore decisivo riscattando un’annata faticosa e tribolata. In seguito, lascerà il Chelsea per firmare con Shanghai Shenhua e Galatasaray, ci ritornerà nel 2014 salutando l’anno successivo per chiudere la carriera negli USA.

Michael ESSIEN (Ghana) – Chelsea

Il Bisonte ghanese comincia la propria avventura calcistica con il Liberty Professionals, la squadra della sua città. Inizialmente viene schierato sulla linea difensiva, sia come centrale che terzino, per essere poi avanzato su quella mediana per sfruttarne la notevole potenza fisica. Viene acquistato dal Bastia e dall’Olympique Lione, prima di trasferirsi al Chelsea e costruire una carriera di tutto rispetto. L’evoluzione nel ruolo lo porta a stratificare le sue caratteristiche, senza circoscrivere le sue qualità a semplice lottatore di fatica ma adattando le possenti falcate agli ottimi tempi di inserimento che lo portano, negli anni, ad elevare perfino il fiuto del gol. Durante il periodo londinese affina sempre di più queste caratteristiche arrivando a vincere ben nove trofei in sette anni. Compresa la Champions League del 2012 dove, nella finale contro il Bayern Monaco vinta ai calci di rigore, rimane seduto in panchina per tutti i 120 minuti per poi esultare con i propri compagni per l’impresa sportiva compiuta. 

Naby KEITA (Guinea) – Liverpool

Quello di Naby Keita è un talento precoce. Non nasce sotto le luci dei riflettori. Né ricopre un ruolo che in campo gli consente di far convogliare le attenzioni su di sé. Ma quando indossa gli scarpini da calcio è dannatamente al centro dell’attenzione. Fulcro e metronomo delle linea mediana, è il primo presidio da superare quando c’è da difendere ed altrettanto in prima linea quando c’è da costruire un’azione d’attacco. È un eroe silenzioso: in pochi si accorgono di lui davanti allo schermo del televisore, ma per i compagni di squadra è una pedina irrinunciabile. S’illumina prestissimo di luce propria: gli osservatori dell’Istres, Ligue 2 francese, si accorgono di lui non ancora diciottene in Guinea e lo vestono di viola nel 2013. Con i transalpini mette in mostra il suo repertorio fatto di tattica, senso della posizione e propositività. Attitudini che stimolano l’attenzione dell’universo Red Bull, sempre alla ricerca di giovani prospetti per la sua Academy. La crescita è vertiginosa. Brucia le tappe a Salisburgo e nel giro di due anni è nel Lipsia che scala le vette del campionato tedesco. Le sue prestazioni migliorano in maniera così esponenziale che il Liverpool di Klopp sborsa ben 65 milioni di euro per vestirlo con la maglia dei Reds dopo un solo anno. Eredita la mitica maglia numero 8 di Gerrard e ben presto prende in mano le chiavi del centrocampo del Liverpool. Lo spavento della trasferta di Napoli – durante la quale viene ricoverato al Cardarelli – non gli impedisce di alzare la Coppa dalle Grandi Orecchie.