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Tutti gli stranieri nella Serie A 1995-96

1 Aprile 2021

JUVENTUS

Manuel PAULO SOUSA

Il mediano portoghese è l’emblema dell’eleganza e della precisione. Nella Juventus di Marcello Lippi si esalta non poco durante il percorso che porta allo Scudetto: il suo senso tattico e le sue geometrie rappresentano una manna dal cielo per una squadra così votata all’attacco come quella bianconero. Non è un mistero, quindi, che l’ex centrocampista di Benfica e Sporting Lisbona venga insignito del Guerino d’Oro come miglior straniero della stagione 1994-95. Tuttavia, la seconda stagione viene vissuta più in tribuna che in campo. I molti infortuni ne condizionano tremendamente il rendimento e, dopo il successo in Champions League, Paulo Sousa viene ceduto al Borussia Dortmund. È stato bello finché è durato.

Didier DESCHAMPS

Al contrario di Paulo Sousa, Didier non ha un buon impatto col campionato italiano. Colpa, e solo colpa, di un grave infortunio al tendine d’Achille che lo tiene fuori per diverso tempo. Per fortuna degli juventini, non appena vengono superati i postumi dell’infortunio, Deschamps mette in mostra tutto il suo repertorio in cui eccellono grinta ed atletismo. Con Paulo Sousa dà vita ad un centrocampo eclettico e perfettamente equilibrato, dove ognuno sopperisce alle mancanze dell’altro. Il risultato è sinergico e i bianconeri possono finalmente ambire alla conquista della Champions League che avviene, puntuale, in una notte di maggio sotto il cielo dell’Olimpico.

Vladimir JUGOVIC

Il tiro scagliato con forza alle spalle di van der Sar, l’urlo che si alza al cielo e la corsa a perdifiato verso i compagni di squadra, mentre mezza Italia urla il suo nome, dopo averlo strozzato in gola per undici anni. La prima annata con il bianconero addosso di Vladimir è indimenticabile e gli consente di alzare al cielo la sua seconda Coppa dei Campioni. L’Italia, evidentemente, gli porta bene: la prima, vinta con la Stella Rossa nel 1991, lo ha visto esultare al San Nicola di Bari. La Juventus investe ben otto miliardi nel centrocampista serbo, reduce da un ottimo triennio con la Sampdoria di Eriksson e con Lippi il suo rendimento prosegue sulla falsariga di quanto messo in mostra con i doriani. Migliorandolo non poco.

Juan Pablo SORIN

La bellezza sta nell’imperfezione e, come ogni tradizione che si rispetti, anche nell’annata perfetta della Juventus si registra un passaggio a vuoto. E tutto sta nel deludente acquisto del difensore argentino, giunto in Italia con ottime referenze – quella di Omar Sivori su tutti – che, però, si sono sciolte come neve al sole nel giro di pochissimo tempo. Juan Pablo non si integra nel gruppo bianconero e la sua prima esperienza italiana si chiude nel giro di qualche mese. Dopo due comparsate in campionato, infatti, Sorin fa le valigie e torna in patria per vestire la maglia del River Plate.

LAZIO

José Antonio CHAMOT

«Sa fare tutto, ma non sa fare un cross che sia uno». Parole e musica di Zdenek Zeman, forse il suo più grande estimatore. Il boemo, però, se n’è fatto una ragione, piazzandolo in difesa ed affidandosi a lui ogniqualvolta c’è da contrastare l’attacco da parte di un avversario. E lì il difensore argentino eccelle, eccome. È la seconda stagione per Chamot a Roma, dopo tre anni passati a Pisa e uno a Foggia, dove la sua strada si è incontrata con quella del tecnico di Praga. È il titolare inamovibile nella cerniera difensiva davanti a Marchegiani e fa da chioccia ad un ragazzino che si chiama Alessandro Nesta. D’altronde sa fare tutto. E difficilmente abbiamo visto Nesta crossare.

Alen BOKSIC

Quasi parafrasando la commedia del marziano di Flaiano, nel novembre del 1993 un alieno di Makarska, Croazia, è sbarcato a Roma. E tutti vogliono vederlo, ammirarlo, far gol e correre dietro al pallone. Con gli anni, vista la straordinarietà delle sue giocate si è quasi rischiato di abituarsi all’inusuale. Ma per fortuna di Alen, diversamente a quanto accaduto al marziano, il suo pubblico non ha mai smesso di amarlo. Anche quando, talvolta, si è mostrato svogliato, quasi indolente. Ma non si può non riconoscergli una bella fetta del terzo posto che la Lazio conquista nel campionato 1995-96, durante il quale Boksic mette in mostra tutto il suo repertorio. Tanto da essere cercato ed acquistato dalla Juventus a fine stagione.

Aron WINTER

Tutto passa per i piedi dell’olandese. È lui che decide quando accelerare, è lui che capisce quando è il momento di rifiatare. Il talento non gli manca ed Aron ripaga i tifosi della Lazio, ormai da quattro stagioni, con prestazioni sempre oltre la media che gli fanno guadagnare le attenzioni dei grandi club. Prima di salpare dalla sponda biancoceleste del Tevere per attraccare sul naviglio nerazzurro al termine del campionato, l’olandese scuola Ajax saluta la sua Lazio con un campionato sontuoso, nel quale segna sei reti nelle trenta partite disputate.

Guerino GOTTARDI

Sfogliando qualche mazzo di carte da poker, potreste sorprendervi nel vedere il volto di Guerino in luogo del classico jolly. Eppure è proprio quello il ruolo in cui eccelle lo svizzero Gottardi: qualsiasi parte del campo per lui diventa congeniale. Non ha importanza se in difesa o al centro del campo, se a destra o a sinistra. Guerino dà sempre il massimo, a prescindere dal punto di partenza. Ed è questa una delle caratteristiche che, nel giro di pochissimo tempo, lo hanno fatto diventare uno dei beniamini della Curva Nord. Nel primo campionato con la Lazio, Gottardi mette insieme venti presenze, senza mai segnare. Ma ci sarà tempo per farsi ricordare quando il suo nome finisce sul tabellino dei marcatori.