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Tutti gli stranieri nella Serie A 1995-96

1 Aprile 2021

MILAN

Marcel DESAILLY

Una colonna d’ebano, difficile da superare. Il francese, da due campionati, rappresenta un imprescindibile punto di forza nello scacchiere di Capello e durante il torneo 1995-96 salta solamente due appuntamenti di campionato, sfoggiando una continuità che negli anni passati non si era mai vista. Nell’anno che porta Marcel a vincere il suo secondo campionato, il ventottenne si toglie anche lo sfizio di andare per ben due volte a rete – suo record personale in campionato – durante le vittorie conquistate su Atalanta e Piacenza.

George WEAH

Tutti gli occhi sono per lui. King George viene accolto nel massimo campionato di Serie A in pompa magna, riservandogli tutte le attenzioni che si confanno al giocatore che, all’epoca, veniva considerato come il più forte del mondo. Ed a breve questo giudizio verrà anche certificato dal premio che France Football gli consegna nel mese di dicembre. Il Pallone d’Oro, infatti, è suo ed è il primo giocatore non europeo ad essere insignito con un simile riconoscimento. Dopo aver fatto sfracelli nel Paris Saint Germain, il liberiano prosegue sullo stesso partito anche in Serie A, terrorizzando i suoi marcatori con il suo strapotere fisico al quale abbina agilità e velocità da gazzella. Impiega sette minuti per segnare il suo primo gol in campionato, in occasione della trasferta di Padova. A fine stagione saranno undici, preziosi per la conquista del suo primo Scudetto rossonero.

Dejan SAVICEVIC

Croce e delizia di ogni allenatore che l’ha avuto in squadra. Con Capello e con i tifosi è un continuo odi et amo. La sua indolenza, spesso e volentieri, fa imbestialire tecnico e tifosi. Sembra scendere in campo per dovere di firma. Ma quando ha voglia di far la differenza, allora il Genio è inarrestabile. Basta una giocata per ricucire gli strappi che talvolta si creano tra il montenegrino e il mondo che gli gira intorno: riconcilia tutto e tutti con giocate in grado di conciliare estetica, eleganza ed efficacia. Non è roba per tutti. È roba da Dejan. Dopo il successo in Coppa Campioni con la Stella Rossa, c’è la sua firma nella vittoria di Atene contro il Barcellona di Cruijff e nel campionato in corso, il primo con le maglie personalizzate, veste ancora il numero dieci che Baggio gli cede volentieri. Savicevic ripaga il Diavolo con un’ottima annata nella quale segna sei gol in ventitré presenze.

Zvonimir BOBAN

Sicuramente al Milan dell’edizione 1995-96 non manca la fantasia. Nell’esagerazione di fantasisti con cui Berlusconi manda in sollucchero i tifosi – e quasi al manicomio mister Capello, costretto spesso a fare l’alchimista più che l’allenatore – si fa spazio con prepotenza anche il croato di Imotski che fa parte, ormai, in pianta stabile del caravanserraglio rossonero che domina in Italia e in Europa da ormai cinque anni. I suoi numeri coniugano l’estro dei migliori registi e il pragmatismo dei calciatori in grado di risolvere le partite quando si complicano. Nella stagione in esame, però, Zorro è fuori per lungo tempo a causa di un infortunio ed a fine anno riesce a mettere insieme tredici presenze, condite da tre realizzazioni.

Marco VAN BASTEN

È una presenza esclusivamente “su carta”. Il Milan gli assegna la maglia numero 25, nella speranza che il suo eterno recupero si concretizzi finalmente dopo due anni di speranze infrante e di illusioni. Tuttavia, gli auspicii rimangono tali e, a quando la stagione non è ancora iniziata, il 17 agosto 1995, Marco van Basten dice basta. Il Cigno di Utrecht chiude definitivamente le ali. L’ultima partita ufficiale disputata risale al 26 maggio 1993, quando l’olandese subentra ad Eranio durante la finale di Monaco di Baviera contro l’Olympique Marsiglia valida per la Champions League. Il giorno del suo addio, un commosso Galliani disse: «Il calcio ha perso il suo Leonardo da Vinci»

Paulo Jorge FUTRE

L’acquisto dell’asso portoghese sembrò quasi uno sfizio che i Rossoneri si levarono durante la sessione estiva di calciomercato. Dopo il suo sfortunatissimo esordio in Serie A nel novembre del 1993 con la Reggiana, durante il quale va in gol contro la Cremonese e si frantuma il ginocchio, Futre prosegue anche a Milano nella sua personalissima sfida con la Dea Bendata. Una delle poche sfide alla quale ha dovuto arrendersi. Infatti, riesce ad esordire soltanto all’ultima giornata, in occasione del 7-1 rifilato – guarda un po’ – sempre alla Cremonese nel giorno in cui Tassotti dice addio al calcio e Capello saluta il Milan dopo cinque anni di trionfi. Un peccato non averlo visto al top della sua forma nel nostro campionato. Davvero.

Patrick VIEIRA

Il Milan lo pesca nel Cannes, nel massimo campionato francese. Ha soltanto diciannove anni, ma è già capitano del club della Costa Azzurra ed è titolare da due. Impossibile non investire sul giovane senegalese, ma francese di adozione, la cifra di sette miliardi. Lo acquistano per farlo crescere all’ombra di Desailly, ma il giovane Vieira riesce a vedere il campo soltanto in due occasioni: Capello lo lancia titolare nel vittorioso match di Piacenza e lo schiera titolare nel doppio confronto in Coppa UEFA contro il Bordeaux, durante il quale i francesi s’impongono al ritorno con una clamorosa rimonta. Non si guadagna i favori di dirigenti e tecnici e quando Wenger bussa alla porta del Milan, bastano quattro milioni e mezzo di sterline per imbarcarlo verso Londra e salutarlo – lì per lì – senza rimpianti. Che si materializzano di lì a poco.